Il riscatto storico dei Sioux di Standing Rock: l’acqua è sacra, l’oleodotto non si farà

Dopo mesi di proteste pacifiche dei nativi contro l'oleodotto che può inquinare le acque e i territori considerati sacri dai Sioux, ieri il genio militare Usa ha deciso di non autorizzarne la costruzione. Una vittoria appoggiata da Obama. Rimane l'incognita Trump

Il riscatto storico dei Sioux di Standing Rock: l’acqua è sacra, l’oleodotto non si farà

L’acqua è sacra, la terra è sacra: sono insegnamenti spirituali comuni a tutti i popoli nativi, leggi immutabili e ancestrali ignorate negli ultimi 500 anni di storia delle Americhe, del nord e del sud. Interessi economici e politici hanno vìolato ogni tipo di diritto sui territori di loro proprietà, fino all’esproprio e al genocidio. E’ quindi una notizia esaltante, quasi un riscatto storico, la vittoria dei nativi Sioux della riserva indiana di Standing Rock sotto il lago Ohae, in Nord Dakota. Da aprile un accampamento stabile con almeno seimila attivisti di tutte le tribù e ambientalisti protestano pacificamente contro l’oleodotto “Dakota access pipeline”, 1800 km di condutture che dovrebbero passare proprio sulle loro terre sacre, distruggendo l’ambiente e inquinando le acque del fiume Missouri. Il genio militare dell’esercito degli Stati Uniti (Army corps of engineers), 200 ingegneri incaricati di autorizzare alcune opere pubbliche civili, ha bocciato ieri il progetto dell’oleodotto, invitando i costruttori a studiare percorsi alternativi e riservandosi di riesaminarlo non appena sarà corretto.

I “protettori dell’acqua”. Il movimento popolare di Standing rock – come tanti altri che nel mondo lottano per difendere le terre o per il diritto alla casa e al lavoro –  per la prima volta ha raggiunto una notorietà planetaria. Nonostante la scarsa copertura dei media mainstream statunitensi e la violenta repressione da parte delle forze dell’ordine, con diversi feriti gravi e centinaia di arresti, i “protettori dell’acqua” (“Water protectors”, così si definiscono) sono stati capaci di usare i social in maniera intelligente, con video-denuncia, siti e petizioni on line al presidente Barack Obama, la presenza di testimonial famosi tra cui molti attori hollywoodiani e il sostegno delle principali organizzazioni per i diritti umani ed ecologiste. Negli ultimi giorni avevano aderito perfino duemila veterani di guerra, molti dei quali nativi che hanno combattuto in Vietnam.

Grati ad Obama. “La Standing rock Sioux tribe e tutte le nazioni indiane saranno per sempre grate all’amministrazione Obama per questa storica decisione”, ha annunciato ieri il portavoce Dave Archambault II, mentre feste e danze tra i falò si sono svolte nella notte, esultando per la vittoria.

Proprio ieri era previsto lo sgombero dell’accampamento ma i “protectors” avevano già annunciato di voler continuare la lotta non violenta, nonostante il gelido inverno che in quelle zone arriva a temperature sotto i 16 gradi. Una vittoria quasi improvvisa e inaspettata, dovuta anche alla mobilitazione, stavolta unitaria, di tutte le tribù native americane.

Il riscatto della memoria. Brucia, nella memoria di tanti popoli, tra cui i Lakota della riserva di Pine Ridge, in Sud Dakota, il ricordo di tante ingiustizie e inganni subiti. Come l’esproprio delle ricche e lussureggianti Black Hills, le montagne sacre note per l’epopea di Cavallo pazzo. Ora vivono in territori aridi e inospitali, le Bad lands, dove perfino l’acqua è avvelenata. O l’uccisione di milioni di bisonti alla base della sopravvivenza dei nativi, il genocidio di un intero popolo, i trattati sempre vìolati con l’inganno dai vari governi americani dell’epoca, il massacro di donne, anziani e bambini a Wounded knee. Tutto ciò, oltre ai film e alla letteratura che ne hanno parlato, è oramai storia documentata e accertata. Ciò che è meno conosciuto sono le condizioni in cui versano oggi i nipoti e pronipoti di Alce nero e Toro seduto: emarginati socialmente e culturalmente in riserve poverissime, poveri e disoccupati, sopraffatti dall’alcool a causa di un enzima mancante nel loro Dna, irretiti dal gioco d’azzardo di chi ha voluto continuare a fare affari sulla loro pelle, con un alto tasso di suicidi per disperazione.

L’incognita Trump. Anche se c’è chi teme l’eventualità di un appello e le future decisioni del presidente eletto Donald Trump – che avrebbe investito da 500 mila a 1 milione di dollari nell’oleodotto –

la vittoria di Standing Rock è oggi un sussulto di orgoglio e dignità per tutti i nativi americani.

Evoca la mite fierezza, nello sguardo e nel portamento, dei grandi capi anziani ritratti in foto quando si presentavano davanti ai generali americani per dialogare in pace, armati solamente delle loro pipe sacre. Allora li ingannarono e tradirono, ma erano soli e isolati, ignari e inesperti di fronte alle astuzie del dio denaro. Oggi sono provati e feriti, ma per la prima volta, hanno il sostegno del mondo. Speriamo che i riflettori non si spengano e che la storia, per una volta, insegni davvero.

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Parole chiave: nativi (9), oleodotto (1), Nord (9), America (8), battaglia (9)
Fonte: Sir