La storia di Lova

La storia di Lova

Il “canale di Lova” è citato in uno dei primi documenti della storia diplomatica padovana: la donazione della chiesa di Sant’Ilario e dei suoi beni al monastero di San Servolo di Venezia nell’819. Dal 1025 e per tutto il medioevo c’è negli atti notarili un’alternanza tra Lova e Lupa, che indicherebbe la presenza di lupi nella zona. All’epoca, Lova faceva parte della Saccisica, donata nell’897 da Berengario I al vescovo di Padova. Dalla chiesa di Lova dipendevano Campagna e Prozzolo. La chiesa fu ricostruita nel 1226 a una sola navata in stile romanico con tre altari. La dedicazione a santa Giustina compare nella decima del 1297. La pieve di Lova visse tempi difficili per inondazioni e passaggi d’eserciti, tanto che nella visita pastorale del 1489 il Barozzi trovò la chiesa distrutta e allagata e stabilì come sostituta quella di Campagna, che prese così il titolo e il beneficio di Lova e assunse l’attributo di Lupia. Nel 1571 il vescovo Ormaneto trovò la chiesa spoglia di tutto, persino dell’altare. Nel 1588 invece era ristabilita la cura delle anime, con un rettore residente a Piove di Sacco. Nel 1929 Lova, la cui chiesa era stata restaurata a metà dell’Ottocento, divenne curazia autonoma, e nel 1950 tornò a essere parrocchia.

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