Un documento che aiuta tutti. Il compito educativo, preso sul serio, coinvolge davvero tutti
Ottimi i i documenti proposti alle scuole dal Ministero sul tema attualissimo dei profughi dell’Ucraina.
Complimenti. Viene da dirlo per sottolineare il lavoro del Ministero dell’Istruzione dopo aver letto i documenti proposti alle scuole sul tema attualissimo dei profughi dell’Ucraina.
Da Viale Trastevere, infatti, e in particolare dal Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione, sono stati inviati agli istituti scolastici alcuni “contributi alla riflessione pedagogica e didattica delle scuole”, corredati da “spunti” più operative e insieme una sitografia di aiuto per orientarsi sull’argomento.
Si tratta di una vera e propria operazione di supporto all’operatività dei chi sta in prima linea, nelle aule e non solo, nella prospettiva di una scuola inclusiva e capace di accoglienza, senza perdere di vista la centralità degli allievi e in particolare dei più piccoli che si trovano nella condizione di profughi e di massima incertezza. Nello stesso tempo, la nota del capo Dipartimento – Stefano Versari – è un’occasione significativa per ripercorrere il senso e le intenzionalità della nostra istituzione scolastica, messa alla prova una volta di più nell’attuale tempo di emergenza. Punto di partenza è il richiamo costante “al diritto-dovere all’istruzione di tutti i minori”, così come quello alla centralità dell’apprendimento linguistico, al coinvolgimento delle famiglie, alla dimensione della partecipazione e quella interculturale del curricolo.
La riflessione parte da qui, consapevole però di dover adattare quelli che paiono slogan a situazioni storiche concrete – ed è questo che avviene davvero nelle scuole – come quella che si riferisce oggi alla crisi ucraina.
“L’afflusso di profughi dall’Ucraina è caratterizzato, al momento, da tre elementi principali – scrive il Ministero – : drammaticità della situazione a fondamento della fuga; repentinità (alcuni milioni di profughi in una ventina di giorni); temporaneità dell’esodo (almeno in termini di speranza personale)” Di conseguenza ecco i suggerimenti di “tre distinte scansioni temporali per l’agire delle scuole: – una prima fase di ‘tempo lento per l’accoglienza’, fino alla conclusione di questo anno scolastico, volta primariamente alla ricomposizione di gruppi di socializzazione, all’acquisizione di prime competenze comunicative in italiano, all’affronto dei traumi e, per quanto possibile, a dar continuità ai percorsi di istruzione interrotti; – una seconda fase di ‘consolidamento e rafforzamento’, anche con la collaborazione delle comunità territoriali, mediante patti di comunità, nel periodo estivo; – una terza fase di ‘integrazione scolastica’, nell’a.s.2022/2023, con modalità diversificate in relazione ai contesti particolari e alle condizioni generali che si realizzeranno, al momento ancora in gran parte ignote”.
Ci sono moltissimi altri passaggi degni di nota nel documento ministeriale, così come interessanti sono gli spunti operativi e i suggerimenti per una “pedagogia della scala”, cioè per interventi graduati e progressivi capaci di coinvolgere tanti soggetti educativi.
Non è questa la sede per entrare nel merito, o andare oltre. Vale però la pena di sottolineare lo sforzo pregevole che viene dal Ministero, non di rado inteso come entità astratta e burocratica che complica piuttosto che aiutare l’attività di chi è sulla prima linea dell’educazione scolastica. Se serviva una smentita, eccola. A conferma che il compito educativo, preso sul serio, coinvolge davvero tutti, anche quegli uffici che si tende a pensare polverosi e lontani e invece, spesso dietro le quinte, operano in modo prezioso e anche con quella lucidità necessaria che talvolta, proprio in prima linea e per mille validissimi motivi, rischia di difettare.