Quirinale, concluso “positivamente” il secondo giro di consultazioni. Fico: “dialogo tra M5S e PD è avviato”
Non ci saranno proroghe, come pure qualcuno aveva ipotizzato alla vigilia. E' il presidente della Repubblica che ha la responsabilità costituzionale di gestire la formazione del nuovo governo.
E adesso la palla è tutta nel campo dei due partiti sotto i riflettori, protagonisti di un dialogo che si svolge anche al loro interno, come ha sottolineato lo stesso Fico nella sua dichiarazione
“Il dialogo tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico è avviato”. Le parole del presidente della Camera al termine del colloquio con il Capo dello Stato vanno prese per quello che sono. Niente di più e niente di meno. In questo dialogo sta quello che Roberto Fico ha definito “esito positivo” del suo incarico. Del resto il suo era un “mandato esplorativo”, non aveva l’obiettivo immediato di far nascere un governo. E tale mandato, ha precisato il presidente della Camera, “si conclude oggi”. Non ci saranno proroghe, come pure qualcuno aveva ipotizzato alla vigilia. E’ il presidente della Repubblica che ha la responsabilità costituzionale di gestire la formazione del nuovo governo. E adesso la palla è tutta nel campo dei due partiti sotto i riflettori, protagonisti di un dialogo che si svolge anche al loro interno, come ha sottolineato lo stesso Fico nella sua dichiarazione. Soprattutto al loro interno, verrebbe da dire, perché per M5S e Pd il fatto stesso di avviare una trattativa è un problema politico di enorme rilevanza. Un passaggio che allo stato delle cose appare particolarmente difficile per il Pd. Non a caso Fico ha ricordato esplicitamente la riunione di direzione del Partito Democratico, convocata per il 3 maggio. Sono stati fatti dei passi in avanti, ma restano le differenze, decideremo in direzione: questo, in sintesi, aveva affermato il reggente del Pd, Maurizio Martina, dopo aver incontrato in mattinata l’”esploratore” del Quirinale. Anche Luigi Di Maio deve far digerire ai suoi la prospettiva del dialogo con un partito percepito finora come un avversario da combattere. “Siamo al 32%, non siamo autonomi e stiamo cercando di portare un buon contratto al rialzo, non al ribasso”, aveva spiegato dopo l’incontro con Fico, ultimo atto del mandato esplorativo di quest’ultimo, prima di salire al Colle per riferire al Capo dello Stato.
La strada che porta alla formazione del nuovo governo, insomma, è ancora lunga e piena di insidie. E mentre si guarda con attenzione al voto di domenica in Friuli-Venezia Giulia, è del tutto evidente che bisognerà aspettare almeno le decisioni del Pd per sapere se il dialogo avviato potrà concretamente procedere e a quali condizioni. E anche se il dialogo dovesse decollare – il che al momento è ancora tutto da dimostrare – la costruzione effettiva del governo sarà un’impresa ardua e richiederà probabilmente anche ulteriori passaggi politici.
Che il cammino sia irto di difficoltà lo sanno bene i tutti i protagonisti sulla scena, compreso Matteo Salvini che al M5S manda a dire: “Se gli andasse male come penso, io ci sono”. Sta di fatto, però, che quando tutti gli spazi sembravano chiudersi e il secondo mandato esplorativo affidato da Sergio Mattarella sembrava quasi un atto dovuto, la situazione si è rimessa in moto. La paziente tenacia del Capo dello Stato è una risorsa preziosa per il nostro Paese.