La storia di Ronchi di Campanile
La nobile famiglia dei Campanile, proprietaria del territorio, intraprese un’opera di disboscamento dopo il Mille. Nella decima papale del 1297, San Giacomo di Ronchi di Bonifacio risulta legata alla pieve di Lissaro. Nel 1939 fu benedetta la prima pietra di una nuova costruzione di stile romanico modernizzato, inaugurata nel 1940 dal vescovo Agostini.
La nobile famiglia dei Campanile, proprietaria del territorio, intraprese un’opera di disboscamento dopo il Mille.
Il nome di Ronchi deriverebbe quindi da “roncare”, levare la sterpaglia. La località era originariamente divisa in due frazioni, Ronchi di Enrico e Ronchi di Bonifacio, entrambi della famiglia dei Campanile.
A Ronchi di Bonifacio nel 1221 è segnalata la presenza di una chiesa-curazia, che serviva i due borghi. Nella decima papale del 1297, San Giacomo di Ronchi di Bonifacio risulta legata alla pieve di Lissaro.
Nei secoli successivi, la chiesa perse importanza forse a causa della scarsità degli abitanti. Ricompare nella visita pastorale del 1587 come cappella di Villaguattera, e nel 1620 come cappella di Limena.
Quando vi si recò in visita nel 1670 Gregorio Barbarigo apprese dal curato che la vecchia chiesa era bruciata e che il giuspatronato era stato ceduto alla famiglia veneziana dei Formenti, possidenti locali.
Nel 1746 il Rezzonico trovò la chiesa rifatta, con il campanile e la sacrestia. Il patronato passò ai Coletti, che eseguirono un restauro nel 1754, e infine ai Supiej, fino al 1922.
Divenuta insufficiente alla popolazione in aumento, nel 1939 fu benedetta la prima pietra di una nuova costruzione di stile romanico modernizzato, inaugurata nel 1940 dal vescovo Agostini.