Brennero, molti più ingressi che uscite dal nostro paese
Una terra di confine che sa cosa significa tirar su muri e barriere. Una terra che con Shengen ha capito che se vuoi lo sviluppo e l’armonia, i muri vanno abbattuti. Ed è proprio qui, al Brennero, che l’Austria ha deciso di reintrodurre i controlli alla frontiera per bloccare il passaggio dei migranti. Ma i conti, numeri alla mano, non tornano.
Il progetto austriaco prevede l’autostrada a quattro corsie con un limite di velocità di 30 chilometri orari, i tir separati dalle auto e, se necessario, una barriera alta quattro metri e lunga 370.
Anche i treni saranno controllati e l’Italia si oppone alla richiesta di Vienna che vuole i controllori già da Fortezza, per cui gli austriaci ipotizzano lo stop alla stazione di Steinach per controllare che sui convogli non vi siano migranti irregolari: «Controlleremo tutti i passeggeri su tutti i treni se l’Italia non dovesse consentire ai poliziotti austriaci di iniziare i controlli già da Fortezza – ha dichiarato Helmut Tomac, capo della polizia tirolese – e se necessario saranno inviati al Brennero anche soldati per dare supporto ai 250 agenti già previsti, ma la decisione spetterà al ministero della Difesa».
Questo quanto minacciato in attesa del vincitore al ballottaggio per le presidenziali austriache il prossimo 22 maggio tra l’esponente dell’estrema destra Norbert Hofer e l’ambientalista Alexander Van der Bellen, mentre dal colloquio fra il ministro degli Interni italiano Angelino Alfano e il suo omologo austriaco Wolfgang Sobotka è emersa la volontà di non procedere nell’immediato con il blocco del passo del Brennero.
Al momento, ha spiegato Alfano, l’Italia «non prevede che alla frontiera del Brennero si corra il rischio di un massiccio arrivo di migranti provenienti dal nostro paese», specificando che sono stati 2.722 i migranti che hanno oltrepassato il confine austriaco per giungere nel nostro paese, «un numero molto superiore a quello che dall’Italia si è diretto verso l’Austria».
Una questione che non lascia indifferente nessuno, questa del Brennero, nemmeno papa Francesco.
«Il papa è molto sensibile alla questione dei profughi ed è al corrente di quanto succede al Brennero», ha raccontato il vescovo di Bolzano-Bressanone Ivo Muser che ha parlato dei migranti con papa Bergoglio al termine dell’udienza generale del 27 aprile scorso.
«Appena ci ha visto – ha raccontato alla stampa il vescovo Muser – il santo padre ha subito cominciato a parlare del Brennero. Del resto si trattava della stessa questione affrontata durante l’udienza, nella quale ha parlato proprio della parabola del buon Samaritano, che ci interroga su un punto fondamentale: chi è il tuo prossimo? È chi ha bisogno e, di fronte a chi ha bisogno di aiuto, non puoi volgere le spalle. Mi pare che la soluzione alla quale ci si avvia al valico del Brennero sia una soluzione che divide, mentre noi siamo tenuti a dialogare, anche perché i poveri di questo mondo sembra che non si lascino più fermare».
Sull’ipotesi concreta che al Brennero si alzino barriere il vescovo ha dichiarato ad Avvenire: «Spero ancora e sempre che si possa trovare un’altra soluzione, perché secondo me quella non andrebbe nella giusta direzione. Me lo auguro anche per la nostra terra, perché il Brennero è luogo simbolo della nostra storia e anche delle nostre sofferenze. Mi auguro che si possa dare una risposta europea, non una risposta ispirata al populismo. Questo mi preme: che anche nella nostra popolazione non vi siano voci populiste, non servono a risolvere i problemi».
Le barriere minacciate dal governo austriaco preoccupano molto anche il mondo dell’economia.
Il traffico delle merci al Brennero interessa, ogni anno, 29 milioni di tonnellate di merci trasportate su gomma e 12 su treni e rallentare questo flusso significa incidere pesantemente sul nostro import-export.
«È chiaro che non è così che si risolve il problema epocale dell’immigrazione che troverà certamente altre strade. A bloccarsi al nuovo muro saranno solo le nostre merci. Con il vero risultato concreto del gravissimo danno per l’economia e per i trasporti, ma anche per l’Unione perché la libera circolazione è il simbolo dell’integrazione europea», ha dichiarato Claudio Comini, presidente degli autotrasportatori dell’associazione Artigiani Trentino.