Via al censimento delle chiese: i dati entro due anni
Sono circa ottocento gli edifici di culto della nostra diocesi che verranno passati al setaccio nell’ambito di un progetto nazionale della Cei: riguarda chiese parrocchiali ma anche santuari, oratori e cappelline montane
È iniziato il censimento informatico delle chiese italiane.
Un’iniziativa accolta con grande entusiasmo dall’ufficio beni culturali della nostra diocesi perché aggiungerà un altro tassello alla conoscenza e catalogazione dei beni diocesani. «C’era già l’elenco, in futuro avremo tutti i dati tecnici di circa 800 chiese», spiega il direttore dell’ufficio, don Bruno Cogo.
Ma di cosa si tratta e perché è così importante? Prima di tutto va detto che non si tratta di una iniziativa solo diocesana, perché il censimento è promosso dall’ufficio nazionale beni culturali ecclesiastici della Conferenza episcopale italiana (Cei). E riguarderà tutte le chiese esistenti nelle varie diocesi, non quindi quelle di enti religiosi o private. «Costituisce, di fatto, la prima fase di un intervento che interesserà l’intero patrimonio immobiliare di proprietà delle diocesi e degli enti soggetti al vescovo diocesano, come seminari, episcopi e monasteri», spiega l’architetto Claudio Seno, responsabile scientifico del progetto per Padova.
Il censimento per ora riguarda obbligatoriamente le diocesi che abbiano già schedato almeno il 50 per cento delle opere artistiche: quella padovana ha da tempo completato il lavoro.
Questo ulteriore passaggio servirà a delineare un quadro conoscitivo dei luoghi di culto per agevolare la programmazione di eventuali interventi e migliorare la gestione e tutela del patrimonio. Saranno perciò censite tutte le chiese, anche recenti, tranne quelle in costruzione che però, in diocesi di Padova, oggi non vi sono. A essere presi in considerazione sono solo gli edifici destinati precipuamente al culto: quelli ridotti allo stato profano, anche se di proprietà, non sono oggetto di censimento. Lo sono invece quegli edifici officiati di tanto in tanto, come le cappelline montane, o di proprietà di terzi in cui persiste un uso liturgico (come la chiesa della Madonna della Salute di Este, che è comunale).
Responsabile diocesano e revisore delle schede è il direttore dell’ufficio beni culturali; responsabile scientifico è il già citato architetto Seno, incaricato anche di coordinare il gruppo degli schedatori e la raccolta dei dati. Tra i tanti professionisti che interverranno, suddivisi per aree geografiche, vi è anche un fotografo che dovrà seguire indicazioni ben precise e fornire immagini omogenee. Sono prescritte visioni frontali e di tre quarti delle chiese, e immagini prese dall’ingresso principale verso il presbiterio e viceversa. Il tutto viene realizzato in coordinamento con l’ufficio amministrativo diocesano e con il supporto del servizio informatico.
Le tempistiche di realizzazione sono state ben definite: un anno per le diocesi più piccole, tre per quelle più importanti, come quella padovana, che ha concordato la consegna del lavoro per la fine del 2018.
Come anticipato, il censimento riguarderà circa 800 tra chiese parrocchiali, oratori, chiese minori e santuari. La schedatura sarà ampia e vale la pena entrare nel dettaglio per avere un’idea di quello che potrebbe essere il risultato finale. Si partirà dalla denominazione ufficiale della parrocchia e dell’immobile, dalla tipologia, dalla localizzazione geografica e amministrativa del bene. Il censimento focalizza la sua attenzione sulle sole chiese, ma naturalmente a essere oggetto dell’indagine è l’intero complesso formato dal luogo di culto, dalla sacrestia e altri annessi, dall’eventuale presenza di un campanile.
Uno spazio particolare è dedicato all’analisi degli aspetti culturali dell’edificio (non parliamo quindi dei beni artistici, quadri statue e arredi, già catalogati), a partire dagli autori (progettisti e esecutori della costruzione) e dalla storia delle fasi esecutive e delle successive modifiche (filologia architettonica) per arrivare alla descrizione di tutte le componenti architettoniche e strutturali e delle opere “stabili”, come ad esempio gli affreschi, i battisteri, gli altari.
Fondamentale è l’attenzione che viene data all’adeguamento liturgico degli edifici di culto: in altre parole, si sta facendo il punto sulla situazione delle chiese in riferimento alle disposizioni della riforma dettata dal concilio Vaticano II. Non solo, vengono raccolte le documentazioni delle autorizzazioni rilasciate per ognuna delle modifiche effettuate.
Altro punto fondamentale è la verifica della situazione dell’impiantistica degli edifici, in particolare dell’adeguatezza rispetto alla normativa vigente e alla funzionalità: sarà possibile quindi delineare un quadro sulle condizioni reali dei luoghi di culto diocesani. Allo stesso scopo verrà fatta la rilevazione dell’accessibilità, ovvero la presenza di barriere architettoniche. Per capire il grado di completezza che il censimento vuole avere, si può citare la richiesta di elencare anche la condizione giuridica degli immobili, ovvero la presenza di vincoli, tutele e quant’altro, e la richiesta di elencare tutte le fonti da cui vengono tratte le notizie raccolte nello studio.
«Attualmente stiamo facendo incontri specifici nei territori e vicariati – spiega l’architetto Seno – per spiegare a tutti il lavoro che viene svolto. Abbiamo già potuto raggiungere oltre la metà della diocesi. È particolarmente importante la collaborazione dei parroci, ma anche dei tecnici e dei vari collaboratori delle parrocchie: a tutti abbiamo dato una scheda in cui indicare eventuali persone referenti. È stata attivata una casella di posta elettronica apposita. Vorremmo riuscire a fare tutto senza disturbare troppo i parroci».
Parallelamente alla raccolta dei dati per il censimento, l’ufficio amministrativo diocesano sta procedendo alla verifica e aggiornamento dello stato patrimoniale delle parrocchie: di fatto, si sta anticipando quanto previsto dal progetto Cei per la fase successiva, con lo scopo di scomodare le parrocchie una sola volta. «L’obiettivo – continua Seno – è allineare i dati amministrativi catastali con la situazione reale delle parrocchie. Questo anche per verifiche di regolarità fiscale».