La beata Giovanna Maria Bonomo: "Un Fiore tra le rovine"
Domenica 25 febbraio si è celebrata la memoria della beata Giovanna Maria Bonomo. Religiosa clarissa passata alla storia anche per le sue esperienze mistiche, è stata particolarmente cara ai tanti profughi dell'Altopiano durante la Prima Guerra Mondiale.
La beata Giovanna Maria Bonomo (o Bonhomo) è nata ad Asiago, nella casa detta “dei Bonora” nel centro del paese, il 15 agosto 1606. Suo padre, Giovanni Piero Bonomo era un mercante; sua madre, Virginia Ceschi di Santa Croce di Borgo Valsugana, morì che la primogenita aveva solo sei anni, ma iniziò la figlia alle pratica delle virtù cristiane e alla devozione verso la Vergine. Nel 1615, Maria venne inviata nel monastero di Santa Chiara a Borgo Santa Croce di Trento dove le clarisse le insegnarono in particolare il latino e la musica, ma anche la pratica dell’ascesi cristiana. A dieci anni emise il voto privato di verginità e nel 1619 il padre la fece rientrare ad Asiago per avviarla al matrimonio, ma Maria rimase ferma nella sua scelta religiosa. Il padre, visti inutili i tentativi di dissuaderla, scelse per lei il monastero benedettino di San Girolamo di Bassano, fondato un centinaio d’anni prima, dove entrò il 21 giugno 1621. Si trattava di un monastero che brillava per la sua osservanza, molto ben diretto e frequentato da una quarantina di religiose.
La scelta profondamente convinta della Bonomi, che scelse il nome religioso di Giovanna Maria, si differenzia da quelle di varie coetanee costrette dalla famiglia alla monacazione forzata, come la letterata Elena Tarabotti, suor Arcangela, o la monaca di Monza di manzoniana memoria. Al termine dell’anno di prova Maria emise i voti di stabilità nel monastero, di conversione dei costumi e di obbedienza, come prescritto dall’ordine benedettino, l’8 settembre 1622. In quella frote esperienza di consacrazione che l’avvicinava al soprannaturale suor Giovanna Maria escese i dodici gradi dell’umiltà proposti dalla regola di San Benedetto, raggiungendo il vertice del cammino di perfezione nel 1632, quando nella contemplazione mistica del mistero della Passione di Cristo ricevette le stimmate.
Le esperienze mistiche della religiosa furono travagliate da grandi tribolazioni nel corpo e nello spirito, con indagini e consulti diocesani, crisi spirituali, proibizioni: nel 1643 le fu impedito di essere nominata badessa; le fu proibita la comunione frequente e anche di scrivere lettere e di comparire alle grate. Essa accettò tutto con obbedienza agli imperscrutabili disegni del Signore. Le sue virtù ebbero comunque la meglio e nel 1652 fu nominata badessa e a più riprese ricoprì l’incarico di priora e badessa del suo monastero. Negli ultimi anni si dedicò ampiamente alla guida spirituale delle persone che ricorrevano ai suoi consigli, tra cui Enrichetta Maria Adelaide di Savoia e Cosimo III de’ Medici. Morì il 1° marzo 1670.
Fu dichiarata venerabile nel 1758 e beata nel 1783.
Ad Asiago, dove viene ricordata il 25 febbraio, è custodita una reliquia insigne avuta in dono nel 1784, in occasione dei festeggiamenti per la beatificazione. In piazza Pertile, presso la casa in cui la beata nacque, Asiago le dedicò nel 1908 una statua che rimasta intatta anche sotto il rovinoso bombardamento del 1916. Il vescovo di Padova, mons. Luigi Pellizzo, il 6 agosto 1917 rivolse “a tutti i dilettissimi figli profughi dell’Altipiano di Asiago e limitrofi” una lettera pastorale in cui presentava il volumetto biografico Un fiore tra le rovine, scritto dal vicario don Guido Mazzucco (che diventerà poi vescovo di Adria Rovigo).
«Una mattina assai rigida – scrive mons. Pellizzo – dello scroso inverno arriva nel mio studio un ufficiale e: “Sa – mi disse – devo raccontarle una cosa prodigiosa. Ad Asiago, da cui ora discendo, in mezzo a tante rovine una cosa è rimasta miracolosamente intatta e forma l’ammirazione di tutti noi, ufficiali e soldati: è il monumento della beata Giovanna Maria Bonomo. Tutto, tutto all’intorno è rovinato, distrutto; ma intatta è la statua, intatto il piedestallo che la sostiene, intatto il cancello che la racchiude; ancora in piedi un unico muro vicino con intatta l’iscrizione che dice ivi essere nata la Beata, perfino i fiori e le erbe della breve aiuola a piè della santa, ora disseccati dal gelo, rimangono intatti, dopo tante granate piombate all’intorno e tante macerie. È un vero miracolo: gliene manderò la fotografia appena mi sarà dato di farla”. Ecco dunque il Fiore tra le rovine, ossia la vita della vostra beata Giovanna Bonmo che vi presento: vi troverete anche la promessa fotografia dell’intatto monumento! Graditela! Essa è scritta appositamente per le dolorose circostanze in cui voi vi trovate, dispersi in oltre 150 comuni».