Le relazioni virtuali possono diventare virtuose. Da martedì (10 marzo) tutte le lezioni dei corsi dell’Issr sono on line
Oltre duecento studenti e una quarantina di docenti collegati in rete
Quella di Gianna (in questo caso il nome non ha molta importanza) è una storia di emblematica normalità.
Lavorava, un impegno consistente ma non proprio esaustivo, neppure del tutto assorbente; poi c’era la famiglia, gli impegni nel tempo libero, un po’ di volontariato, affetti e doveri. Una cosa era certa: non le bastava; era ancora abbastanza giovane da poter immaginare per il futuro qualcosa di diverso, di nuovo, di originale.
Così aveva deciso di guardarsi intorno; le era sempre piaciuto studiare, imparare, magari nella prospettiva di trasmettere un po’ di sapere e conoscenze.
L’incontro con la proposta dell’Istituto superiore di scienze religiose è stato, come spesso accade, casuale. Le chiacchiere con un’amica, la ricerca di notizie in internet, una telefonata di contatto, un incontro con il direttore della scuola.
In breve Gianna si è ritrovata studente. La prova non era per nulla agevole: lavoro al mattino, a lezione tutti i pomeriggi; quattro ore filate, lo studio, gli esami.
All’inizio la studentessa pensava che quella frequenza stringente e obbligatoria fosse eccessiva. “In fondo – si diceva – uno potrebbe anche arrangiarsi, imparare per i fatti suoi, sotto indicazione”.
Un po’ alla volta però la “matricola” ha cambiato opinione: ha capito che quel esserci, in classe e in gruppo, con i compagni e con i docenti, era altrettanto sostanziale nel percorso formativo che l’apprendimento sui libri. Il pomeriggio sul banco, in aula, è diventato un po’ alla volta, ma velocemente, un elemento costituivo della nuova vita di Gianna.
Poi, improvvisamente tutto è stato messo in discussione: il coronavirus, aule chiuse, niente più lezioni. Ci si deve arrangiare. Ma come? Anche sul piano didattico, i percorsi formativi all’Issr sono modulati sulla relazione, sull’ascolto, sul confronto con i docenti. “Che succederà adesso?” pensò Gianna, lucidamente consapevole che non si trattava soltanto di cambiare la modalità di apprendimento, di imparare senza docenti, di affidarsi completamente ai libri.
Lo stesso disagio di Gianna serpeggiava anche altrove, negli uffici di chi aveva il compito di garantire il funzionamento dell’Istituto, che con gli studenti aveva le medesime perplessità e la limpida convinzione che il “fate voi” in questo caso non poteva bastare.
Così, smentendo la tradizionale lentezza dei mutamenti in ambito di chiesa (questa è soltanto un’innocente cattiveria), nel giro di qualche giorno l’Istituto è riuscito a mettere in piedi un sistema di lezioni on line, che copre tutti gli insegnamenti. Stessi giorni, stessi orari, duecento studenti e una quarantina di docenti, ognuno a casa propria ma tutti collegati. Un piccolo miracolo.
Gianna ha tirato un sospiro di sollievo. Certo non è la stessa cosa, i volti e le voci sul computer non sono quelli ricchi di vissuto dei compagni e dei docenti, ma bisogna accontentarsi. In fondo quello che conta è imparare, non perdere l’anno, fare gli esami. Poi, in questi momenti complicati, anche le relazioni “povere” ma essenziali sono importanti, anzi possono diventare decisive, virtuose oltre che virtuali.
Gli studenti dell’ISSR di Padova