La storia di Dimitry. Parrocchia e vita... vanno d’accordo!
Spesso si rischia di relegare il servizio a una breve parentesi, poi si sparisce
La macchina del Grestyle, la formazione diocesana degli animatori dei grest, è ripartita a inizio ottobre e i due week-end – a Cittadella (18-19 aprile) e in seminario minore (9-10 maggio) – sono già in fase di progettazione (www.giovanipadova.it/formazione-grest/). L’ufficio di Pastorale dei giovani, insieme a Noi Padova, cura da ormai quattro anni questa proposta per le parrocchie.
All’inizio di ogni anno pastorale dedichiamo un fine settimana alla formazione dello staff, una trentina di animatori tra 19 e 32 anni. Insieme a Giorgio Pusceddu, collaboratore dell’ufficio, scegliamo un tema formativo che sentiamo utile per i nostri ragazzi, a partire da domande o situazioni che osserviamo lavorando al loro fianco. È uno sforzo anche economico, in quanto chiediamo l’aiuto di persone competenti: lo scorso novembre abbiamo lavorato sul tema della gestione del conflitto, per migliorare il lavoro di equipe, comporre le immancabili frizioni e per crescere nel clima di collaborazione e stima reciproca.
Resta il fatto che l’investimento migliore sono… gli stessi giovani che compongono lo staff! Alcuni di loro hanno collaborato fin dagli albori del progetto e, accanto ai fisiologici avvicendamenti, è bello vederli crescere in questi anni, come educatori e anche nella loro vita: alcuni si sono laureati, altri hanno iniziato a lavorare, altri ancora hanno trovato la loro strada.
Tra questi, penso a Dimitry, il più grande del gruppo, che è un… investimento davvero fruttuoso! Al primo incontro, a inizio ottobre, Dimitry ha annunciato allo staff la bella notizia che nei prossimi mesi diventerà papà: è scoppiato un boato che aveva il tenore dell’urlo da stadio e un po’ goliardico per i ragazzi e la gioia più dolce e partecipe per le ragazze.
Mi sono commosso quella sera davanti a quella scena così semplice eppure così intrisa di vita e di amicizia, pensando che molti di loro avevano conosciuto Dimitry come “il moroso di Federica”, avevano partecipato al loro matrimonio l’anno scorso e ora si sentivano talmente di famiglia da dire: «Siamo tutti zii»!
Mi sembra che una scena simile valga più di tante parole sulla fraternità. E mi auguro che la forza di un esempio così bello abbia, come dicevano gli antichi, una forza di attrazione (exempla trahunt) di fronte a scelte di vita che oggi appaiono controcorrente.
Dimitry, in accordo con sua moglie, ha scelto di continuare a far parte dello staff e il suo continuare a esserci, nonostante i ritmi lavorativi, i preparativi al matrimonio e ora la prospettiva della paternità, è già una testimonianza per i più giovani. Spesso invece si rischia di relegare il servizio in parrocchia a una (breve) stagione della vita e, come diminuiscono le foglie sugli alberi man mano che ci si inoltra nell’autunno, così spariscono anche i giovani nelle nostre parrocchie. Certo il lavoro, la vita a due, la famiglia spesso impongono scelte e sacrosante priorità. Ma non può essere la laurea a segnare la dead line della presenza nella comunità.
Ripropongo ancora una volta la questione dell’età degli educatori nelle nostre parrocchie. Tra urgenze e vuoti da colmare, rischiano di produrre corti circuiti che bruciano persone e caricano di eccessive responsabilità spalle ancora troppo leggere. Senza dimenticare che impegni intermittenti o a corta gittata rischiano di deludere e allontanare chi, come spesso gli adolescenti, viene a gruppo proprio perché c’è quell’animatore lì.