Amoris laetitia: c'è da correggere il papa?
Tempo fa quattro cardinali si sono rivolti a papa Francesco per chiedergli di chiarire alcuni punti dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia. Ma il papa, almeno finora, non ha risposto. Di qui l’appello di ventitré studiosi di cinque continenti che in occasione della festa dell’Immacolata hanno pubblicato una dichiarazione di sostegno ai quattro cardinali, Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra, Joachim Meisner.
Tempo fa quattro cardinali si sono rivolti a papa Francesco per chiedergli di chiarire alcuni punti dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia.
Ma il papa, almeno finora, non ha risposto. Di qui l’appello di ventitré studiosi di cinque continenti che in occasione della festa dell’Immacolata hanno pubblicato una dichiarazione di sostegno ai quattro cardinali, Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra, Joachim Meisner.
I punti in discussione, definiti dai quattro cardinali dubia (in italiano “dubbi”), sono in realtà questioni poste al papa e alla Congregazione per la dottrina della fede circa particolari temi concernenti la dottrina o la pratica.
La particolarità di tali “dubbi” è che da un punto di vista formale vengono formulati in modo da richiedere una risposta secca, "sì" o "no", senza il supporto di alcuna argomentazione teologica. Questa modalità di rivolgersi alla Sede Apostolica è una prassi molto tradizionale, addirittura secolare, cui sono ricorsi i quattro cardinali per rivolgere al papa le seguenti cinque domande.
Assoluzione per i conviventi more uxorio
Si chiede se, a seguito di quanto affermato in Amoris laetitia nn. 300-305, sia divenuto ora possibile concedere l’assoluzione nel sacramento della Penitenza e quindi ammettere alla Santa Eucaristia una persona che, essendo legata da vincolo matrimoniale valido, convive more uxorio con un’altra, senza che siano adempiute le condizioni previste da Familiaris consortio n. 84 e poi ribadite da Reconciliatio et paenitentia n. 34 e da Sacramentum caritatis n. 29. L’espressione "in certi casi" della nota 351 (n. 305) dell’esortazione Amoris laetitia può essere applicata a divorziati in nuova unione, che continuano a vivere more uxorio?
Norme morali assolute
Continua ad essere valido, dopo l’esortazione postsinodale Amoris laetitia (cfr. n. 304), l’insegnamento dell’enciclica di san Giovanni Paolo II Veritatis splendor n. 79, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della chiesa, circa l’esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi?
Il peccato grave abituale
Dopo Amoris laetitia n. 301 è ancora possibile affermare che una persona che vive abitualmente in contraddizione con un comandamento della legge di Dio, come ad esempio quello che proibisce l’adulterio (cfr. Mt 19, 3-9), si trova in situazione oggettiva di peccato grave abituale (cfr. Pontificio consiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000)?
Le circostanze attenuanti la responsabilità morale
Dopo le affermazioni di Amoris laetitia n. 302 sulle "circostanze attenuanti la responsabilità morale", si deve ritenere ancora valido l’insegnamento dell’enciclica di san Giovanni Paolo II Veritatis splendor n. 81, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della chiesa, secondo cui: "le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta"?
Il ruolo della coscienza
Dopo Amoris laetitia n. 303 si deve ritenere ancora valido l’insegnamento dell’enciclica di san Giovanni Paolo II Veritatis splendor n. 56, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della chiesa, che esclude un’interpretazione creativa del ruolo della coscienza e afferma che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto?
Sono molte le osservazioni che da un punto di vista teologico-morale si potrebbero fare a partire da ciascuna delle cinque domande. Mi limito a una soltanto, di carattere più che altro generale, metodologico, che mette in discussione il perno attorno a cui girano le suddette domande.
Se ogni nuovo documento, come presuppongono i quattro cardinali, fosse vincolato dalla validità indiscutibile e immodificabile dei precedenti la chiesa non avrebbe storia.
Se viceversa, come pensiamo, la chiesa ha storia e vive nella storia è perché lo sviluppo dottrinale del magistero è in grado di elaborare riletture della Scrittura e della tradizione che possono trovare nuove strade di attuazione del vangelo che riducono o superano la validità di strade precedenti.
Pare francamente infondato sostenere che un’esortazione apostolica sia talmente vincolata da una precedente da non poterla riprendere e sviluppare.
Come Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II ha innovato rispetto alla disciplina precedente, così Amoris Laetitia di papa Francesco può innovare rispetto alla disciplina di Familiaris Consortio. È sempre stato così nella tradizione magisteriale della chiesa: ogni documento riprende e sviluppa il precedente.
Se così non fosse si potrebbe parlare ancora di storia, di chiesa in cammino?