Papa Francesco: meeting Rimini, “non usare la persona e non scartarla quando non serve più”
“Dopo quello che abbiamo vissuto in questo tempo, forse è più evidente a tutti che proprio la persona è il punto da cui tutto può ripartire”.
Lo afferma Papa Francesco in un messaggio inviato al vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, tramite il segretario di Stato, il card. Pietro Parolin, in occasione della 42ª edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli, che si apre domani a Rimini sul tema “Il coraggio di dire io”. “Certamente c’è la necessità di reperire risorse e mezzi per rimettere in moto la società, ma c’è bisogno innanzitutto di qualcuno che abbia il coraggio di dire ‘io’ con responsabilità e non con egoismo, comunicando con la sua stessa vita che si può cominciare la giornata con una speranza affidabile”. Ribadendo l’importanza del coraggio, nel messaggio si legge che “la paura – rivelatrice di una profonda insicurezza esistenziale – gioca un ruolo così determinante da bloccare tante energie e slanci verso il futuro, percepito sempre più come incerto soprattutto dai giovani”. Il monito a coloro che hanno responsabilità pubbliche è quello di fuggire dalla tentazione di “usare la persona e di scartarla quando non serve più, invece di servirla”. Infine, ribadendo che “la ragione profonda del coraggio del cristiano è Cristo”, il Papa auspica che “nella settimana del Meeting organizzatori e ospiti ne diano testimonianza viva”.
“Ripartire con il piede giusto, per non sprecare l’occasione data dalla crisi della pandemia. ‘Ripartenza’ è la parola d’ordine. Ma essa non si realizza automaticamente, perché in ogni iniziativa umana è implicata la libertà”. Lo afferma Papa Francesco in un messaggio inviato al vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, tramite il segretario di Stato, il card. Pietro Parolin, in occasione della 42ª edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli, che si apre domani a Rimini sul tema “Il coraggio di dire io”. “Mentre ha imposto il distanziamento fisico, la pandemia ha rimesso al centro la persona, l’io di ciascuno – si legge nel messaggio -, provocando in molti casi un risveglio delle domande fondamentali sul significato dell’esistenza e sull’utilità del vivere che da troppo tempo erano sopite o peggio censurate. E ha suscitato anche il senso di una responsabilità personale. Tanti lo hanno testimoniato in diverse situazioni. Davanti alla malattia e al dolore, di fronte all’emergere di un bisogno, molte persone non si sono tirate indietro e hanno detto: ‘Eccomi'”. Nel messaggio, a firma del card. Parolin, viene ribadito che “la società ha necessità vitale di persone che siano presenze responsabili”. “Senza persona non c’è società, ma aggregazione casuale di esseri che non sanno perché sono insieme. Come unico collante rimarrebbe solo l’egoismo del calcolo e dell’interesse particolare che rende indifferenti a tutto e a tutti. Del resto, le idolatrie del potere e del denaro preferiscono avere a che fare con individui piuttosto che con persone, cioè con un ‘io’ concentrato sui propri bisogni e i propri diritti soggettivi piuttosto che un ‘io’ aperto agli altri, proteso a formare il ‘noi’ della fraternità e dell’amicizia sociale”.