Via Crucis. Un “aiuto” per fare memoria delle ultime ore della vita terrena di Gesù. Per riaffermare l’adesione al Maestro
Ha radici lontane e ha attraversato i secoli. La Via Crucis, come un singolare “pellegrinaggio” ci aiuta, specie nei venerdì di Quaresima, a far memoria delle ultime ore della vita terrena di Gesù.
La Chiesa è consapevole che nell’Eucaristia il Signore le ha lasciato la memoria del corpo spezzato e del sangue versato sul Golgota. Ma essa ama anche la memoria storica dei luoghi dove Cristo ha sofferto, le vie e le pietre bagnate dal suo sudore e dal suo sangue. Così, in comunità o personalmente, il credente ricorda con amore la Passione del Signore.
La Via Crucis, nel senso attuale del termine, risale al Medioevo inoltrato. San Bernardo di Chiaravalle, san Francesco d’Assisi e san Bonaventura da Bagnoregio, per la loro devozione, affettuosa e partecipe, prepararono il terreno su cui sorgerà il pio esercizio. Nel suo complesso iter di formazione, la Via Crucis raccoglie e mette assieme tre devozioni popolari: la devozione delle “cadute di Cristo” sotto la croce; quella dei “cammini dolorosi” compiuti da Gesù durante la passione e le “stazioni”, ossia i momenti in cui Gesù ha dovuto fermarsi perché stremato dalla fatica o dai carnefici. Solo nel 18° secolo trova la forma attuale con le stesse 14 stazioni disposte nell’ordine tradizionale e viene propagata efficacemente da san Leonardo da Porto Maurizio.
Partecipando alla Via Crucis, ogni discepolo di Gesù intende riaffermare la propria adesione al Maestro: per portare la croce con lui, come il Cireneo; per partecipare ai suoi sentimenti più profondi, come la Veronica; per restare presso la Croce di Cristo, come la Madre e il discepolo, e lì accogliere con essi la Parola che salva, il Sangue che purifica, lo Spirito che dà la vita.
don Nicola Tonello
direttore spirituale del seminario e rettore della chiesa del corpus domini