La Croce è la distruzione dell’odio
La croce è diventata per noi la causa di innumerevoli benefici: eravamo divenuti nemici e ci ha riconciliati con Dio; eravamo separati e lontani da lui, e ci ha riavvicinati con il dono della sua amicizia. Se guardiamo a Lui e lo accogliamo, Lo lasciamo dimorare in noi, il nostro animo sarà riplasmato, l’odio, il rancore, il tradimento, sono stati lavati dal Suo Sangue e, nel perdono sperimentiamo che il Padre ci viene incontro, corre incontro a noi. Diventa per noi il grande ed unico Amico che accompagna il nostro cammino e toglie gli inciampi che potrebbero danneggiarci
Suscita sempre pena, a meno di essere sadici e crudeli, una persona che soffre, a maggior ragione chi viene sottoposto a torture. Non reggiamo alla vista e ce ne allontaniamo.
Abbiamo sempre bisogno di immagini o figure rassicuranti, gioiose e luminose.
Quanto poi vi sia di elusivo dalla realtà e possegga un potere anestetizzante, tutto sommato non ci tocca molto fino a quando la nostra sofferenza, senza nome e senza apparente causa, sbuca e ci colpisce.
Perché allora guardiamo al Crocifisso e, addirittura, facciamo festa per Lui Crocifisso?
Non siamo contraddittori? Non siamo incapaci di guardare la realtà e vogliamo fuggirla?
Non è un dilemma odierno, pervaso di ateismo o peggio di assoluta irrilevanza per tutto quanto non riguardi welfare, accumulo di denaro, followers e divertimenti, è un dramma antico che travaglia chiunque si ascolti nel profondo.
Noi crediamo nel Figlio che si è fatto Uomo, si è incarnato per amore ed ha vissuto con noi. Per fare questa fine obbrobriosa?
È positivo lasciar scorrere nel nostro animo questa corrente oscura, perché richiama, se siamo trasparenti, lo Spirito stesso che ci viene in aiuto e ci dona luce e chiarezza.
Una sicurezza che non poggia su ragionamenti umani ma sulla fedeltà di Colui che tagliato l’alleanza con il suo popolo Israele, sa accettarne le infedeltà e anche il pentimento riconosciuto, per rispondere, addirittura con il Figlio, docile al progetto di salvezza del Padre che trova, proprio nella Croce, l’espressione più autentica e profonda del Suo Amore.
Giovanni Crisostomo, già dal secolo IV, lo aveva capito e trasmesso, è l’indicazione di un cammino che possiamo percorrere ed allora troveremo la nostra modalità per comprendere come si possa far festa e non abbandonarsi solo da prefiche ad alti lamenti, per di più inconsistenti.
Seguiamo il Padre della Chiesa:
impariamo che la croce è festa e solennità dello spirito. Un tempo la croce era nome di condanna, ora è diventata oggetto di venerazione; un tempo era simbolo di morte, oggi è principio di salvezza.
Egli, Crocifisso e morto, paradossalmente, ha rovesciato l’ottica normale, nostra, abituale. Per noi morte significato baratro, vuoto, nulla. Poiché Egli ha accettato di lasciarvisi inghiottire è invece diventato annuncio di vita nuova:
La croce è diventata per noi la causa di innumerevoli benefici: eravamo divenuti nemici e ci ha riconciliati con Dio; eravamo separati e lontani da lui, e ci ha riavvicinati con il dono della sua amicizia.
Se guardiamo a Lui e lo accogliamo, Lo lasciamo dimorare in noi, il nostro animo sarà riplasmato, l’odio, il rancore, il tradimento, sono stati lavati dal Suo Sangue e, nel perdono sperimentiamo che il Padre ci viene incontro, corre incontro a noi. Diventa per noi il grande ed unico Amico che accompagna il nostro cammino e toglie gli inciampi che potrebbero danneggiarci.
La Croce dimostra una voce nuova che sembra assurda ma si impone in tutto il suo potere intriso di libertà:
è per noi la distruzione dell’odio, la sicurezza della pace, il tesoro che supera ogni bene.
Non ci troviamo solo dinnanzi alle rovine, alla demolizione di tutto quanto è negativo ma alla realtà positiva di una pace raggiunta, perché donata, offerta.
Non potremmo immaginare nulla che possa dirsi di più prezioso.
Perché non contagiare con questo sguardo e quindi non vedere nel Crocifisso un segno di discriminazione o di paura ma un segno di universale fraternità?
per noi, dopo che Cristo è venuto a purificare tutto l’universo, ogni luogo è diventato un luogo di preghiera. Per questo Paolo ci esorta audacemente a pregare dappertutto senza timore: Voglio che gli uomini preghino in ogni luogo, levando al cielo mani pure (1 Tim. 2,8). Capite ora fino a che punto è stato purificato l’universo? Dappertutto infatti possiamo levare al cielo mani pure, perché tutta la terra è diventata santa.
Tutti, indipendentemente dalla religione e dalla nazionalità, possono sollevare lo sguardo a Lui e trovare accoglienza.
EliminarLo dallo sguardo, oltretutto, non lo eliminerebbe dalle coscienze, perché Egli ci abita, bussa alla nostra porta e porta pazienza quando non Gli apriamo:
Grazie alla croce non andiamo più errando nel deserto, perché conosciamo il vero cammino; non restiamo più fuori della casa del re, perché ne abbiamo trovato la porta.
Impariamo ed insegniamo a bussare e non a rifiutare.