«Parleremo di famiglia senza paure e sospetti. Cercheremo la verità»
Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, a proposito del dibattito sulla comunione ai divorziati: «Io mi domando perché non parlare anche della poligamia, dei matrimoni combinati, dei matrimoni misti, delle povertà di ogni tipo che creano spesso le condizioni per separazioni, divorzi, fallimenti?». Occorre «trasmettere ai giovani la bellezza del vangelo della famiglia».
Ormai ci siamo: mancano pochi giorni all’apertura della terza assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione» (Vaticano, 5-19 ottobre 2014).
Per il 4 ottobre la chiesa italiana ha organizzato un incontro di preghiera in piazza San Pietro dalle ore 18 alle 19.30. Questi mesi preparatori sono stati ricchi di dibattiti e approfondimenti. Come ovvio, non sono interventi critici. Facciamo il punto con il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi.
Eminenza, questi mesi sono stati accompagnati da tanti spunti di riflessione, ma anche da non poche polemiche su alcune questioni, come ad esempio la comunione ai divorziati. Come si preannuncia questo importante evento ecclesiale? Con che stato d’animo accostarsi?
«È necessario avere animo sereno, ponderazione e calma. Capisco che gli animi si accendono alla vigilia dell’evento specialmente su certi argomenti che i media enfatizzano, a cui alcuni ecclesiastici hanno prestato il fianco, ma credo che esprimere le proprie opinioni è positivo, basta che lo si faccia con civiltà e senso costruttivo. Se si vuole dare risposte adeguate, necessita costruirle nel confronto e nella buona volontà di fare passi in avanti per trovare vie di soluzione nella verità e nella carità. Io mi domando perché non parlare anche della poligamia, dei matrimoni combinati, dei matrimoni misti, delle povertà di ogni tipo che creano spesso le condizioni per separazioni, divorzi, fallimenti? Questi e molti altri saranno i temi discussi nel Sinodo, e soprattutto quello di trovare il linguaggio giusto per trasmettere ai giovani la bellezza del vangelo della famiglia. Spero se ne parli fin da ora come contributo e aiuto ai padri sinodali nella loro riflessione e come opportunità per creare un’opinione pubblica di ampio respiro, con orizzonti vasti, una visione mondiale della famiglia».
In questi giorni sono spesso risuonate parole come "misericordia", "perdono", "non possumus", "oikonomia", che indicano anche una linea di pensiero. Cosa si sente di dire a chi non è addentro ai lavori ma guarda con ansia e speranza a questo appuntamento?
«Che tutto questo non è e non deve considerarsi un mezzo per creare confusione. Non è affatto così. Quando si dibatte e si discute su certi temi, anche sensibili, lo scopo è mettere sul tappeto lo stesso tema e lasciare che ciascuno opini e si esprima secondo le sue conoscenze e convinzioni. È stato ripetuto sovente che l’insegnamento della chiesa su matrimonio e famiglia si trova affermato e descritto in documenti ufficiali, magisteriali. La misericordia e il perdono sono centrali nella dottrina della chiesa e sono spesso richiamati da papa Francesco come una verità che deve accompagnare in tutte le circostanze e i contesti la vita dell’uomo. Il "non possumus" e la "oikonomia" sono affermazioni e concetti che fanno parte del dibattito e pongono questioni serie degne di attenzione e di rispetto e aiutano a far riflettere e approfondire la materia».
Discussione aperta e confronto reale durante i lavori: sarà effettivamente così?
«Papa Francesco in numerose occasioni ha detto e ha fatto capire che è importante esprimersi, senza paure e sospetti. La fede è vissuta e s’incarna in persone concrete; lo sforzo della chiesa e degli operatori pastorali è porgerla nella sua interezza alla portata della gente, con semplicità e onestà. Il sentirsi liberi di esprimere quello a cui si crede o quello di cui si dubita mostra la qualità dell’uomo che lo distingue da altre creature e lo fa responsabile davanti a Dio e agli uomini. La discussione, allora, nel Sinodo sarà aperta, vi sarà confronto e i partecipanti, nelle diverse loro funzioni, sono chiamati a far primeggiare non il proprio interesse o punto di vista, ma a cercare la verità che non è un concetto astratto, frutto della speculazione filosofica o teologica, ma la persona di Cristo, Uomo-Dio, uomo storico e Figlio del Padre: "Io sono la via, la verità e la vita". Da lì bisogna partire. Il primo evangelizzatore è stato Gesù che è sceso nelle strade e si è fatto conoscere con la parola e con i segni e, finalmente, con la sua testimonianza di vita».
