"Tracce di memorie" è il progetto che porta sul palco gli anziani di Cadoneghe
Sabato 19 marzo, al Piccolo teatro Don Bosco di Padova, va in scena L'aria delle undici, lo spettacolo esito del laboratorio teatrale curato da Stefano Skalkotos e Loris Contarini con gli anziani del comune di Cadoneghe per il recupero della memoria del territorio.
Recuperare la memoria e l’identità di un territorio può contribuire ad aumentare la capacità di accogliere l’altro, anche se diverso da noi. È da questa convinzione che ha preso il via il laboratorio di narrazione teatrale over 65 “Tracce di memorie”, organizzato dall’assessorato ai servizi sociali del comune di Cadoneghe e ideato e diretto da Stefano Skalkotos e Loris Contarini in collaborazione con Top - Teatri off Padova, che si è concluso con la messa in scena dello spettacolo L’aria delle undici (in alto, foto di Giandomenico Tono) in replica sabato 19 marzo a Padova al Piccolo teatro Don Bosco di via Asolo (zona Paltana).
«All’inizio del mio mandato amministrativo – spiega Augusta Parizzi, assessore ai servizi sociali di Cadoneghe – pensavo già alla possibilità di realizzare un progetto sul narrare e il donare all’altro la propria esperienza di vita, ma non sapevo come avrei potuto realizzarlo. In occasione di una visita agli ospiti del soggiorno climatico montano che il nostro comune organizza ad Andalo per gli anziani, ho incontrato l’attore e regista Stefano Skalkotos che, in quei giorni, collaborava con i nostri animatori. Era molto colpito dai racconti che gli ospiti gli avevano fatto e pensava di trasformarli in un testo teatrale. È iniziata così l’elaborazione del progetto e la collaborazione con Skalkotos e il regista Loris Contarini».
Un percorso durato un anno e mezzo e suddiviso in tre tappe: in una prima fase i trenta iscritti al progetto sono stati intervistati e i loro racconti sono stati raccolti in un breve documentario per la regia di Pietro Parolin. Subito dopo è stato attivato un laboratorio teatrale, diretto da Skalkotos e Contarini, a cui si è affiancata la coreografa Sandra Zabeo per un lavoro sul corpo e i movimenti. Infine, è stata costruita la compagnia teatrale composta da ventitré over 65, sono stati scritti i testi e creato l’allestimento teatrale dello spettacolo finale. In scena ogni attore recita un monologo che racconta la sua vita personale e lavorativa. Ogni racconto è legato all’altro da coreografie, alcune di gruppo e altre di coppia, in cui i movimenti del corpo sono i veri protagonisti. La scenografia è stata realizzata con semplici sedie sulle quali sono stati trascritti i singoli monologhi.
«Il titolo L’aria delle undici ci è stato suggerito dal racconto di Giuliano, purtroppo mancato durante lo svolgimento del progetto – racconta Loris Contarini – Giuliano ci ha parlato di quando, ragazzino, lavorava nei campi del Polesine. Il suo compito era di s’ciaresare le piante, ossia togliere dai filari seminati le piante meno forti per far crescere meglio le più sane. Un lavoro duro che, in estate, trovava ristoro quando alle 11 dal fiume arrivava una fresca brezza che faceva muovere le foglie. L’aria delle undici ci è sembrato il titolo perfetto per il nostro spettacolo perché, come nei campi alle 11 tutto era sospeso, così noi per questo progetto ogni mercoledì abbiamo sospeso le nostre vite e ci siamo raccontati e ascoltati». Il risultato è uno spettacolo toccante che dimostra l’importanza del teatro sociale che, più di altri generi, sonda e scandaglia l’animo umano e lo riporta al pubblico sotto forma di metafora.