Il futuro di Legnaro? È un tesoro da far fruttare
Con la nomina di don Daniele Prosdocimo a parroco della comunità, per Legnaro si apre una nuova fase. L’ingente eredità ricevuta dal dottor Franco Focherini, al di là delle pur dolorose vicende che tanto hanno attirato l’attenzione dei media, rappresenta una sfida e un’opportunità: quella di dar vita a un polo di carità autentica e fattiva, al servizio di chi più ha bisogno.
«Come va a Legnaro?»: quante volte mi è stata rivolta questa domanda nei mesi scorsi!
E la risposta, dopo un sincero «Bene, molto bene!», di solito è stata: «Pensate a un qualsiasi aspetto della vostra parrocchia… a Legnaro di più! I numeri dei ragazzini ai primi sacramenti, la partecipazione alla messa feriale, le pubblicazioni di matrimonio religioso, le attività per l’estate… anche i funerali, purtroppo».
Non è il caso di fare elenchi e classifiche, certamente anche altre (poche) parrocchie hanno tanta e intensa vitalità, ma la comunità di San Biagio è certamente tra le più vivaci da me conosciute.
Si coglie senz’altro una tradizione di fede, segnata dal ministero di validi parroci e cappellani che sono spesso ricordati come importanti per la crescita delle persone. L’organizzazione parrocchiale, pur con inevitabili limiti, è imponente: dalla segreteria parrocchiale attiva 40 ore alla settimana ai cori liturgici (tre), dal gruppo catechisti all’attivissimo circolo Noi, dalla Caritas alla cura pastorale degli infermi… ma dimentico senz’altro qualche aspetto!
Tutte realtà che hanno camminato con le proprie gambe anche in questo periodo di transizione.
Ho apprezzato un laicato generoso e capace di assumersi responsabilità
Nessuno è “fuggito” di fronte alla situazione creatasi per la canonica vuota, alla girandola di preti chiamati a collaborare, a domande imbarazzanti rimaste per vario tempo senza risposta.
Ho visto persone di spessore e di grande disponibilità, che vogliono bene alla parrocchia e si prestano volentieri per i diversi servizi e attività e godono del bene partecipato, della bella celebrazione.
Le vicende successive all’eredità del dottor Focherini sono state certamente una dura prova per la comunità e per i singoli credenti e fedeli, tanto più che certi fatti (reali o supposti) purtroppo sono stati conosciuti solo attraverso la lente deformante dei mass media e quindi è stato – e sarà – difficile riportarli al preciso svolgimento reale e a una serena considerazione.
Adesso comunque, mi pare, la comunità è più matura perché molti si sono resi consapevoli – fattivamente – delle proprie possibilità e responsabilità, e anche (spero) più capaci di misericordia.
Nel prossimo futuro Legnaro ha davanti un grande, innovativo compito: far fruttare l’eredità, una grossa eredità di quasi 14 milioni di euro, per fini di carità.
E se i soldi, come nelle famiglie, possono creare problemi (e li hanno creati), ora diventano sfida e opportunità di crescita per persone disponibili a farsi carico di povertà vecchie e nuove e di poveri con un volto concreto e una mano tesa. A dire il vero, questo già sta avvenendo e le prime migliaia di euro sono già state usate per bollette, buoni pasto, aiuti vari…
Si sta anche prendendo in esame la ristrutturazione della casa del Focherini per renderla – come da disposizione testamentaria – sede permanente della Caritas e quindi centro della carità della parrocchia e del vicariato.
Legnaro ci riuscirà? Sarà capace di diventare un polo di carità autentica e fattiva, con persone che sanno porsi a servizio di chi ha più bisogno?
Si sarà capaci di instaurare collaborazioni virtuose, anche con realtà “altre” dalla parrocchia e dalla Caritas, per allargare gli spazi e gli ambiti dell’aiuto solidale?
Ci vorrà del tempo per sistemare diversi aspetti, anche giuridici, dell’eredità e qualche inevitabile strascico, ci sarà da guardare avanti per prossime urgenti realizzazioni, ma ci sono tutte le condizioni per girare pagina serenamente all’arrivo del nuovo parroco.
Chi è stato chiamato a questo incarico troverà una “messe abbondante” e una vigna generosa di cui innanzitutto ringraziare il Signore e dove profondere il meglio di sé: tempo, energie, intelligenza e cuore, una matura carità pastorale insomma. Lo auguro di cuore!