Germania: morale sessuale lontana dalla vita reale
Nel documento della Conferenza episcopale tedesca la distanza fra la chiesa e i fedeli su convivenze prematrimoniali, controllo delle nascite e contraccezione. L'esclusione dai sacramenti dei divorziati risposati percepita come «una discriminazione ingiustificata e una crudeltà». Sì al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali e la loro parità di trattamento rispetto al matrimonio «come un comandamento di giustizia».
Gli orientamenti prevalenti dei cattolici tedeschi riguardo la pastorale familiare, la morale e la sessualità sono espressi nel documento “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, redatto dalla segreteria della Dbk, Conferenza episcopale tedesca, e presentato dopo l’invio in Vaticano.
Il documento riassume le risposte pervenute al questionario vaticano in vista della terza assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi del 2014: 18 pagine nelle quali vien dato ampio spazio ai dubbi e alle conferme che i cattolici tedeschi hanno espresso. La Dbk certifica l’esistenza di una «grande differenza tra i credenti e la dottrina ufficiale della chiesa». Ciò riguarda, in primo luogo, i problemi dei divorziati e risposati, la contraccezione e l’omosessualità. In tutti questi settori il magistero sarebbe compreso o accettato solo da una parte minoritaria dei credenti. Nel documento si sottolinea il rifiuto della “morale del divieto”, bloccata in forme e regole spesso sanzionante ma non condivise perché non spiegate e quindi causa d’incomprensioni.
Le note positive. Un dato rilevante è la certezza dei cattolici tedeschi sulla genitorialità come fulcro della famiglia cristiana e della comunione di preghiera nelle famiglie, come pure il rifiuto delle pratiche abortive. Il documento evidenzia la difficoltà ad accettare talune indicazioni della chiesa, ma dimostra come nella chiesa cattolica tedesca sussista uno sforzo pastorale per consulenza e assistenza ai coniugi e alle famiglie, in particolare con numerosi centri di consulenza familiare attiva. La chiesa che emerge dai questionari tedeschi chiede una conoscenza reale delle situazioni esistenziali e delle difficoltà di coniugi e famiglie nella società attuale, con il coinvolgimento concreto nell’organizzazione del Sinodo straordinario del 2014 e di quello ordinario del 2015.
Nuovi passi da compiere. Per i fedeli tedeschi è urgente un «nuovo approccio» nel valutare il fallimento delle relazioni umane. La maggior parte dei fedeli pensa che la chiesa abbia «un atteggiamento favorevole alla famiglia, ma d’altra parte una morale sessuale lontana dalla vita reale». Sono – stando ai questionari – il «linguaggio della chiesa e l’impostazione autoritaria di tutte le sue comunicazioni ufficiali» a non aiutare a trovare la comprensione e il consenso dei fedeli, anche a causa di una scarsa propensione alla discussione.
Un punto negativo è dato dalle difficoltà dettate dalle situazioni familiari che si creano con la secolarizzazione della società e le esigenze del mercato del lavoro flessibile, che hanno sottratto tempo alla dimensione comunitaria familiare. Dalle risposte i vescovi tedeschi desumono che «bisogna cercare un luogo all’interno della chiesa che possa essere occupato da persone che provengono da matrimoni falliti» anche per valutare se e come sia gestibile una qualche riammissione ai sacramenti: la pastorale deve fare attenzione al valore sacramentale perché l’accompagnamento dei genitori ai bambini nello sviluppo della fede viene a mancare quando essi non possono più partecipare all’eucaristia, e i piccoli pagano l’assenza della testimonianza.
Apprezzamento giunge all’attenzione pastorale locale verso i divorziati risposati, ma c’è la sensazione di un atteggiamento impietoso della chiesa e l’esclusione dai sacramenti quale conseguenza di un nuovo matrimonio civile è percepita «dalle parti interessate una discriminazione ingiustificata e una crudeltà». Secondo un recente sondaggio il 66 per cento dei cattolici è a favore di un matrimonio religioso per i divorziati.
Risposte dalla morale cristiana. Le risposte mostrano una evidente distanza tra battezzati e dottrina soprattutto per quanto riguarda la convivenza prematrimoniale (ormai quasi «una capillare realtà pastorale»); il controllo delle nascite (pochi conoscono veramente l’enciclica “Humanae vitae”; la distinzione tra metodi anticoncezionali “naturali” e metodi “artificiali” e il divieto di ricorrere ai contraccettivi viene rifiutata dalla maggior parte dei cattolici e praticamente ignorata); per l’omosessualità si rileva che i fedeli cattolici sono inseriti nella società tedesca, e una fascia sempre più larga della popolazione mette sullo stesso piano coppie eterosessuali e omosessuali.
La tendenza va verso l’uguaglianza giuridica tra le convivenze omosessuali e il matrimonio: i fedeli tedeschi ritengono la liceità del riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali e la loro parità di trattamento rispetto al matrimonio «come un comandamento di giustizia». Ma respingono fermamente l’apertura del matrimonio in quanto tale a coppie omosessuali, con però l’assenso a forme di «benedizione comunitaria». Il documento, quindi, riporta la necessità che la chiesa riveda il significato della vita coniugale e familiare come vocazione alla sequela di Gesù, anche a prescindere dagli orientamenti sessuali.