Competenze digitali. Una ricerca sulla capacità degli studenti di raccogliere, gestire, valutare e condividere le informazioni digitali
Misurare le capacità dei nostri studenti sull’utilizzo consapevole e corretto dei sistemi informatici non solo fornisce indicazioni utili a livello statistico, ma soprattutto rinforza l’importanza dell’educazione anche rispetto ai temi digitali
Icils. E’ un acronimo che indica una ricerca internazionale sulle competenze digitali (International Computer and Information Literacy Study). L’indagine è promossa dalla “Iea”, associazione internazionale che si occupa di valutare i risultati educativi, si svolge ogni cinque anni e misura le competenze digitali degli alunni e delle alunne di terza media di una trentina di Paesi nel mondo. Competenze necessarie per partecipare efficacemente alla vita sociale. In particolare, sono indagate le capacità degli studenti di raccogliere, gestire, valutare e condividere le informazioni digitali, nonché la loro comprensione delle questioni relative all’uso sicuro e responsabile delle informazioni elettroniche.
Due sono gli aspetti indagati: da un lato la capacità di utilizzare il computer per raccogliere e gestire informazioni (Cil, cioè Computer and information literacy), dall’altro quella di capire come i computer possono aiutarci ad affrontare a risolvere dei problemi (si tratta del cosiddetto “pensiero computazionale”, Ct).
E’ evidente come sia importante una rilevazione del genere nel contesto generale contemporaneo, nel quale gli strumenti informatici occupano un posto di grande rilievo e soprattutto la pervasività di Internet – legato all’utilizzo dei pc, come degli altri device, a cominciare senz’altro dagli smartphone – crea non poche problematiche. Si pensi, ad esempio, a tutto l’ambito dell’informazione, alle tematiche legate alle cosiddette “fake news”, così come al problema più generale della attendibilità e della verifica delle fonti.
Ora, misurare le capacità dei nostri studenti in ordine all’utilizzo consapevole e corretto dei sistemi informatici non solo fornisce indicazioni utili a livello statistico – e qui la ricerca nota tra l’altro una buona collocazione degli studenti italiani nei confronti di quelli degli altri Paesi – ma soprattutto rinforza l’importanza dell’educazione anche rispetto ai temi digitali. Per di più in un momento in cui si discute dei danni prodotti da un uso incontrollato in particolare degli smartphone, con l’invadenza dei social, da parte dei minori.
La ricerca Icils vale dunque, ancora prima dei suoi risultati, per ribadire la necessità di guardare al mondo digitale con un occhio attento e una preoccupazione educativa, non solo da parte del mondo della scuola.
I risultati sono per certi versi confortanti e premiano gli sforzi già in atto nel nostro Paese. Gli studenti italiani, infatti, per quanto riguarda la scala Cil (cioè la capacità di raccogliere e gestire informazioni) raggiungono un punteggio medio di 491 punti, superiore alla media internazionale (476), e in linea con la media europea e con Paesi come Spagna e Francia. Anche sulla scala Ct (il “pensiero computazionale”) gli italiani si fanno valere con 482 punti (la media internazionale è 483)
Sempre i dati restituiscono maggiori valori alle ragazze e insieme ribadiscono la strutturale disparità in Italia tra Nord e Sud (in particolare Basilicata, Calabria. Sicilia e Sardegna, con solo 440 punti Cil: al Nord Ovest sono 511; la disparità vale anche sulla scala Ct).
Da considerare anche una vasta percentuale (il 46% degli studenti), che non raggiunge il livello minimo di competenze digitali. E anche in questo caso Sud e Isole soffrono di più.
Una sorpresa: cosa “pesa” di più nel miglioramento delle competenze digitali? I libri. Tra i diversi fattori misurati proprio la presenza di libri in famiglia incide maggiormente nel migliorare le performances degli studenti.