Quando i migranti sono in classe. La Wsa del liceo Duca d'Aosta
Anche il liceo Duca d'Aosta ha partecipato al percorso del programma World social agenda di cittadinanza responsabile promosso e organizzato da fondazione Fontana. Il tema: le migrazioni.
Suleman è un ragazzo di 19 anni che viene dal Ghana e vive in Italia da 18 mesi. Charlotte, studentessa della 2G del liceo Duca d’Aosta di Padova, l’ha conosciuto durante una festa del comune di Rubano e, curiosa di conoscere la sua storia, assieme a un gruppo di compagni di classe, l’ha intervistato per il programma World social agenda.
Preparare le domande, conoscere nuove persone, strutturare un’intervista lavorando assieme è stata una delle attività sulla quale la fondazione Fontana ha voluto puntare per dare ai ragazzi la possibilità di confrontarsi direttamente e in prima persona con il tema delicato delle migrazioni.
Coordinati dalle docenti Monica Dario e Daniela Favretto, i ragazzi della 2A e 2G hanno raccolto testimonianze di chi ha ancora ben nitidi i ricordi e i sentimenti legati al proprio viaggio. Come Suleman, incarcerato in Libia solo perché non risultava essere cittadino libico e costretto a lavorare come muratore per pagarsi il “viaggio della speranza” su una barca fatiscente, sulla quale ha visto morire persone. Testimonianze differenti racchiuse nel blog armiebagagli2017.wordpress.com che la fondazione, dopo un lungo lavoro fatto di sbobinature, trascrizioni e tessitura, ha voluto raccogliere per documentare il percorso fatto assieme, consegnando un materiale prezioso e unico.
Il percorso dei ragazzi delle due classi, invece, si è concluso con l’ultimo incontro del programma Wsa. Oltre a vedere il documentario che il regista Marco Zuin ha realizzato assemblando tutte le loro interviste, si è parlato dei recenti flussi migratori, quelli che a giorni alterni vengono raccontati sui giornali tra una “emergenza sbarchi” e qualche dato inesatto.
Tra i presenti è intervenuto Davide Zagni che si occupa della parte legale della cooperativa Populus e che ha illustrato l’iter farraginoso e burocratico che deve seguire l’immigrato una volta giunto in Italia. Accanto a lui c’era il 28enne Djibril, maestro di arabo scappato dal Mali, che, ben contento, ha risposto alle domande fatte dagli studenti. Sara Bin di fondazione Fontana, conosce bene la sua storia: «Vivono una vita in attesa, quando si sentono dire di “no” il loro umore cambia, subiscono un trauma da stress. Ma non sempre nulla è perso: quando sono seguiti in un certo modo e sono coinvolti nel realizzarsi, allora l’idea di futuro è davvero possibile». Tra i ragazzi c’era anche Suleman. Ha accettato l’invito, nonostante un po’ di imbarazzo e timidezza: «È la dimostrazione che il percorso ha dato i suoi frutti – ha spiegato Francesca Benciolini della fondazione Fontana – Una volta terminato il percorso, nei ragazzi rimane un seme che, alimentato e supportato, può portare alla creazione di nuove strade e nuovi legami».