Padre Christian Carlassare si affida a Maria. Il vescovo eletto di Rumbek offre alla Madonna dell'Angelo le pallottole che l'hanno ferito
Il gesto di preghiera e affidamento è previsto per il 25 luglio nella sua Piovene Rocchette dove ogni anno, la quarta domenica di luglio, la comunità religiosa e civile scioglie il voto alla Vergine. Il vescovo eletto di Rumbek, in Sud Sudan, offre alla Madonna dell’Angelo le pallottole con cui è stato colpito alle gambe nella notte del 25 aprile
A tre mesi esatti dall’attentato di cui è stato vittima in Sud Sudan, padre Christian Carlassare sale alla Madonna dell’Angelo, nella sua Piovene Rocchette, per una preghiera di ringraziamento e di affidamento del ministero che lo attende come vescovo di Rumbek e per offrire alla Regina del monte Summano le pallottole che nella notte del 25 aprile lo hanno ferito alle gambe costringendolo a rinviare l’ordinazione episcopale e il suo ingresso nella Diocesi sud sudanese.
Domenica 25 luglio alle 10 tutta la comunità religiosa e civile di Piovene scioglie, come ogni anno, il voto alla Vergine. Un gesto simbolico fortissimo che ricorda quello compiuto da papa Giovanni Paolo II a Fatima, dopo l’attentato di Alì Agca, avvenuto esattamente quarant’anni fa. Per l’occasione sarà presente anche il superiore generale dei missionari comboniani, padre Tesfaye Tadesse Gebresilasie, etiope.
La celebrazione della festa del voto in questo 2021 è presieduta dal missionario comboniano che in queste settimane continua la convalescenza in famiglia. «L’attentato mi ha fatto la grazia di fermarmi un po’ e di rimanere più in contatto con me stesso e con il Signore – ci racconta alla vigilia – Le tante incombenze possono essere un luogo di servizio: il fare per gli altri è certamente molto importante. Ma la parte migliore sta nell’essere ciò che siamo stati chiamati a essere, vivendo la nostra vocazione con autenticità. La grazia di Dio poi ci accompagna e fa sì che le parole del Vangelo si cristallizzino nella nostra vita superando i nostri limiti e paure».
Prima la nomina a vescovo, poi gli spari nella notte: fermarsi aiuta padre Christian anche a riordinare pensieri e sensazioni di un anno del tutto particolare. Così si riallacciano i fili delle relazioni con le persone e i luoghi in cui è cresciuto e ha maturato le scelte fondamentali. «Il mio legame con la Madonna dell’Angelo è forte come per tutti i piovenesi che sperimentano la presenza e la protezione di Maria nelle vicende personali e comunitarie. Quella della Madonna dell’Angelo è un’immagine presente in tutte le case del paese. Noi di Piovene siamo cresciuti salendo al santuario per la preghiera di affidamento alla Madonna alla quarta di luglio, oltre che tutti i martedì del periodo estivo. Oltre che per la preghiera, sono stati per me momenti per coltivare i vincoli di amicizia con tante persone e di appartenenza a questa comunità cristiana».
In questi mesi di “soggiorno obbligato” in Italia, il vescovo eletto di Rumbek ha anche modo di toccare con mano la vita ecclesiale in Italia e le conseguenze del Covid, e c’è qualcosa dell’Africa che forse possiamo fare nostro: «Mi piace pensare all’Africa come a un grande polmone spirituale che ci fa respirare e superare le asfissie dell’interesse personale, del successo a ogni costo, del vincere sempre, che ci chiudono dentro i nostri piccoli recinti. Questo tempo ci fa riscoprire e valorizzare l’appartenenza comune di tutto il genere umano a cui non possiamo sottrarci e quindi prenderci cura della nostra umanità, il bene comune e la cura del creato».
In una recente intervista a Nigrizia, padre Christian ha parlato della necessità di un Concilio Vaticano III per la Chiesa. «Parlare di Concilio in questo momento è certamente prematuro, questa è espressione del bisogno di dialogo e rinnovamento di cui nella Chiesa si avverte la necessità per essere a servizio del popolo di Dio e rispondere alle grandi sfide che il mondo contemporaneo ci presenta. Credo che questo pensiero sia molto in linea con il ministero di papa Francesco e lo slancio in tante chiese locali che si stanno impegnando a vivere la dinamica del Sinodo. Credo che la Chiesa oggi sia richiamata dalla storia a vivere l’autenticità del Vangelo».
«Perdono chi mi ha sparato dal profondo del cuore. E chiedo di pregare per la gente di Rumbek che sicuramente soffre più di me». Queste parole di padre Christian, pronunciate poche ore dopo l’attentato, hanno fatto il giro del mondo. Pur immerso negli incontri e nelle testimonianze tra Vicentino e Padovano, il missionario comboniano ha il pensiero rivolto alla sua gente in Sud Sudan dove ha annunciato che farà ritorno a ottobre: «Attendo con fiducia la partenza sapendo che il Signore accompagna la storia. Tutto quanto accade porta con sé una grazia se sappiamo disporci con spirito di fede e siamo pronti a fare scelte evangeliche. È comprensibile che ogni percorso prenda tempo; e sia necessario dare tempo alle persone perché comincino a camminare prendendo passi sulla retta via». Nelle stesse ore a Padova si ricorda un altro comboniano, padre Ezechiele Ramin: «Io, come lui, guardo a Gesù crocifisso, e a tutti coloro che portano la croce con coraggio e speranza».