Si festeggia san Giacomo Maggiore. Dodici le chiese padovane a lui dedicate
25 luglio: si festeggia san Giacomo "Maggiore", figlio di Zebedeo, apostolo. Dodici le chiese padovane a lui dedicate. Alla sua vita era dedicato un ciclo di affreschi del Mantegna distrutto dai bombardamenti.
San Giacomo “Maggiore” figlio di Zebedeo, così detto per distinguerlo dal “Minore” figlio di Alfeo, era uno dei Dodici, assistette con Pietro alla Trasfigurazione, alla resurrezione della figlia di Giairo e alla notte del Getsemani. Morì martire nel 42. Secondo la Legenda aurea di Jacopo da Varazze dopo la decapitazione i suoi discepoli trafugarono il corpo e lo portarono sulle coste della Galizia. Il sepolcro sarebbe stato scoperto nell’anno 830 dall'anacoreta Pelagio che ebbe una visione luminosa. Il vescovo Teodomiro, avvisato del prodigio, scoprì i resti dell'apostolo. Dopo il miracolo il luogo venne denominato Campus Stellae ("campo della stella") dal quale deriva l'attuale nome di Santiago de Compostela, capoluogo della Galizia.
Eventi miracolosi avrebbero segnato la scoperta dell’apostolo, come la sua apparizione alla guida delle truppe cristiane della reconquista nell’840, durante la battaglia di Clavijo e in altre imprese belliche successive, le cui vittorie sui musulmani gli meritarono nella fantasia popolare altomedievale il soprannome di Matamoros. La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi nel medioevo e nel 1075 fu iniziata la costruzione della grandiosa basilica a lui dedicata, meta ogni anno di milioni di pellegrini provenienti da ogni parte d'Europa e del mondo. San Giacomo è protettore di pellegrini, viandanti, cavalieri e soldati.
Sono dodici le chiese padovane a lui dedicate: Ronchi di Campanile, San Giacomo di Albignasego, San Giacomo di Monselice, Sandon, Vigorovea, Guia San Giacomo, Lusiana, Mandriola, Battaglia Terme, Fratte, Caselle de’ Ruffi e Arzercavalli.
La sua vita era raccontata nel ciclo distrutto del Mantegna nella cappella Ovetari degli Eremitani, e nella cappella della basilica del Santo, affrescata da Altichiero e Jacopo Avanzi.