Un mese in preghiera per e con i lavoratori: il pellegrinaggio del vescovo Claudio nei santuari della Diocesi
Il vescovo Claudio sta compiendo un pellegrinaggio in alcuni santuari della Diocesi, per affidare al Signore – per intercessione di Maria – le lavoratrici e i lavoratori in prima linea nell’emergenza sanitaria o che stanno vivendo un momento di particolare difficoltà
In pellegrinaggio. Per i lavoratori, ma soprattutto con loro. Il vescovo Claudio ha voluto in questo mese di maggio, a nome di tutta la Chiesa di Padova, mettersi in cammino e – toccando chiese e santuari mariani della Diocesi – affidare al Signore, per intercessione di Maria, lavoratori e ambiti professionali in prima linea nell’emergenza sanitaria o che vivono situazioni drammatiche a causa del Covid 19.
«I santuari ci richiamano l’esperienza di fede del passato – ha sottolineato don Claudio al Torresino, tappa del suo pellegrinaggio di preghiera – Ecco perché a metà marzo sono voluto andare al Carmine, dove è venerata la Madonna dei Lumini, che ricorda la liberazione della città dalla peste del 1576. I cristiani, attraverso Maria, si sono rivolti a Dio certo per invocare la sua protezione, ma soprattutto per imparare da Lui a reggere nelle situazioni più difficili. Il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, mi sono recato alla cappella degli Scrovegni, dedicata in origine a Santa Maria della carità. Ed è proprio la carità, l’amore del Signore nei nostri confronti, il grande annuncio di ogni tempo. È ciò di cui ancora abbiamo bisogno per essere forti, per combattere, per poterci impegnare e dedicare gli uni agli altri».
Già nel messaggio per la festa del Primo maggio, il vescovo Claudio ha evidenziato come la preghiera del rosario – nel mese che la tradizione popolare dedica a Maria – possa essere l’occasione per «invocare lo Spirito Santo, ricordando il mondo del lavoro così necessario e vitale. Maria è immagine del cristiano che accoglie Dio Padre per fargli spazio nella vita. Della vita degli uomini fanno parte il lavoro, l’intelligenza umana, la scienza, la capacità di organizzarsi e di guardare al futuro, la sensibilità politica, l’amore verso il creato. Fare spazio a Dio, come Maria, è dare qualità a tutto ciò che è umano».
Il pellegrinaggio è partito il 1° maggio dall’ospedale di Schiavonia: qui il vescovo ha celebrato la messa, ricordando tutte le persone che lavorano nel mondo della sanità. Poi, mercoledì 6, è cominciata la preghiera del rosario – per e con rappresentanti dei lavoratori – nelle chiese e santuari mariani della Diocesi. La prima tappa è stata Santa Maria Addolorata del Torresino, in Padova, dove si è pregato per quanti si occupano dei trasporti di persone e cose; sabato 9, tappa alle Grazie di Este, per pregare per chi è impegnato nell’assistenza e nella cura della persona. Al mondo dell’istruzione è stata dedicata la preghiera del rosario di mercoledì 13 al santuario di Madonna Pellegrina, in Padova. E così – ogni mercoledì e sabato – fino alla fine del mese.
«La preghiera di don Claudio ha l’intendo di abbracciare tutti – evidenzia suor Francesca Fiorese, direttore dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro – Al rosario sono invitati alcuni rappresentanti del mondo del lavoro, ma nei loro volti possiamo scorgere quelli di ogni lavoratrice e lavoratore. Chi si unisce al rosario da casa è invitato a “portare” nella preghiera tutti i lavoratori, ma anche a portare il sostegno della preghiera, perché ciascuno possa davvero cambiare il proprio atteggiamento nei confronti di questo tempo. Che non possiamo cambiare, ma possiamo trasformare il nostro modo di approcciarci, dando quel più di umanità che abbiamo, ma che la normalità ha sopito dentro di noi».
Suor Francesca evidenzia come «ci siamo abituati a non utilizzare le nostre risorse più umane e abbiamo bisogno di un incentivo di divinità. Maria, a cui ci rivolgiamo nella preghiera, è una mamma che sa tirare fuori i talenti dei suoi figli, vede il bello di ciascuno, sa asciugare le lacrime, dà una pacca sulla spalla, sa spronare, sa far andare d’accordo i fratelli... Il mondo del lavoro ha bisogno di tutto questo».
E ancora: «Oggi siamo così impacciati… Sappiamo essere solidali? Sì, ma solo se abbiamo la sicurezza per farlo. Sappiamo essere coraggiosi? Sì, ma se c’è una rete di protezione. Siamo molto prudenti e oggi serve un po’ di imprudenza: una solidarietà più grande, uno scomodarsi oltre un certo limite… Possiamo farlo se, grazie alla preghiera, entriamo in noi stessi e raggiungiamo il meglio di noi. Non possiamo pensare di andare avanti sfruttando l’occasione, vivendo sulle spalle degli altri… Dobbiamo scoprire quel di più di umano che per noi cristiani è il divino che ci abita. Il mondo del lavoro ha certamente bisogno di aiuti materiali e che le attività ripartano, ma serve – con la preghiera alla Madre – guardarsi dentro per aprire un futuro, di fiducia, in questo presente».