L’assemblea non si chiuderà a ottobre ma, con una decisione senza precedenti, verrà protratta in successive tappe. Come se si volesse sottolineare che la sinodalità non accelera le decisioni ma le fa maturare.
«È proprio così! La decisione del Santo Padre d’indire un’assemblea sinodale, che si svolgerà in due tappe, indica la volontà d’identificare la sinodalità per quello che è, e cioè un cammino insieme, che prevede riflessioni, pause, riprese e via facendo fino ad arrivare alla meta e tutto questo è compiuto non attraverso il lavoro di solitari, da piccoli gruppi di persone o commissioni, ma attraverso il coinvolgimento del popolo di Dio intero. Lo abbiamo già visto con il documento preparatorio che ha diffuso il questionario, al quale ha risposto un enorme numero di persone e istituzioni. Il Sinodo è un’assemblea di vescovi e di altri aventi diritto, ma si muove con la partecipazione di tutta la chiesa».
Tra i partecipanti all’assemblea figurano anche 13 coppie di coniugi, provenienti da diversi paesi tra cui anche zone di guerra. La loro testimonianza sarà ascoltata e tenuta in considerazione?
«Sì, vi figurano tredici coppie di coniugi provenienti dai cinque continenti e anche da zone di guerra. La loro presenza in primo luogo è una testimonianza di vita vissuta, da offrire all’attenzione di tutti come una bella esperienza di fede, componente essenziale per una buona riuscita di un matrimonio e di una famiglia. Questo nella varietà delle culture e delle tradizioni in tutto il mondo: non c’è geografia, storia, o letteratura e scienza che non trattino del matrimonio e della famiglia come espressione fondamentale della società e per il cristiano, una chiesa domestica, che vi s’incarna, in forza del battesimo».
Riguardo all’annunciata "nuova metodologia interna dei lavori", può anticiparci qualcosa?
«Durante i lavori sinodali sarà seguito il regolamento in vigore del Sinodo dei vescovi, che si chiama Ordo Synodi Episcoporum. Tuttavia, per il fatto che il tema scelto per l’assemblea si svolgerà in due tappe, come nella preparazione anche nello svolgimento dei lavori ci sarà un’attenzione particolare sull’aspetto dinamico e partecipativo. Gli interventi dei membri saranno inviati in anticipo alla segreteria generale per organizzare l’ordine delle sessioni, che è tematico. Durante le sessioni interverrà una coppia di sposi per comunicare la propria testimonianza. Alla fine della giornata vi sarà l’ora di discussione libera. L’informazione sarà maggiormente curata e resa immediata e rapida. Si preferisce utilizzare ampiamente briefing e Twitter piuttosto che il sintetico testo spesso modificato a voce in aula, ed è prevista anche la partecipazione di padri sinodali invitati, che daranno un volto agli interventi. Le relazioni generali pronunciate nei momenti stabiliti dal calendario del Sinodo saranno a disposizione nelle diverse lingue e offriranno il contenuto dei lavori dell’assemblea».
Come si concluderà questo Sinodo? Ci sarà un documento che farà da "pista di lavoro" per l’assemblea ordinaria del 2015?
«Alla conclusione del Sinodo vi sarà un messaggio al popolo di Dio e un documento detto sinodale, che sostituirà le "proposizione". Il documento, approvato dall’assemblea, sarà consegnato nelle mani del Santo Padre che ne disporrà a suo piacimento, e sarà la base dell’Instrumentum laboris del Sinodo del 2015».