Dallo studio "Crescere" della fondazione Zancan: ragazzi sereni in famiglia
Presentati i risultati della seconda annualità dello studio Crescere della fondazione Zancan e di altri soggetti del territorio tra Padova e Rovigo. L’indagine longitudinale è iniziata nel 2013 e monitorerà fino ai 18 anni la vita quotidiana di oltre 400 ragazzi delle due province venete e le rispettive famiglie.
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Sono ragazzi alla soglia dell’adolescenza che, in linea generale, stanno bene, godono di una buona stima in se stessi, dialogano facilmente in famiglia, praticano tutti, o quasi, regolarmente qualche attività sportiva e frequentano volentieri la scuola. Addentrandosi nell’intimità spirituale, per metà di loro esiste un essere superiore e tre quarti crede anche in una religione, soprattutto in relazione a quella professata in famiglia. È questa la rapida fotografia degli oltre 400 ragazzi dai 12 ai 13 anni residenti tra il Padovano e il Rodigino che, insieme alle loro famiglie, fanno parte del campione dell’indagine Crescere, progetto longitudinale che vede come capofila la fondazione Zancan, in collaborazione con numerosi enti del territorio (Ulss 16, 85 comuni della provincia di Padova e Rovigo, le fondazioni De Leo, Girolamo Bortignon e Opera Immacolata Concezione).
Lo studio, che accompagnerà i ragazzi fino al 18° anno di età, indagando aspetti relazionali, sociali, scolastici e l’ambito della salute, ha appena concluso il secondo anno d’indagine, rivelando già alcune interessanti differenze rispetto all’anno precedente. Per Tiziano Vecchiato, direttore della fondazione Zancan, il primo obiettivo raggiunto sta nel fatto che «ragazzi e famiglie ci credono. Ne hanno compreso la valenza sociale e si mettono in gioco con impegno e serietà. E ora siamo pronti a proiettare i primi risultati anche sui territori, mettendo a servizio della genitorialità e delle comunità quanto è emerso». «Nel 2014, il 69 per cento dei preadolescenti intervistati si sentiva trattato in modo giusto dai propri insegnanti – spiega Giulia Barbero Vignola, ricercatrice della Zancan – Abbiamo registrato invece che adesso la percentuale si è abbassata al 56 per cento: è un primo indizio, che già avevamo messo in conto, dell’ingresso nell’età incerta, quella dell’adolescenza, in cui il rapporto con gli adulti di riferimento viene scosso da una maggior criticità da parte dei ragazzi».
Eppure c’è qualcosa che risulta tenace e che non viene, per il momento, ancora messo in discussione: è la buona relazione con i genitori e il dialogo allenato, soprattutto con la madre. «I due terzi degli intervistati – continua Barbero Vignola – dicono che è “facile o molto facile” parlare con il padre di cose che preoccupano veramente. Il confronto con la madre risulta ancora più agevole: per 8 su 10 è “facile o molto facile” parlare con lei ed è sempre lei a essere la prediletta dalle figlie, che si trovano meno in imbarazzo ad affrontare argomenti anche intimi rispetto che con il padre». Questo positivo rapporto con le figure genitoriali ha buone ricadute sul benessere generale di quei ragazzi che dimostrano maggiore stima in se stessi, più bravura in ambito scolastico e sportivo, maggior dimestichezza nelle relazioni con i coetanei.
Ritornando al mondo dell’istruzione e dell’apprendimento, la scuola piace a 7 su 10, 1 su 10 non la ama particolarmente, mentre 1 su 10 la ritiene fonte di grande stress. E, come detto in precedenza, a “perdere punti” per i 12-13 enni di Crescere è la fiducia nei propri insegnanti, ma anche la propria autostima che, rispetto a quando avevano 11 e 12 anni, si è abbassata alla fascia di soddisfazione intermedia. «Proprio da qui – annuncia Barbero Vignola – partiremo con gli incontri sul territorio nel 2016 per approfondire con genitori, educatori e ragazzi, i motivi di questa “frattura” che lo studio mette in luce». Un lavoro così complesso e persistente nel tempo, che non ha precedenti in Italia, è molto impegnativo, perché risulta molto faticoso mantenere il campione che, nell’ultimo anno, ha già perduto una settantina di interlocutori. Le cause principali? «Dai nostri frequenti contatti con le famiglie – conclude Barbero Vignola – grazie anche alla collaborazione con l’Ulss 16 che periodicamente le contatta per offrire una visita gratuita legata alla salute, tra i maggiori ostacoli alla partecipazione emergono, soprattutto, i trasferimenti in altre città e le difficoltà familiari per i quali i genitori non se la sentono di sovraccaricare i figli di altre fatiche emotive».
«L’abbandono di circa 70 preadolescenti è più che fisiologico – sottolinea anche Vecchiato – Potevamo perdere molti più soggetti, ma questo dimostra che le persone coinvolte, i ragazzi e le famiglie, hanno compreso il valore dell’indagine, collaborano attivamente e a livello gratuito». Tra gli incontri di approfondimento che saranno organizzati nelle scuole e nei comuni più sensibili nel corso del prossimo anno ci sarà un’attenzione particolare anche alla salute e al rapporto con l’alimentazione: «Il rischio obesità è un tema molto sentito tra i ragazzi e i loro genitori e necessita di maggiori approfondimenti sugli stili di vita e le abitudini alimentari».