Il Libano d’oro è al collasso. Il Paese mediorientale è ormai diventato una polveriera sociale
C’era una volta il “paese dei cedri”, la Svizzera del Medio Oriente. Poi l’incubo della guerra civile (1975-90) e lo spettro del massacro nei campi palestinesi di Sabra e Shatila o della guerra, come nel 2006 con l’esercito della stella di Davide. Quindi l’ingombrante presenza della Siria e l’ascesa di Hezbollah (il “partito di Dio” collegato all’Iran).
Oggi il Libano sembra assomigliare, invece, al Venezuela. Senza governo da sette mesi, con Beirut in macerie dopo l’esplosione nel porto che il 4 agosto scorso è costata la vita a più di 200 persone con almeno 7 mila feriti. Ma soprattutto è una polveriera sociale, sull’orlo della catastrofe economica, in un quadrante geo-politico esplosivo.Il 17 ottobre 2019 era già scoppiata la rivolta kullun ya’nee kullun (“Tutti vuol dire tutti”) contro il Governo di Hassan Diab. In Libano, il potere è frutto di un complicato...