Un gelato da Papa. Sebastian, gelataio dall'Argentina a Roma che prepara un "dulche de leche" apprezzato Oltretevere
A spiegare come il gelato del “Padròn” abbia varcato le mura vaticane è lo stesso Sebastian.
Per sette anni prepara coni e coppette in una delle più famose gelaterie di La Plata, dove quello che era solo un lavoro lo aveva affascinato da subito. Poi, nel dicembre 2001, arriva in Argentina il “corallito”, la restrizione della libera disposizione di denaro in contanti da conti correnti e casse di risparmio, imposte dal governo di Fernando de la Rùa. Sebastian decide allora di lasciare la sua terra e di andare a Roma. Qui si adatta a fare un po’ di tutto: fa il lavapiatti, lavora in una pizzeria, in un parcheggio, fa il fabbro e l’imbianchino. Coi risparmi riesce ad acquistare un furgone e dà vita ad una ditta di riparazioni per moto e motociclette. Tutto va in fumo, quattro anni più tardi, quando gli rubano il furgone. Il giovane inizia quindi a lavorare per la casa di produzione Endemol, con la quale gira la penisola facendo casting. Ma il sogno di Sebastian è sempre e solo uno: aprire una gelateria a Roma.
Nel frattempo Sebastian conosce Silvia, una ragazza romana con cui si fidanza e con la quale torna nel 2010 in Argentina. In tasca la giovane coppia ha solo pochi euro. Nell’ottobre di quell’anno, con l’aiuto della sua famiglia, Sebastian apre la sua gelateria a Los Hornos, località argentina nel Partido di La Plata, ad una sessantina di chilometri a sud di Buenos Aires. Le cose vanno molto bene e c’è chi si mette in macchina e fa decine di chilometri pur di gustare il suo gelato.
“Tutto è cambiato quando il 28 dicembre 2013 un ragazzino è venuto a derubarmi tenendo in pugno una calibro 38 e mi ha portato via tutti i soldi”, racconta Sebastian.
Nel 2014 nasce la sua prima figlia, Maite, e il tema dell’insicurezza inizia diventare un problema sempre più grande per sua moglie Silvia.
Nel 2016, quando Silvia era già in attesa di Luca, il loro secondogenito, la famiglia viene in vacanza in Italia e decide di restare a Roma. “Avrei desiderato rimanere in Argentina – racconta Sebastian – ma qui nessuno ti spara. Abbiamo venduto tutto e con l’aiuto dei miei suoceri e di un prestito abbiamo aperto la gelateria”.
A Roma ci sono centinaia di gelaterie. Alcune hanno nella loro carta anche il “dulce de leche”, tipico dolce argentino, ma nessuna eguaglia quello di Sebastian. “Il mio è completamente artigianale e per farlo uso del vero dulce de leche, che faccio arrivare direttamente dall’Argentina – spiega – mentre altri lo preparano usando una pasta al caramello”.
Alla gelateria, Sebastian ha scelto di dare il suo cognome: “Padròn”. Il locale, che si trova in via Gregorio VII, è piccolo, sobrio ed essenziale. Se si sceglie di gustare il gelato sul posto, lo si può fare ammirando la cupola della basilica di San Pietro, che è poco distante.
Qualche giorno fa Martino Scacciati è andato ad assaggiare il gelato al dulce de leche di Sebastian e sulla sua pagina Fb ha raccontato con un post la storia della “gelateria del Papa”. Proprio così.
A spiegare come il gelato del “Padròn” ha varcato le mura vaticane è lo stesso Sebastian. Alcuni anni fa stava cercando una chiesa dove battezzare il suo secondogenito, Luca. Ad aiutarlo fu un sacerdote del Vaticano, don Mario. In quell’occasione gli chiese se era possibile far assaggiare il suo gelato a Papa Francesco e don Mario gli disse che sarebbe andato a Casa Santa Marta il mercoledì successivo. Detto fatto. Sebastian prepara il pacchetto con il dulce de leche granizado, che i gendarmi consegnano poco dopo al Papa.
Per settimane Sebastian, quando vedeva arrivare qualcuno del Vaticano chiedeva se il gelato era piaciuto al Papa. Ha aspettato da maggio a novembre. Il 24 novembre di quell’anno un prete di La Plata gli porta la risposta tanto attesa: “Sì, gli è piaciuto”. A conferma delle parole del sacerdote, Sebastian si vede consegnare un biglietto scritto di proprio pugno da Francesco, la benedizione papale e una medaglia della Madonna. Il biglietto, così come la benedizione, si possono ammirare oggi, incorniciati, su una delle pareti della gelateria.
Da quel giorno, non di rado dal Vaticano arriva qualcuno per fare un ordinativo di gelato: dulce de leche, ma anche mango, stracciatella, limone, zabaione e cioccolato. Generalmente l’ordinativo è di 4-5 chili di gelato per volta, che Francesco ama condividere con chi è ospite a Casa Santa Marta. Ma non solo. “In occasione del suo compleanno – racconta Scacciati su Fb – Francesco si è fatto fare una torta sormontata dallo scudetto del San Lorenzo, la squadra argentina per cui tifa. Mentre in un’altra occasione, un cardinale argentino, gli ha risposto con una torta identica ma decorata con il simbolo del River Plate. Segno che nella cerchia più vicina a Francesco si gioca una sorta di sfida a colpi di torte tra persone unite dalla fede e, probabilmente, dall’amicizia, ma scherzosamente divise dal pallone”.
Lo scorso anno, con lo scoppio della pandemia, per tenere aperto il negozio Sebastian ha iniziato a vendere anche empanadas (calzoncini ripieni di carne). Papa Francesco ha sembrato apprezzare anche quelle.
E poi, un giorno, arriva una telefonata.
“Sebastian hai un minuto?”. Sebastian capisce subito e riconosce la voce del celebre connazionale che gli dice: “Sai chi sono, vero? Ti volevo ringraziare per il gelato e le empanadas, sono buonissimi”. Poi Francesco, dopo aver premesso di essere a conoscenza del suo desiderio di incontrarlo, dice a Sebastian: “Quando sei libero?” E poi: “So che sei molto occupato con la gelateria e quindi devi essere tu a dirmi quando è più comodo vederci”. “Ovviamente – racconta Scacciati su Fb – Sebastian gli ha detto che no, Santità, mi dica quando è più comodo per lei, io chiudo il negozio e vengo a incontrarla. Si sono così accordati per il 29 ottobre dello scorso anno, giorno in cui Sebastian e stato ricevuto insieme alla moglie e ai due figli. Dice che Francesco è molto alla mano, ha giocato con i figli e parlato di cose ordinarie”.
Un’oretta di tempo trascorsa insieme, a parlare della quotidianità così come si fa con un amico o un vicino di casa. E, perché no, a parlare anche di quei sapori come il dulce de leche che, anche a decine di migliaia di chilometri di distanza “dalla fine del mondo”, ti fanno comunque sentire “a casa”.