Giovani e liturgia. Una messa da “toccare” per entrarci dentro
Alla vigilia dell’“entrata in vigore” della terza edizione del Messale Romano, la Pastorale dei giovani ha dato avvio al “Cantiere liturgia”: una giornata di studio ha portato a galla il desiderio di saperne di più da parte dei giovani, ma anche tante domande
«A partire dal nostro discernimento, riteniamo che il Signore ci chieda come Chiesa di Padova di aprire un cantiere sulla liturgia, che aiuti a comprendere più approfonditamente il senso dei gesti e dei riti e a renderli il più possibile significativi». Queste righe – contenute nella Lettera dei giovani alla Chiesa di Padova, documento conclusivo del sinodo che ha coinvolto, tra 2017 e 2018, quasi cinquemila 18-35enni – hanno cominciato a prendere forma sabato 14 novembre, quando una cinquantina di giovani ha ufficialmente aperto il “Cantiere liturgia”. L’ufficio di Pastorale dei giovani ha proposto una giornata di studio on line in cui, partendo dall’ascolto e dalla condivisione dell’esperienza dei partecipanti, è stata offerta una formazione di base sul senso e sul linguaggio della liturgia, arrivando a presentare, poi, la terza edizione del Messale Romano.
«È stato un inizio, un bell’inizio – sottolinea don Paolo Zaramella, direttore dell’ufficio di Pastorale dei giovani – Oltre alla richiesta dei giovani di Padova di “essere stimolati e aiutati (...) con strumenti adeguati per la nostra crescita spirituale”, come hanno scritto nella Lettera alla Chiesa di Padova, tante suggestioni erano emerse anche nel Sinodo dei vescovi sui giovani: “In diversi contesti i giovani cattolici chiedono proposte di preghiera e momenti sacramentali capaci di intercettare la loro vita quotidiana, in una liturgia fresca, autentica e gioiosa» (Documento finale). Le abbiamo colte e compiuto questo primo passo. Ai partecipanti alla giornata di studio ho proposto questa immagine: ci sono ristoranti in cui tutto è preparato molto bene, ma ti alzi da tavola con un certo appetito. Se da questo incontro si alzati, si sono disconnessi, con desiderio di approfondire e domande aperte sulla liturgia... abbiamo raggiunto l’obiettivo».
Quando sei andato a messa l’ultima volta? È iniziata con una sorta di “sondaggio” tra i partecipanti, la giornata di studio, la maggior parte con un’esperienza sul fronte della liturgia come cantori, musicisti, lettori, ministranti, sacristi... qualche ministri straordinario della comunione. Ma anche anche un 25 per cento senza nessuna esperienza. Alla domanda “quando sei andato a messa l’ultima volta” la maggior parte ha risposto: domenica scorsa. «Abbiamo poi chiesto di individuare tre parole per dire cos’è la messa: quelle emerse con più frequenza sono incontro, comunità, preghiera, riflessione, comunione... Poi siamo arrivati a una domanda “chiave”: perché, secondo te, i giovani non frequentano l’eucaristia? Risposte: non è nelle loro corde; sono frenati dalla “monotonia” della liturgia; sono legati a un’immagine che da bambini non capivano; hanno paura di conoscere Gesù; la messa è lontana; non credono e non hanno un riscontro di efficacia nella loro quotidianità; è una “cosa da vecchi”; ci sono pregiudizi sulla Chiesa; non fa parte delle loro priorità; i preti hanno poco carisma giovanile; non si capiscono i gesti troppo meccanici».
Liturgia da “toccare” A questo “sentire” dei partecipanti alla giornata di studio – che hanno manifestato il desiderio di conoscere meglio la liturgia, ma non solo con la testa – hanno “risposto” suor Elena Massimi, docente di teologia sacramentaria all Pontificia facoltà di scienze dell’educazione Auxilium di Roma, e don Gianandrea Di Donna, docente di liturgia alla Facoltà teologica del Triveneto. Suor Elena ha consegnato prima di tutto dei dati: nel 2014, secondo il Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo, il 15,4 per cento dei giovani sosteneva di partecipare a un rito religioso ogni settimana; nel 2018 la percentuale è scesa all’11,7. «Ha poi sottolineato, tra le altre cose, un aspetto che ha particolarmente colpito i giovani: “La fede cristiana è l’esperienza di Dio che si è rivelato in Cristo, e Dio nel suo rivelarsi si rende sensibile, assume un corpo. A un Dio che si fa corpo si può corrispondere solo con il proprio corpo; il corpo – quindi la sensibilità – costituisce il luogo originario della rivelazione di Dio in Gesù Cristo. È nella liturgia che la realtà divina si fa visibile e tangibile nel nostro corpo. Il corpo, i sensi e le emozioni... sono fondamentali per accedere al Mistero; di questo la pastorale liturgica deve tener conto, evitando percorsi di formazione intellettualistici e razionalistici, sbilanciati sulla spiegazione della liturgia e non sull’iniziazione alla liturgia attraverso l’agire rituale stesso».
E adesso che arriva il “nuovo” Messale? «Il codice della liturgia – hanno evidenziato i giovani – non è propriamente facile. Abbiamo bisogno di confrontarci, approfondire, fare domande...». «C’è da fare pratica, sicuramente, e la terza edizione del Messale Romano può aiutare – ha sottolineato don Di Donna, che ha approfondito il senso della liturgia, più che solo presentare il testo liturgico – Immaginatelo come telescopio che la Chiesa ci affida per poter vedere... le “galassie” della liturgia». Tutte da scoprire, anche le più lontane.