Solo una Chiesa coraggiosa può cambiare il mondo
Gli Atti insegnano. Negli Atti si parla di una Chiesa che, pur non perfetta, non ha paura di uscire.
Gli Atti degli apostoli: è il libro più lungo di tutto il Nuovo Testamento; 28 capitoli, centinaia di versetti. È un libro molto ampio che ci fa incontrare svariati personaggi, da Pietro a Paolo, passando per Filippo e Barnaba e molti altri ancora; è ambientato ora a Gerusalemme, poi in Samaria, ad Antiochia, in Grecia, perfino in Italia (l’ultimo capitolo, che si conclude con il soggiorno di Paolo a Roma); anche lo stile letterario è molto vario: ci sono insegnamenti, miracoli, discussioni, viaggi, addii…
Noi abbiamo fatto solo qualche assaggio in questa rubrica, sei in tutto: mi auguro che siano stati gustosi e che ciascuno senta il desiderio di continuare a leggere questo libro per conto suo o insieme con altri (posso fare pubblicità? Ci saranno incontri sugli Atti in varie parti della Diocesi, nel prossimo anno pastorale).
Questo grande affresco è merito dell’evangelista Luca, che dopo aver scritto il Vangelo ha pensato che fosse opportuno parlare un po’ anche della Chiesa. Non ha stilato un manuale di ecclesiologia, in cui riflettere con ordine sulle dimensioni costitutive della comunità credente. Non ha redatto una cronistoria completa, in cui riportare fedelmente ogni luogo e data. Ha scelto invece di scrivere per noi un racconto in cui si intrecciano le vicende dei primi credenti, la vita delle prime comunità; o meglio: di alcuni credenti, di alcune comunità.
Guardando al libro degli Atti nel suo insieme, ci accorgiamo che il progetto è chiaro fin dall’inizio; Gesù risorto, prima di salire al cielo (è il brano che abbiamo ascoltato il giorno dell’Ascensione), ha detto ai suoi apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Quando papa Francesco dice che vuole una Chiesa in uscita, non sta dicendo nessuna novità: è esattamente la Chiesa immaginata da Gesù.
Tutto il libro degli Atti ci racconta proprio del cammino non facile di persone continuamente invitate ad uscire: dal cenacolo verso la città, da Gerusalemme verso i confini della terra, dal mondo ebraico verso il mondo dei pagani. Ogni volta che è uscita, la Chiesa ha incontrato nuove difficoltà; ma è anche sempre cresciuta.
Il libro degli Atti non ci racconta di una Chiesa perfetta; per carità: ci sono pagine dorate, come quella in cui tutti condividevano ogni cosa; ma anche pagine tristi, come quando Anania e Saffira sono riusciti a imbrogliare tutti, fuorché Pietro. Ci sono passaggi facili e altri complicati.
Ma sempre c’è una Chiesa coraggiosa, che non ha paura di uscire, di provare nuove vie. Per questo mi piace concludere con una riflessione di Carlo Maria Martini, tratta dalle Conversazioni notturne a Gerusalemme, che riassume bene il volto di Chiesa che emerge dal libro degli Atti. Ci dice uno stile, che è particolarmente interessante se pensiamo al Sinodo sui giovani e al discernimento vocazionale (del prossimo ottobre), oppure alle molte scelte che dobbiamo fare nelle nostre comunità, pur senza avere la certezza su tutto.
«Chi non prende decisioni – dice Martini – si lascia sfuggire la vita. Questo, al giorno d’oggi, è il pericolo più grande. In confronto, il rischio di prendere una decisione sbagliata che andrà corretta è assai inferiore. Chi ha coraggio rischia di sbagliare. Ma la cosa più importante è che solo gli audaci cambiano il mondo rendendolo migliore».
don Carlo Broccardo