Il patto di cittadinanza: come ricostruire il dialogo nei conflitti. Il ruolo chiave del Centro di giustizia riparativa e mediazione

Il Centro di giustizia riparativa e di mediazione di Padova, attivo dal 2018, gestisce un numero crescente di casi penali, sociali e scolastici. Grazie a mediatori professionisti e volontari, il servizio gratuito favorisce il dialogo tra le parti in conflitto, coinvolgendo vittime, autori di reato e comunità.I dati del Comune di Padova, aggiornati al 2024, evidenziano che il Centro ha trattato nell’ambito sociale 259 casi, passando dai 21 iniziali del 2018 a un picco di 71 durante il periodo Covid.

Il patto di cittadinanza: come ricostruire il dialogo nei conflitti. Il ruolo chiave del Centro di giustizia riparativa e mediazione

È in costante crescita il numero di casi penali, sociali e scolastici presi in carico dal Centro di giustizia riparativa e di mediazione del Comune di Padova gestito in co-progettazione con la cooperativa La Ginestra. Un servizio gratuito rivolto a tutti i cittadini che si trovano in situazioni di conflitto: L’obiettivo è promuovere il dialogo, l’ascolto e ristorare il cosiddetto patto di cittadinanza con la comunità, leso da un conflitto che può derivare dall’ambito sociale, scolastico o penale nel caso di un fatto di reato.

Attivo dal 2018, il Centro si avvale di mediatrici e mediatori penali, sociali e scolastici professionisti iscritti nelle liste ministeriali dei mediatori penali nonché di volontari e giovani in tirocinio. Il servizio è gratuito e offre ascolto nella gestione dei conflitti, nelle tre aree d’azione della cooperativa: area penale (conflitti tra vittime, autori di reato e comunità), area sociale (conflitti tra vicini, familiari, parenti e conoscenti) e area scolastica (conflitti tra studenti, insegnanti e genitori).

«Il nostro Centro – spiega Giulia Baldissera, referente dell’area penale de La Ginestra – ha una convenzione con il Comune di Padova per la gestione del Centro di giustizia riparativa e di mediazione in co-progettazione ai sensi dell'art. 55 del Dlgs. n. 117/2017 e successive modificazioni e integrazioni, infatti con la determinazione dirigenziale n. 2024/78/0072 del 12.03.2024 è stato individuato l'Ets La Ginestra quale soggetto del Terzo settore per lo svolgimento di attività di giustizia riparativa e di mediazione, ammettendo contestualmente l’Ente ai tavoli di co-progettazione».

I dati del Comune di Padova, aggiornati al 2024, evidenziano che il Centro ha trattato nell’ambito sociale 259 casi, passando dai 21 iniziali del 2018 a un picco di 71 durante il periodo Covid, segnalazioni provenienti dalla Polizia locale con cui il Centro ha un protocollo, nell’ambito penale numerosi i casi trattati e provenienti da tutti i Tribunali del Veneto, nel solo periodo 2024 sono stati trattati 51 casi penali comprensivi anche di segnalazioni dell’Uepe di Padova e Rovigo (fino a maggio 2024) con cui il Centro ha un protocollo e già nel 2025 dal Tribunale di Padova sono 7 nel solo gennaio le segnalazioni pervenute, nell’area scolastica moltissime le scuole aderenti alle sensibilizzazioni, alle formazioni sulla mediazione dei conflitti e i casi segnalati e gestiti dai mediatori di conflitto scolastico.

«Per chiarire meglio l’attività del Centro – prosegue Baldissera – si deve distinguere in base al conflitto se penale, sociale o scolastico. Infatti, nel penale ci vuole la segnalazione di un giudice che invii le parti al nostro Centro, nel caso in cui ci sia un procedimento penale in corso o nella fase di esecuzione, e poi noi attiviamo il percorso, anche se può accadere che le parti vi accedono dopo anni quando le persone hanno già terminato la loro pena e in quel caso possono contattarci direttamente; dopo l’invio da parte del giudice contattiamo le persone – informando sempre gli avvocati – e li invitiamo a essere ascoltati se lo vogliono sul fatto di reato che li coinvolge, per ascoltarli e accogliere anche l’indicibile. Se invece il conflitto è sociale allora ci arriva la segnalazione da parte della Polizia locale e noi provvederemo a contattare le persone e invitarle a essere ascoltate sulla loro vicenda di conflitto. Viceversa nel caso di una situazione scolastica contattiamo i docenti, i ragazzi coinvolti e talvolta i genitori andando nelle scuole a fare i colloqui».

La procedura è sempre la stessa per tutti i conflitti: «Organizziamo colloqui individuali con ciascuno – aggiunge Baldissera – sempre che accettino di partecipare. È fondamentale che ogni persona scelga volontariamente di aderire al percorso di giustizia riparativa. Un altro principio essenziale del nostro lavoro è la confidenzialità: tutto ciò che viene detto durante i colloqui preliminari e nelle fasi successive della mediazione rimane strettamente confidenziale. Questo approccio facilita la ricomposizione dei conflitti, che dalla nostra esperienza, soprattutto nelle aree sociale e scolastica, sono spesso il risultato di incomprensioni dovute a una comunicazione errata tra le parti e /o da due desideri opposti e inconciliabili».

Tra gli strumenti utilizzati dal Centro ci sono: il colloquio preliminare, l’incontro di mediazione specifico tra vittima e reo, l’incontro di mediazione aspecifico tra vittima e autore, la lettera e il dialogo riparativo. Nel corso degli anni, il Centro si è occupato anche di conflitti emersi in quartieri della città, dove situazioni di degrado rendevano difficile la vita quotidiana dei residenti. Grazie al lavoro dei mediatori, è stato possibile avviare il dialogo tra le parti e raggiungere forme di riparazione condivise tra i residenti e gruppi che, con la loro presenza e le loro attività, rendevano difficile la convivenza.

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