Parroci e laici: il vangelo si annuncia insieme
A ricevere dalle mani del vescovo un’icona e il mandato, i nuovi parroci quest'anno non erano soli: li hanno accompagnati i rappresentanti delle comunità parrocchiali che tra qualche giorno li accoglieranno, per iniziare insieme un cammino di fede in cui – lo ricorda il vescovo Claudio – «si procede insieme, per annunciare e custodire il vangelo».
La prima volta, c’è sempre da scontare un pizzico di imbarazzo.
Ma poi l’atmosfera si scioglie e l’altare si popola man mano di sorrisi, abbracci, pose sempre più rilassate.
Uno a uno, a salire sono i nuovi parroci che hanno appena prestato giuramento.
E questa volta, per la prima volta, non sono soli: a ricevere dalle mani del vescovo un’icona e il mandato, li accompagnano i rappresentanti delle comunità parrocchiali che tra qualche giorno li accoglieranno, per iniziare insieme un cammino di fede in cui – lo ricorda il vescovo Claudio – «si procede insieme, per annunciare e custodire il vangelo».
Si conclude così la settimana che i “preti in cambiamento” hanno vissuto a villa Immacolata, insieme al vescovo e ai vicari episcopali. Giorni di fraternità, segnati però anche da interrogativi profondi e dalla consapevolezza che l’oggi è attraversato da questioni cruciali.
La prima coinvolge proprio quelle comunità parrocchiali chiamate simbolicamente a stringersi attorno ai loro parroci: se esse rappresentano davvero “i villaggi e le città” in cui Gesù continua a passare, se vivono dentro un territorio che attende ancora di sentir risuonare la bellezza del vangelo, la domanda che il vescovo propone non ha nulla di retorico:
«Siamo ancora adeguati? Strutture, abitudini, tradizioni che abbiamo ereditato, sono ancora efficaci strumenti di annuncio? E noi, sappiamo portare un contributo creativo, che rinnovi e adegui questo patrimonio? Perché non siamo qui a conservare, ma a far vivere il vangelo».
Serve un insegnamento condiviso, in comunione – sottolinea ancora il vescovo – che sia soprattutto insegnamento con la vita. Per una comunità che voglia essere davvero testimone del messaggio di Cristo, non c’è altra strada.
Ma per percorrerla, bisogna cambiare. Meglio ancora, bisogna voler cambiare
«Se i preti diminuiscono – sottolinea il vicario generale don Giuliano Zatti – se non possiamo più garantire la presenza di un tempo, le parrocchie muoiono o sono capaci di pensarsi in altro modo?
Abbiamo due pericoli speculari: quello del clericalismo e quello che le comunità continuino a sentirsi sempre dipendenti da un prete.
Oggi dobbiamo invece restituire al ministro ordinato un compito di episcopè, di presidenza, di sintesi; e le comunità devono sentire che la bellezza e la responsabilità del vangelo sono di tutti, e non possono essere delegate».
L’altra grande questione che il vescovo pone riguarda i preti anziani.
Nel momento in cui lasciano la parrocchia, specie quando è stata la loro casa e famiglia per decenni, è impossibile non avvertire il peso del cambiamento, la fatica della novità. Eppure, non è tempo di tirare i remi in barca.
«Non si va in pensione – ricorda don Claudio – si smette solo di esercitare una responsabilità diretta e si apre una stagione di frutti nuovi, liberi da tante incombenze. Ci aspettiamo allora di più da voi: più generosità, sobrietà, spirito, disponibilità, perché è adesso che si vede la verità di quello in cui avete creduto e che avete predicato».
Uno dei nuovi parroci non ha potuto esser presente. Ma i laici ci sono, e salgono anch’essi sull’altare
«In fondo, io vi affido al vostro nuovo parroco, ma affido anche lui a voi...». Uno dei vecchi parroci vuole accompagnare il suo successore, e lo abbraccia mentre riceve il mandato.
La fatica del cambiamento c’è, e dovremo tutti farci i conti. Ma il cammino è iniziato.