Scuola in estate, tra opportunità e difficoltà. E il rischio che non sia per tutti
La dirigente del liceo scientifico Newton di Roma al lavoro dopo aver letto la nota ministeriale. “Stiamo iniziando a ragionare: per le superiori, c'è il rischio che aderiscano pochi studenti, ma anche solo per loro qualcosa andrà fatto. Impossibile però fare attività nella aule caldissime. E per la segreteria sarà un lavoro duro. C'è il rischio che qualche scuola non ce la faccia”
Per la scuola italiana, arriva una nuova sfida: come la affronterà, è tutto da vedere. Il “Piano Estate”, pubblicato ieri dal ministero dell'Istruzione e comunicato ai dirigenti scolastici tramite nota dedicata, non è più solo un annuncio: con la messa on line del sito dedicato e l'attivazione dell'help desk per le scuole, l'impegno del ministro Bianchi diventa progetto, pronto a concretizzarsi, grazie alle risorse stanziate. 150 milioni di euro dal dl Sostegni, che saranno subito distribuiti alle scuole (circa 18 milioni ciascuna) e a cui potranno aggiungersi, su richiesta delle scuole tramite partecipazione al bando, quelle europee del Pon (300 milioni) e altri 40 milioni derivanti dal fondo per l'ampliamento dell'offerta formativa e il contrasto della povertà educativa, che saranno assegnati alle istituzioni scolastiche in funzione delle tipologie di progetti da attivare.
Risorse importanti, quindi, messe a disposizione delle scuole per garantire ai loro studenti un'attività non strettamente didattica, che restituisca loro ciò che quest'anno di più è mancato: la socialità, innanzitutto, il protagonismo, la possibilità di coltivare le proprie capacità e di esplorare nuovi ambiti espressivi.
La domanda è però: riusciranno le scuole, in particolare i dirigenti e le amministrazioni, per lo più provate da un anno scolastico complesso e faticoso, a cogliere questa opportunità, con tutti gli adempimenti che essa comporta, in tempi utili perché l'offerta sia in grado di soddisfare un bisogno che certamente esiste? Lo abbiamo chiesto a Cristina Costarelli, dirigente del liceo scientifico Newton di Roma.
Come avete accolto la notizia e la nota del ministero?
Ce l'aspettavamo, era nell'aria da tempo. Ora, con la circolare in mano, da ieri abbiamo iniziato a ragionare più concretamente. Per le scuole superiori, è da valutare e verificare innanzitutto l'interesse degli studenti. Per il primo ciclo, penso che il Piano estate avrà un'ottima adesione, perché le famiglie di quegli studenti hanno forte l'esigenza di un posto in cui far passare l'estate ai propri figli e normalmente si rivolgono ai centri estivi. Questo Piano permette di fruirne in modo gratuito. Diversamente, per le scuole superiori è più difficile capire che taglio dare: la parte riguardante il recupero delle competenze è sempre stata fatta, anche con altri fondi. Quella su cui dobbiamo ragionare con più attenzione è la parte riguardante la socialità. Prima di tutto, farò una ricognizione per capire quanti ragazzi aderirebbero e quali attività possano interessarli: molti potrebbero anche non essere contenti di stare ancora a scuola, dopo l'anno faticoso che stanno vivendo.
Quali difficoltà pensa di riscontrare?
Certamente il problema degli spazi: gli ambienti interni non sono adatti alle attività estive, le aule sono invivibili. Ma la maggior parte delle scuole non ha spazi esterni, tutt'al più cortiletti roventi. Il primo problema è quindi quello dei locali e della loro abitabilità. C'è poi da reperire il personale: i fondi possono essere destinati sia per i docenti sia per trovare personale esterno, anche tra le associazioni del terzo settore. Farò una ricognizione sulla disponibilità dei docenti, che però sono provati e stanchi dopo l'anno vissuto e non credo che, anche se a pagamento, abbiano intenzione di impegnarsi nei mesi estivi. Valuteremo quindi le risorse esterne. Prima di mettere in moto la macchina, credo che le scuole debbano innanzitutto fare questa doppia ricognizione: sui fruitori e sui docenti. L'altra difficoltà è quella amministrativa della gestione dei fondi, che provengono da tre capitoli diversi: il decreto sostegni, il Pon e la ex legge 440 per le emergenze educative. Alle segreterie sarà richiesto uno sforzo importante, in un momento in cui saranno a regime ridotto, per la scadenza dei contratti a tempo determinato.
C'è il rischio che alcune scuole si tirino indietro, rinunciando ai fondi? E che si creino quindi delle diseguaglianze tra studenti che potranno fruire di questo servizio e altri che invece non potranno beneficiarne?
Il rischio di diseguaglianze sulla carta c'è, ma nella realtà credo che tutte le scuole siano consapevoli di non poter lasciare scivolare un'opportunità così importante per i loro ragazzi. Qualcuna potrebbe non riuscirci, ma penso che tutte ci proveranno. Faranno forse più fatica quelle del centro, che hanno ambienti più vecchi e sono lontane da spazi aperti come parchi e giardini. Forse quelle in periferia potranno più facilmente sfruttare aree verdi e ritengo che questo sarà un aspetto fondamentale, perché non si può pensare di tenere i ragazzi a socializzare nelle aule a luglio.
Chiara Ludovisi