Famiglie in rete, solidali con altre in difficoltà
Il progetto “Famiglie al centro. La forza delle reti” coinvolge sedici comuni padovani e, in questi primi due anni, ha già avviato undici reti (76 famiglie in tutto), che mettono a disposizione risorse, tempo e capacità. L’obiettivo è quello di coltivare comunità civili più solidali e attente ai più deboli.
Quello che un tempo poteva considerarsi uno spontaneo e naturale rapporto di reciproco aiuto tra famiglie nella gestione della propria quotidianità, attraverso semplici e vicendevoli servizi (dall’accompagnare i bambini a scuola al tenerli “in custodia” il pomeriggio, mentre i genitori erano al lavoro), oggi, in una società perennemente di corsa e che si dimostra estremamente concentrata su di sé, ha bisogno di abbattere più di uno steccato per recuperare una sensibilità civile indispensabile che rischia di scomparire.
Occorre facilitare semplici, ma preziosissime, pratiche virtuose che sostengano le famiglie, soprattutto quelle in cui si manifesta il germe del disagio, per ricreare relazioni, anche più umane, tra cittadini che sappiano farsi carico dei più indifesi: minori, madri sole, disabili, anziani… Due anni fa, ad avere quest’intuizione con il progetto “Famiglie al centro. La forza delle reti” sono stati otto comuni della zona Ovest di Padova (Cervarese Santa Croce, Mestrino, Rovolon, Rubano, Saccolongo, Selvazzano Dentro, Teolo e Veggiano) già allenati a cooperare per favorire al loro interno comunità più solidali e cittadini maggiormente attenti ai bisogni degli altri e a cui si sono aggiunti, subito dopo, anche Abano Terme e Torreglia. E adesso, con il nuovo anno appena partito, si sono aggregati al progetto altri sei comuni della cintura urbana padovana (Albignasego, Cadoneghe, Limena, Montegrotto, Noventa Padovana e Ponte San Nicolò), riconoscendosi nei valori e nelle finalità del Centro per l’affido e la solidarietà familiare di Padova Ovest, che ha sede nel comune di Selvazzano Dentro.
In questi primi due anni, le undici reti di famiglie, per un totale di 76 nuclei, si sono costituite negli altrettanti comuni non solo per la presa in carico attraverso l’affido di un minore in difficoltà, ma anche per mettere a disposizione tempo, risorse e competenze in maniera completamente gratuita, assumendosi la cura dell’intera famiglia che esprime un determinato bisogno. In ogni comune le reti sono guidate da un’équipe formata da assistenti sociali, pedagogisti, educatori e psicologi per agire soprattutto in termini preventivi sul disagio familiare. A loro volta i comuni condividono un tavolo interistituzionale mensile per far quadrare obiettivi e bilanci e trovare soluzioni alle problematiche più ricorrenti.
«Le energie spese sono tante a ogni livello – sottolinea Stefania Donegà, assessore al sociale del comune di Rubano, che ha avviato finora una rete composta da otto famiglie – e il progetto è di sicuro perfettibile, ma offre una serie di opportunità da non sottovalutare e, per questo dopo questa prima fase, stiamo già pensando di allargare l’affido leggero anche agli anziani». E da un primo bilancio, di una cosa l’assessore è certa: «Le famiglie coinvolte sono molto felici di far parte del coordinamento, perché gratifica moltissimo mettersi a disposizione di altre famiglie. Inoltre, anche la figura dell’assistente sociale sta acquisendo una nuova dignità agli occhi dei cittadini: non è più colei che “porta via” i figli alle coppie, ma viene percepita come una risorsa che si fa mediatrice nella risoluzione dei problemi. È questa un ricchezza non da poco che deriva dalla condivisione del bene e ognuno fa la sua parte sulla base di quanto può, nella massima libertà».