Il mondo celebra la Giornata contro le mine. Ma dalla Siria all'Afghanistan uccidono ogni giorno

Ogni anno, in Afghanistan, si registrano 10.000 nuovi disabili afghani per mine, ordigni e residuati bellici. In Siria ordigni esplosivi e mine hanno un impatto devastante sui civili che cercano di rientrare nei propri villaggi. Solo due esempi di un dramma a cui il mondo non riesce a porre termine. E che porta anche la firma dell'Italia come produttrice ed esportatrice.

Il mondo celebra la Giornata contro le mine. Ma dalla Siria all'Afghanistan uccidono ogni giorno

In occasione della XII Giornata Mondiale per la promozione dell’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi, indetta dalle Nazioni Unite nel 2005, l’Associazione vittime civili di guerra e la Campagna italiana contro le mine hanno organizzato a Roma, presso il Senato della Repubblica, la conferenza dal titolo “Mine Action: un investimento sull’umanità”.
La Giornata ha voluto mantenere viva l’attenzione nei confronti di una minaccia che continua a colpire le popolazioni sia durante, che dopo i conflitti. 

“Spesso emerge un’espressione di stupore alla notizia che esistono ancora vittime civili di guerra in Italia - ha ricordato Giuseppe Castronovo, presidente Anvcg - Dietro questa percezione si nasconde un errore di prospettiva fondamentale: la credenza che gli effetti delle guerre si esauriscano nel momento in cui si instaura una tregua o viene formalizzata la fine del conflitto.

Per questo l’associazione che mi onoro di rappresentare sente forte il dovere morale di rafforzare la sua funzione di promuovere la pace e tutelare le vittime civili di guerra in qualunque parte del mondo esse si trovino: nessuno, infatti, può incarnare questo spirito meglio di chi, come noi, ha subìto nel proprio corpo e nella propria vita le offese della violenza bellica e, proprio in virtù di ciò, si impegna in prima persona perché non ci siano più altre vittime in Italia e nel mondo.
L’Italia, mi rivolgo al Sottosegretario Della Vedova, si adoperi con tutta la sua forza politica, culturale e umana affinché regni la Pace in tutti i paesi del mondo come supremo bene dell’uomo”.

Successivamente proprio il sen. Benedetto Della Vedova ha descritto il quadro italiano riguardo lo sminamento.
“Esprimo la mia soddisfazione per l’iter che sta avendo il disegno di legge presentato dalla sen. Amati contro il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona.

Da molti anni l’Italia contribuisce al programma di sminamento nel mondo, con un occhio importante alle vittime. Il nostro Paese, in tal senso, ha investito circa 46 milioni di euro per lo sminamento, distruggendo inoltre le proprie scorte di mine antiuomo.

In futuro ci concentreremo anche sulla riabilitazione delle vittime, con l’apertura di cinque centri specializzati. Ringrazio, a nome del Governo tutto, le associazioni impegnate per creare un futuro senza mine”.

Un impegno seguito a una lunga stagione di produzione
L'Italia è stata infatti fino ai primi anni Novanta uno dei principali paesi produttori di mine terrestri e anti-uomo. Lo stop è arrivato nel 1997 grazie alla Legge 374 e alla successiva ratifica del Trattato di Ottawa nel 1999.
A quell'epoca il nostro paese aveva stoccato nei suoi arsenali militari 7 milioni di mine antiuomo, di cui ha annunciato la completa distruzione nel 2003. Non sorprende però che mine fabbricate in Italia siano ancora impiegate in tutti i principali conflitti.

Alberto Cairo (delegato del Comitato Croce Rossa Internazionale Afghanistan) ha portato nel corso della conferenza la sua esperienza di vita.
“Nel mondo, purtroppo, c’è una certa assuefazione all’argomento, ma il problema delle mine e degli ordigni bellici è attuale. Io vivo in Afghanistan da 27 anni e questa assuefazione, a tratti, ha colpito me, posso immaginare gli altri.

In questo paese, l’anno prossimo, ricorrono i 70 anni dall’inizio della guerra: questo significa non avere futuro. Ogni anno, per esempio, si registrano 10.000 nuovi disabili afghani per mine, ordigni e residuati bellici.

Ma costruire protesti, che era il mio lavoro, ci siamo accorti che non bastava. Ora, infatti, ci occupiamo anche di reinserire persone disabili all’interno della società; questo è il problema fondamentale che tutti dovremmo affrontare”.

Il dramma della Siria
Mentre i combattimenti si intensificano nel nord della Siria, ordigni esplosivi e mine hanno un impatto devastante sui civili. Lo denuncia Medici Senza frontiere (Msf) in un rapporto diffuso proprio in occasione della Giornata mondiale per la sensibilizzazione sulle mine antiuomo, chiedendo l’avvio urgente di attività di sminamento per ridurre i rischi per le persone che cercano di fuggire o di tornare a casa.

Nel nord della Siria le linee del fronte si spostano, le persone che scappano dalle proprie case o ritornano nei villaggi sgomberati dai combattenti dello Stato Islamico (IS) trovano un paesaggio mortale disseminato di mine, trappole esplosive e ordigni inesplosi.

Nel rapporto “Set to explode” (Pronto a esplodere), Msf ha raccolto le testimonianze delle proprie équipe mediche, dei pazienti e delle loro famiglie nel nord della Siria: centinaia di persone sono state uccise o mutilate da ordigni posti per strada, nei campi o all’interno delle case.

“È molto pericoloso per le persone tornare a casa”, dichiara Karline Kleijer, coordinatore dell’emergenza in Siria per Msf. “Ci sono trappole esplosive piazzate ovunque, sotto i tappeti, nei frigoriferi, addirittura negli orsetti di peluche dei bambini”.

In sole quattro settimane, nell’estate del 2016, lo staff ospedaliero dell’area di Manbij ha ricevuto più di 190 persone ferite dall’esplosione di ordigni.
“Sono iniziati ad arrivare in ospedale furgoni carichi di pazienti feriti”, racconta un medico di Msf dell’ospedale di Arin. “Per evitare il conflitto armato, i civili prendono le strade che considerano sicure, ma finiscono nei campi minati”.

Fino a quando queste aree resteranno minate e disseminate di ordigni inesplosi, le persone nelle aree del conflitto non potranno fuggire, mentre chi era fuggito non riuscirà a tornare a casa.
Finché queste aree non saranno ripulite, la minaccia di bombe e trappole esplosive continuerà ad avere un impatto devastante sulla sicurezza delle persone e sui loro mezzi di sostentamento. Inoltre, le organizzazioni umanitarie saranno scoraggiate dal lavorare in queste aree e questo causerà ancora più sofferenza per la popolazione, considerando che il sistema sanitario è già collassato a causa di anni di guerra.

Msf chiede alle parti in conflitto e ai loro alleati di assicurare la protezione dei civili e consentire attività umanitarie di sminamento nel nord della Siria.
Msf chiede inoltre alla comunità internazionale di aumentare in modo significativo il supporto alle organizzazioni internazionali esperte in attività di sminamento, affinché implementino le proprie attività nel nord della Siria al fine di assicurare la sicurezza dei civili e la fornitura di aiuto umanitario.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: sminamento (1), mine (4), siria (43), Afghanistan (5)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)