Padova e il suo territorio: trent'anni di attenzione alla città e ai suoi cambiamenti
Il numero 182 della rivista, attualmente in edicola, e il 184 che uscirà a fine anno sono stati pensati dalla direzione per offrire una panoramica degli ultimi tre decenni di sviluppo della città soffermandosi su alcuni cambiamenti di immagine e di costume. La linea editoriale resta quella già espressa nel primo numero: attenzione alla storia, ma anche alle attività che assorbono le energie attuali.
Trent’anni di una città e del suo hinterland, soffermandosi su alcuni cambiamenti di immagine e di costume intervenuti nel frattempo nella società padovana: così la rivista bimestrale Padova e il suo territorio ricorda il trentennale della fondazione.
Con due numeri, il 182 già in edicola e il 184, che sarà pronto per la fine dell’anno, in cui si dà voce ad alcuni dei protagonisti della storia padovana recente perché cerchino di delineare i tratti salienti di un cambiamento che si è fatto sempre più incalzante e che diventa sempre più importante capire nelle sue dinamiche.
Rivolti al passato, e al presente, per tentare di capire il futuro.
Una volontà rimasta fedele allo spirito iniziale, se è vero che l’editoriale del primo numero, datato maggio-giugno 1986, scriveva: «l’attuale rivista sente il bisogno di aprirsi a quegli interessi che, nell’evolversi dei tempi, arricchiscono l’attuale vita culturale padovana per cui accanto alla raccolta di saggi storici e letterari, com’è accaduto in passato, vuole farsi portatrice anche della voce delle scienze, per quello che esse presentano di interesse locale, e di tutte quelle attività che sono sorte in questi anni ed ora assorbono le vivaci energie dei padovani».
Il passato a cui allude il primo editoriale è quello rappresentato da un’altra gloriosa rivista, Padova e la sua provincia. Rassegna mensile a cura della “Pro Padova”, uscita tra il 1927 e il 1983, di cui era stato ultimo direttore Giuseppe Toffanin e che aveva per l’appunto privilegiato soprattutto l’aspetto storico in costante equilibrio tra erudizione e divulgazione, con firme prestigiose.
L’eredità di questa rivista è stata assunta in pieno dalla nuova, che ha seguito con attenzione l’evolversi della ricerca storico artistica padovana, dedicando numeri monografici agli anniversari significativi, come la chiamata di Galileo a Padova, la nascita del Petrarca o la morte di santa Giustina, ma anche a mostre e convegni che portavano alla ribalta capitoli importanti del passato. Sempre con una grande cura per la chiarezza e la divulgazione “alta”, che guarda al pubblico più vasto ma non rinuncia all’accuratezza.
Di pari passo, lo sguardo sull’attualità si è manifestato in Padova e il suo territorio con numeri altrettanto accurati dedicati ad ambienti particolari, come i colli Euganei, o a settori di punta della ricerca padovana, con un occhio di riguardo ovviamente all’università, senza dimenticare l’economia, l’urbanistica, la società, lo spettacolo, lo sport. Un’attenzione che ha preso forma anche attraverso rubriche specifiche di informazione. E che rimane l’obiettivo primario per il futuro, ribadito dal direttore Giorgio Ronconi fin dalla scelta di mettere in copertina del numero del trentennale il nuovo edificio progettato da Paolo Portoghesi per la fondazione Città della speranza, che ospita gruppi di ricercatori di valenza internazionale, «quasi a simboleggiare – come scrive nell’ultimo editoriale – nelle trasformazioni della città, il connubio tra architettura e ricerca, solidarietà e creatività».
Indicativo di tale indirizzo programmatico e il sommario di questo numero 182, che sintetizza gli ultimi trent’anni padovani parlando di architettura (Adriano Verdi), università (Giuseppe Zaccaria), scienza astronomica (Cesare Barbieri), urbanistica (Mario Battalliard), musica (Sergio Durante), teatro (Giorgio Pullini), chiesa (Cesare Contarini), scuola (Maurizio Angelini), sport (Stefano Viafora).
L’ultimo numero dell’anno completerà, per quanto possibile, la rosa delle chiavi di lettura soffermandosi su economia, industria, immigrazione, ricerca fisica, astronautica, cinema, arte, medicina, assistenza, letteratura... Un tema anticipato, quest’ultimo, dalla presenza nel numero attuale dello scrittore Romolo Bugaro, protagonista dell’ultima puntata della rubrica “La mia Padova...” nata con l’intento di dare voce in diretta ai protagonisti della cultura padovana.
Un ultimo accenno merita almeno la fatica editoriale di una rivista che non ha mai avuto, fin dall’inizio, vita facile, mancando sicurezza nella copertura dei costi di stampa
«Prevalse – scrive ancora l’ultimo editoriale – sulle difficoltà la tenacia dei promotori, che si prodigarono nella ricerca di sostegni per la sua sopravvivenza, incoraggiati dai giudizi favorevoli di una cerchia sempre più larga di lettori e di collaboratori, che con il loro contributo culturale garantivano l’uscita bimestrale della rivista. A dare nuovo impulso concorse poi la creazione della omonima associazione che, grazie all’efficienza e all’interessamento del presidente Vincenzo de Stefani, ottenne il sostegno della fondazione Cariparo e la concessione da parte della stessa di una sede prestigiosa».
Non resta che contare sulla stessa tenacia anche per il futuro.