Caritas italiana dice “no” agli hotspot per i migranti. A Pozzallo è allarme accoglienza minori
Al Festival Sabir organizzato a Pozzallo, in Sicilia, la delegazione Caritas ribadisce il suo "no" al sistema degli hotspot europei che non rispettano i diritti dei migranti. Con un allarme minori: nell'hotspot di Pozzallo su 180 persone accolte ben 140 sono bambini, ai quali non si riesce a trovare una sistemazione nella rete dell'accoglienza in Italia.
No alla “scelta scellerata” degli hotspot voluti dall’Europa: “non rispettano i diritti dei migranti e le procedure” per la richiesta d’asilo o altre forme di protezione umanitaria.
Questa è la posizione di Caritas italiana, che sta partecipando con i rappresentanti delle Caritas diocesane impegnate in tutta Italia nell’accoglienza al Festival Sabir a Pozzallo (Ragusa), organizzato insieme ad Arci, Acli, Asgi, Associazione Carta di Roma, Associazione A Buon diritto, che culminerà in una marcia “contro i muri” con migliaia di partecipanti la mattina di domenica 15 maggio.
Nelle stesse ore in cui in Sicilia e Calabria stanno arrivando circa mille migranti eritrei, egiziani e nigeriani provenienti dall’Egitto, a testimoniare forse la riapertura di una nuova rotta, i delegati di Caritas italiana entreranno nel centro chiuso di Pozzallo, uno dei 5 hotspot già attivi in Italia, insieme a quelli di Augusta, Taranto, Lampedusa e Porto Empedocle.
Pozzallo, è emergenza minori.
Attualmente vi sono accolte 180 persone di cui ben 140 sono minori, “con un aumento del 170% rispetto allo scorso anno. Il problema grave – denuncia Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana – è che questi minori, spesso non accompagnati, non si riescono a ricollocare. Non ci sono strutture in Italia che possono ospitarli, anche a causa della diminuzione dei fondi delle rette di accoglienza”.
La società civile impegnata su questi temi unisce le forze per ripartire da Pozzallo con un obiettivo comune: la tutela e la protezione delle persone che fuggono.
“Hotspot non tutelano i diritti”.
“Noi critichiamo il sistema dell’hotspot così come lo ha immaginato l’Europa – afferma Forti - In Italia o in Grecia, l’idea di creare una procedura accelerata che non rispetta i diritti dei migranti per individuare, al momento dello sbarco, chi ha diritto a rimanere e chi deve essere invece respinto, per noi è una compressione inaccettabile dei diritti. Chiediamo di ritornare completamente alla situazione prima degli hotspot: accelerare sì le pratiche, ma sempre nel rispetto dei diritti e delle procedure”.
La Caritas e le altre organizzazioni umanitarie hanno infatti riscontrato e denunciato rimpatri di migranti “senza che abbiano avuto prima le necessarie informazioni”.
“A Pozzallo questo avveniva fino a gennaio, oggi non succede più anche grazie alla nostra azione di pressione – precisa – ma in altri hotspot accade ancora. Abbiamo notizie di persone rimpatriate in Grecia senza nessun tipo di garanzia, senza informazioni su dove andavano, con il sequestro dei telefonini. Sono una serie di segnali che confermano la nostra preoccupazione”.
Nell’hotspot di Lampedusa, invece, “non ci sono questioni particolarmente drammatiche – informa Forti – se non la permanenza troppo prolungata di somali che rifiutano di farsi identificare. Non li trasferiscono sulla terraferma fino a che danno le impronte. Questo denota la debolezza del sistema”.
I flussi 2016 in Italia? “Da 140.000 a max 230.000 arrivi”.
Gli ultimi dati dell’agenzia Frontex sugli arrivi di migranti in Italia ad aprile (8.370) registrano oggi una nuova inversione di tendenza: dal giugno 2015 ad oggi gli arrivi in Italia sono stati superiori a quelli in Grecia (2.700, il 90% in meno), a causa dell’accordo Ue-Turchia, anche se a livello generale la cifra di aprile è del 13% in meno rispetto a marzo.
Riguardo alla rotta del Mediterraneo centrale secondo Forti “siamo più o meno sui flussi dell’anno precedente. Anche se ci prepariamo ad un estate calda, la forbice di arrivi probabilmente sarà sempre la stessa: da un minimo di 140-150.000 ad un massimo di 200-230.000 arrivi”.
I muri? “Il fallimento della politica”.
L’ufficio immigrazione di Caritas italiana ha anche incontrato a Pozzallo la presidente della Camera Laura Boldrini, la quale ha ribadito, a proposito delle chiusure dell’Europa e della situazione del Brennero: “Il muro è il fallimento della politica, è un segno di debolezza. Testimonia l’incapacità politica di risolvere i problemi. E’ uno scandalo che un’Europa a 28 Stati, forte di 500 milioni di persone, si faccia mettere in ginocchio da un milione di profughi, lo 0,2% dell’intera popolazione europea”.
La presenza a Pozzallo di molti rappresentanti delle istituzioni impegnati nell’accoglienza dimostra una collaborazione esistente tra i diversi soggetti sociali.
“C’è una consapevolezza diffusa e condivisa da parte di tutti gli attori che le cose non possono continuare così – aggiunge Forti – Sono tutti convinti che ci deve essere un cambio di marcia da parte della politica, che purtroppo ancora non vediamo, perché le scelte prese sono discutibili: l’accordo Ue-Turchia, la posizione ancora molto indefinita dell’Egitto. L’Europa deve ritrovare se stessa. Abbiamo perso la nostra umanità, e questo ce l’hanno fatto capire i profughi”.