Papa Francesco: Angelus, appello per Giornata dei malati di lebbra. Ricorda il “grande santo” Giovanni Bosco e saluta i ragazzi dell’Acr
“Oggi ricorre la Giornata mondiale dei malati di Lebbra. Esprimo la mia vicinanza a quanti soffrono di questa malattia e auspico che non manchino loro il sostegno spirituale e l’assistenza sanitaria”.
Così il Papa dopo l’Angelus di ieri. “È necessario lavorare insieme alla piena integrazione di queste persone, superando ogni discriminazione associata a un morbo che, purtroppo, colpisce ancora tanti, specialmente in contesti sociali più disagiati”, l’appello di Francesco, che ha ricordato come domani, 1° febbraio, si celebrerà in tutto l’Estremo Oriente, nonché in varie parti del mondo, il Capodanno Lunare: “In questa circostanza, rivolgo il mio cordiale saluto ed esprimo l’augurio che nel Nuovo Anno tutti possano godere la pace, la salute e una vita serena e sicura”, le parole del Papa: “Com’è bello quando le famiglie trovano occasioni per radunarsi e vivere insieme momenti di amore e di gioia! Molte famiglie, purtroppo, non riusciranno quest’anno a riunirsi, a causa della pandemia. Spero che presto potremo superare la prova. Auspico, infine, che grazie alla buona volontà delle singole persone e alla solidarietà dei popoli, l’intera famiglia umana possa raggiungere con rinnovato dinamismo traguardi di prosperità materiale e spirituale”. Alla vigilia della festa di san Giovanni Bosco, il Santo Padre ha poi salutato i salesiani e le salesiane, “che tanto bene fanno nella Chiesa”: “Ho seguito la messa celebrata nel santuario di Maria Ausiliatrice dal rettore maggiore Ángel Fernández Artime, ho pregato con lui per tutti. Pensiamo a questo grande santo, padre e maestro della gioventù. Non si è chiuso in sagrestia, non si è chiuso nelle sue cose. È uscito sulla strada a cercare i giovani, con quella creatività che è stata la sua caratteristica. Tanti auguri a tutti i salesiani e le salesiane!”. Infine, un saluto ai ragazzi e alle ragazze dell’Azione Cattolica della diocesi di Roma: “Cari ragazzi, anche quest’anno, accompagnati dai genitori, dagli educatori e dai sacerdoti assistenti, siete venuti – un piccolo gruppo, per la pandemia – al termine della Carovana della pace. Il vostro slogan è ‘Ricuciamo la pace’. Bello slogan! È importante! C’è tanto bisogno di ricucire, partendo dai nostri rapporti personali, fino alle relazioni tra gli Stati. Vi ringrazio! Andate avanti! E adesso liberate verso il cielo i vostri palloncini come segno di speranza… Ecco! È un segno di speranza che ci portano i ragazzi di Roma oggi, questa ‘carovana per la pace’”.