L’accoglienza diffusa funziona. Basta non dire sempre di no
Nell’Alto vicentino i primi 22 comuni ad applicarla. Un anno dopo la firma del protocollo, il modello funziona: 220 migranti su una popolazione di 105 mila abitanti e nessun caso di cronaca degno di nota, se non per le tensioni nel piccolo centro di Tonezza dove i migranti stipati in un hotel da prima della firma del protocollo sono 80. Esattamente il contrario di quanto accade ad Abano, dove la tensione è alle stelle per la possibile apertura dell'hub regionale a Giarre.
A due anni dall’inizio di questa seconda emergenza migratoria, l’«accoglienza diffusa» dei migranti è un modello vincente ma anche un mantra sempre più sulla bocca di amministratori, politici e gestori di servizi.
«È necessario un modello diffuso di accoglienza», ha scritto mercoledì scorso a Repubblica il presidente dell’Anci (l’associazione dei comuni italiani) Piero Fassino. «A Trieste l’accoglienza diffusa funziona», fa sapere Il Fatto quotidiano. «Una diversa distribuzione sul territorio» per evitare ammassamenti, auspica il prefetto di Genova. E infine «accoglienza diffusa anche per i migranti di Potenza», certifica direttamente il ministero dell’Interno dal suo portale internet.
Dalle parole, però, è tempo di passare ai fatti. Anche perché, nonostante nei primi otto mesi dell’anno gli arrivi siano calati di un quinto rispetto al periodo gennaio-agosto 2015 (201 mila contro 356 mila di un anno fa), il fenomeno continua a essere percepito come un’emergenza dalla popolazione.
E un fatto, in effetti, in tutto questo tempo c’è stato. Si tratta del protocollo siglato dai sindaci dell’Alto Vicentino con la prefettura di Vicenza esattamente un anno fa. Un’iniziativa che faceva della quota due migranti ogni mille abitanti e della possibilità di impiegare gli ospiti in lavori di decoro urbano (su base volontaria) i punti forti. A dodici mesi di distanza, l’accordo funziona: tra i 22 comuni che hanno aderito, quelli che ancora non ospitano alcun migrante si contano sulle dita di una mano, e poi ci sono due casi in cui il numero dei richiedenti asilo supera la quota prevista: Santorso (45 per 11 posti) e Tonezza (dovrebbe ospitarne uno, invece all’hotel Belvedere sono in 80, presenti da prima del protocollo).
Gli ultimi arrivi si sono registrati proprio nei giorni scorsi a Lugo di Vicenza, comune che ha accolto una mamma nigeriana con tre figli in età scolare. Queste 22 amministrazioni a oggi ospitano circa 220 migranti che si stanno integrando in una popolazione di oltre 105 mila cittadini.
Un modello che appare molto simile a quello discusso da governo e comuni nell’incontro romano del 14 settembre. L’obiettivo è la ricerca di un «patto nazionale», per rimanere alla definizione di Fassino, in grado di rendere più omogenea la distribuzione dei richiedenti asilo, a partire dalla creazione di centri regionali di prima accoglienza che sfocino in un sistema «diffuso» con l’obiettivo di superare l’attuale situazione che vede solo mille comuni (sugli 8 mila totali) accogliere i 120 mila migranti presenti sul territorio nazionale.
La gestione del fenomeno deve insomma tornare in capo ai comuni attraverso i normali canali dello Sprar, superando così il percorso parallelo basato sulle prefetture che ha creato molto malumore e ha finito per generare un sistema opaco in cui i controlli sono tutt’altro che scontati.
E proprio attraverso il sistema di protezione richiedenti asilo a metà settembre sono arrivati tre migranti africani anche a Ponte San Nicolò. Ospitati in via Pertini, con la gestione della coop Città Solare avranno modo di ricambiare l’accoglienza impegnandosi in lavori socialmente utili, come ha dichiarato il sindaco Rinuncini al Mattino.
Di tutt’altro tenore è invece la situazione ad Abano, dove in 2.500 sono scesi in piazza lunedì 19 settembre sera per dire no alla creazione dell’hub per l’accoglienza che potrebbe sorgere in via Roveri a Giarre, dove l’ex caserma Primo Roc è stata individuata dal prefetto Patrizia Impresa come sito idoneo. Molti i cittadini giunti anche dai comuni limitrofi per dire no all’assembramento di migranti nella città delle terme. Certo, ci vorrebbe un’accoglienza diffusa…