Iniziati i lavori all’ex duomo di Santa Giustina
La chiesa medievale è oggetto in questi mesi di un intervento di restauro che riguarda principalmente le coperture dell’aula religiosa e del campanile. Saranno rifatti gli impianti e le luci, per una migliore fruizione liturgica e turistica.
Hanno preso avvio a fine gennaio a Monselice e si protrarranno fino all’estate gli attesi lavori di restauro della pieve di Santa Giustina, nota anche come duomo vecchio (rimase tale fino all’inaugurazione, ai piedi del colle, del nuovo tempio dedicato a san Giuseppe, nel 1957).
La pieve di Santa Giustina sorge sulle pendici del colle della Rocca, poco prima dell’ingresso al santuario delle Sette chiese. Delle molte chiese esistenti a Monselice tra l’XI e il XII secolo si sa poco, ma non molti anni fa sono stati individuati i resti della primitiva pieve di Santa Giustina, che sorgeva sul colle della Rocca, e fu abbattuta durante le fortificazioni sommitali volute da Federico II nella prima metà del Duecento.
La chiesa fu ricostruita più in basso, a mezza costa dov’è oggi, dopo il 1246, forse sfruttando parte delle strutture della più antica chiesa di San Martino Nuovo. Per tradizione il termine della costruzione si data al 1256, ma dovrebbe essere di poco più tarda. L’edificio è stato oggetto nel corso dei secoli di numerosi interventi, alcuni invasivi e deturpanti come quelli attuati nel periodo barocco: i restauri iniziati attorno al 1925 a opera della Soprintendenza riportarono la fabbrica più vicino all’assetto originario. Con l’occasione si provvide al rifacimento del pavimento della navata con riquadri marmorei lavorati a dama e di quello della zona absidale, eseguito con “pastellone” alla veneziana.
La chiesa attuale si presenta in stile tardo romanico; la sua unica navata ha copertura a vista con capriate in legno. I muri perimetrali sono fasciati da lesene in cotto che scandiscono monofore, decorati nella sommità da archetti pensili e dentelli.
Il protiro in stile gotico è un’aggiunta quattrocentesca. Il maestoso campanile si ricollega stilisticamente all’apparato decorativo della chiesa. All’interno, l’abside centrale, di forma quadrangolare, ospita l’altare maggiore con un polittico quattrocentesco di scuola veneziana che raffigura Santa Giustina e santi.
Sulle pareti circostanti sono stati messi in luce frammenti di affreschi trecenteschi.
Il complesso monumentale attendeva da tempo il restauro della chiesa e della cella campanaria. Il nuovo intervento è motivato dalla necessità di restaurare e ripristinare la struttura e il manto di copertura, al fine di garantire l’integrità e funzionalità del tetto, che sarà sottoposto a un’accurata revisione. In secondo luogo, risultava evidente la necessità di risanare le porzioni basamentali dell’intonaco della navata allo scopo di riportare l’apparato murario a un a condizione di salubrità che possa essere continuativa nel tempo. Le criticità emerse dalle rilevazioni riguardavano il risanamento degli apparati murari dal problema dell’umidità, cui si ovvierà con la stesura di un intonaco impermeabilizzante accanto al quale vi sarà la messa in opera di un cunicolo esterno che verrà ventilato tramite griglie poste nelle fughe della pavimentazione.
Con l’occasione saranno rifatti tanto gli intonaci interni dell’aula quanto la pavimentazione, a pastellone alla veneziana, del presbiterio; ci sarà anche il restauro delle aree degradate dei paramenti murari della torre campanaria, un intervento che prevede anche dei piccoli consolidamenti statici.
Un ultimo intervento riguarderà la sistemazione degli impianti elettrici, compresi quelli audio, e del sistema antintrusione. Verrà rifatto anche l’impianto di illuminazione: quello nuovo darà la possibilità di gestire, grazie a varie accensioni separate, lo scenario più idoneo al momento liturgico, con tipologie a minimo impatto architettonico e alta efficienza energetica. Si prevede quindi di predisporre l’illuminazione diretta dei piani di calpestio, una indiretta di evidenza architettonica (parte alta e zona presbiteriale) e una d’accento delle parti liturgiche e artistiche.
«I lavori sono stati permessi – spiega l’arciprete, mons. Sandro Panizzolo – dall’arrivo di un contributo di 440 mila euro dalla Regione Veneto e 210 mila dalla Fondazione Cariparo; anche il Comune ci ha assicurato che contribuirà al restauro. Al termine, il monumento principale della zona verrà riportato a pieno splendore e sarà reso più fruibile, cosa importante visto che è situato quasi all’inizio del percorso del santuario delle Sette Chiese».
I lavori, diretti dall’architetto Fabio Zecchin di Padova, sono affidati alla ditta Real Group di Abano Terme, che si avvale della Borin di Arquà Petrarca e della Elettrosystem di Bovolenta. Tra gli interventi che rimarranno ancora da fare in futuro vi è la sistemazione del sagrato antistante la pieve che, causa il passaggio di veicoli, presenta il piano trachitico sconnesso, il completamento della torre campanaria e il restauro delle superfici esterne.