Vescovo e dirigenti scolastici. Ampia partecipazione all'incontro. Educare, uno dei verbi della carità. Da riscoprire
Ampia partecipazione al tradizionale incontro, che anche quest’anno si è svolto on line. Mons. Cipolla ha evidenziato la necessità di un patto educativo locale tra i diversi attori dell’educazione
Si è svolto ancora una volta on line l’incontro tra il vescovo Claudio e i dirigenti scolastici del territorio diocesano, promosso dall’ufficio diocesano di Pastorale dell’educazione e della scuola, a poco più di un mese dalla conclusione di un anno scolastico – il secondo in realtà – affaticato dalle conseguenze generate dalla pandemia: chiusure a singhiozzo, didattica a distanza, paure e insicurezze... L’ampia partecipazione, con la presenza dei due dirigenti scolastici territoriali di Padova (Roberto Natale) e di Vicenza (Carlo Alberto Formaggio), e di una sessantina di altri dirigenti di scuole, ha dato voce alla necessità di incontro, di ascolto, di condivisione. «Abbiamo bisogno di ritrovarci e di ritrovarci insieme» è stato il leit motiv degli interventi dei dirigenti, con tutto il portato del disagio dei ragazzi, ma anche di molti insegnanti destabilizzati dalla pandemia. Se, infatti, tra gli studenti c’è stata perdita di motivazione all’impegno scolastico, non sono rare neppure le situazioni di problematiche psicologiche e relazionali a carico degli insegnanti. Senza dimenticare l’altra componente fondamentale di un “sistema” formativo: i genitori, impreparati di fronte a nuove e inedite dinamiche nel comportamento dei figli.
Ecco che l’occasione di vedersi anche attraverso un monitor e condividere paure, timori, impegni e responsabilità è stata accolta con favore. Il vescovo Claudio ha fatto convergere la riflessione sul grande tema dell’educazione e sulle possibili strade da percorrere a partire dalle indicazioni che sono arrivate da papa Francesco: la necessità e l’invito a sottoscrivere «un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che coinvolgesse le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare “persone mature”», finalizzato a contrastare le povertà educative. «C’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo» ha sottolineato mons. Cipolla ricalcando le parole del pontefice e quel grido accorato di attenzione ai rischi per i giovani di oggi: solitudine e sfiducia che portano a depressione, dipendenze, aggressività, odio verbale e fenomeni di violenza e bullismo, finanche a situazioni estreme tragiche, come è accaduto recentemente anche nel nostro territorio.
Ecco che il verbo chiave “deve” essere “educare”, quell’“infinito presente”, come recita il titolo del sussidio per la pastorale scolastica, emanato dalla Commissione per l’educazione e la scuola della Cei, e illustrato durante l’incontro da Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università.
«Il verbo educare va riscoperto – ha sottolineato il vescovo Claudio – come uno dei verbi della carità» e, rilanciando il patto educativo globale evocato da papa Francesco ha aggiunto: «Come vescovo di questa Chiesa locale sento la necessità che tra i diversi attori dell’educazione si generi un vero e proprio patto educativo “locale” segno del comune impegno a contrastare, se non a debellare, queste forme di “male di vivere”, che spesso riguardano anche i nostri adolescenti e che agiscono in modo latente, ultimamente acuite dal rarefarsi delle relazioni».
Come? Mettendo a fuoco la centralità dell’esperienza educativa; prendendoci a cuore le relazioni con i vari soggetti dediti all’educazione, perché il confronto è sempre generativo e stimola a progettare insieme; attivando dinamiche di ascolto e dialogo a tutti i livelli (dirigenti, docenti, personale amministrativo e ausiliario…); dialogando tra scuole statali e paritarie per implementare e condividere buone prassi; valorizzando lo specifico degli insegnanti di religione e la preziosa esperienza del sostegno scolastico pomeridiano che già vede delle reti virtuose tra scuola e Chiesa nelle sue diverse espressioni.
Una delle possibilità già percorribili – ha ricordato il vescovo – è rappresentata dai “patti educativi di comunità”, che mirano «a un coinvolgimento del territorio nella sua complessità, a favore di percorsi di comune responsabilità»; su questa strada si potrebbe davvero arrivare a costruire un “villaggio educativo”.