La parola ai preti novelli, don Andrea Miola di Praglia
È il campo vocazionale del 2010 la pietra miliare lungo la strada della vita e della vocazione di Andrea Miola, 25enne di Praglia, diventato sacerdote domenica 4 giugno. Da quel campo è scaturita la decisione di prendersi del tempo per riflettere sulle »grandi domande» che ancora erano rimaste inespresse dentro di lui. La sua testimonianza getta luce sul grande lavoro del seminario e dei giovani che lo frequentano sul versante della loro crescita umana.
Andrea Miola (10 maggio 1992) è originario della parrocchia di Praglia. Primo di due fratelli, ha frequentato il liceo classico Marchesi a Padova, dal 2006 al 2011. Nel settembre 2010 è entrato in seminario minore, a Rubano, e dopo la maturità classica ha proseguito il discernimento in seminario maggiore. Durante gli anni di formazione in seminario maggiore ha prestato servizio presso le comunità di Maserà e nell’unità pastorale di Villafranca padovana. Quest’anno ha svolto il proprio ministero diaconale nelle comunità dell’unità pastorale di Agna e accompagnando i giovani del gruppo vocazionale diocesano.
La domanda
Per maturare la scelta del presbiterato hai compiuto un impegnativo discernimento. Quali sono state le tappe che hanno segnato il tuo cammino vocazionale e chi ti ha aiutato in questo?
Innanzitutto, se ripercorro il cammino di questi sette anni di seminario, non posso dimenticare l’esperienza del campo vocazionale del 2010: è in quel contesto che ho maturato la scelta di prendermi del tempo, per chiedere, per cercare cosa il Signore volesse dalla mia vita, per iniziare a dare forma al suo disegno. Io fino a quel momento avevo dato tutto per scontato, frequentavo sì la parrocchia, a scuola andavo anche abbastanza bene, ma le grandi domande non me le ero ancora poste...
Inoltre mi piacevano le materie umanistiche, facevo appunto il liceo classico con un progetto: andare alla facoltà di lettere... Ma le cose andarono diversamente. Quel campo, che mi vide partecipare come animatore, mi aiutò nel decidere di darmi un anno di discernimento e di verifica nella comunità del seminario minore.
Rendo ancora grazie al Signore per l’anno al minore: in particolare per la figura di un padre spirituale, “lampada sul mio cammino”. Lui mi ha dato un metodo per la preghiera, insieme abbiamo rivalutato la scuola come comunità che cura l’autentica umanità, in un anno non facile come quello della maturità; abbiamo affrontato le mie paure in diversi ambiti, aperto tanti cantieri e colto i segni di una chiamata.
Questi anni di seminario maggiore, poi, sono stati un consolidare la vocazione, un verificare quei germi colti in seminario minore, come “dar da bere alla pianta che pian piano cresceva”… Significativo è stato il lavoro svolto nell’ambito della maturità umana, con l’accompagnamento da parte di una psicologa; il confronto con una comunità di giovani in ricerca; l’ascolto del rettore e degli assistenti: sono stati tutti elementi utili e necessari che mi portano ora fare questo passo per la chiesa di Padova e del mondo intero… Non posso, però, dimenticare anche alcune esperienze pastorali, come questo anno con i giovani del gruppo vocazionale: è stato un fare “memoriale” della vocazione, della mia storia con il Signore.
Di fronte a tanto bene ricevuto, mi sento chiamato ora a donare a tanti altri la gioia del vangelo, dell’incontro con il risorto!