L’ora di religione arricchisce sempre
Il direttore dell’ufficio diocesano scrive a genitori, ragazzi e parroci: "Senza irc, rischiamo di non conoscere e non capire tanti aspetti su cui il cattolicesimo ha influito in modo indelebile e finiremo per perderci un pezzo di noi stessi"
Carissimi genitori, carissimi ragazzi e carissimi parroci, in queste settimane ho avuto modo di incontrare parecchi studenti, anche durante le vacanze di Natale, e, pensando alla scelta che molti di loro dovranno compiere se continuare ad avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica a scuola, mi sono permesso di rivolgere loro la domanda: «Per te è importante frequentare l’ora di religione?».
Mi sarei aspettato una valanga di risposte negative o del tipo «è un bel modo per perdere tempo» e, invece, come solo voi giovani riuscite a fare, mi avete lasciato di stucco fornendomi tante importanti ragioni per approfittare di un’opportunità che la scuola italiana offre, grazie a quanto prevede la legge concordataria.
Qualcuno mi ha detto di frequentare l’irc perché in quell’ora trova spazio per esprimere le sue idee e i suoi sentimenti; qualcun altro perché non si sente giudicato e soprattutto sente cose che o le altre discipline non dicono o che servono proprio per affrontare meglio le altre materie. Alcuni mi hanno detto che il prof di irc li aiuta a porsi le domande importanti e a individuare le risposte; un bel gruppo ha sottolineato anche che l’irc completa il catechismo e, a volte, fornisce degli elementi importanti per capire l’arte, la storia, la cultura italiana.
Una piccola percentuale ha anche sottolineato che l’irc è importante sul piano della crescita nella fede, perché aiuta a comprendere meglio il vangelo e a conoscere l’insegnamento di Gesù e dei suoi discepoli.
Non è mancato chi mi ha fatto notare che si sarebbe aspettato altro, non solo in merito ai contenuti ma soprattutto per il prof o la maestra di religione; che spesso sentiva di perdere tempo, perché si sono guardati tanti film e si è discusso di tutto fuorché di ciò che davvero interessava…
Mi è venuto da pensare che, come in tutte le cose, si trova il buono e il meno buono: l’insegnante preparato e quello meno motivato.
So che da parte della chiesa di Padova c’è lo sforzo di preparare al meglio i docenti di religione, aiutandoli a coltivare la loro umanità, oltre alle loro competenze… ma non sempre ci riusciamo. So anche e lo posso attestare che ci sono insegnanti di religione splendidi che si prendono cura a 360° della persona dell’alunno e, nonostante il numero spropositato di classi (18 per quelli delle medie e delle superiori, 11 per quelli della primaria e qualcuna in più per le sezioni dell’infanzia), conoscono a uno a uno i loro allievi e si sforzano di trasmettere loro la passione che hanno per l’educare e per la disciplina che insegnano, spendendosi con gratuità in tanti servizi nella scuola, anche al di là del dovuto. Anche perché i ragazzi possano incontrare persone così vale la pena di scegliere l’irc.
Visitando un museo durante le vacanze, mi sono imbattuto in un turista che, di fronte a una splendida Deposizione dalla croce di Palma il Giovane, sghignazzava e subito si allontanava perché non riusciva a capire che cosa stesse a significare, commentando in inglese: «Ma che cosa ci troveranno in un morto sulle ginocchia di una donna?». Senza irc, rischiamo di non conoscere e non capire tanti aspetti su cui il cattolicesimo ha influito in modo indelebile e finiremo per perderci un pezzo di noi stessi, anche sul piano culturale oltre che su quello spirituale, assomigliando un po’ a quel turista...
Spero che il simpatico materiale che potete trovare nel sito dell’Ufficio scuola (www.ufficioscuola.diocesipadova.it) a promozione della scelta di avvalersi dell’irc, oltre a questi pensieri condivisi, possa aiutarvi nella scelta e, per i parroci, a sostenere le famiglie e i ragazzi nel compierla.
don Lorenzo Celi