A Campagna Lupia matura una nuova idea di vicariato
Martedì 11 ottobre l'apertura dell'anno pastorale insieme al vescovo Claudio e l'accoglienza dei tre nuovi parroci, chiamati a gestire due parrocchie ciascuno. Il nuovo assetto vicariale è frutto di una proposta dal basso.
Progettualità e collaborazione sono le due parole-chiave dell'anno pastorale che il vicariato di Campagna Lupia inaugurerà la sera di martedì 11 ottobre insieme al vescovo Claudio.
Alla veglia di preghiera nella chiesa di Camponogara parteciperanno sia i fedeli, sia i membri dei consigli pastorali per ringraziare insieme il Signore del nuovo cammino che li attende e per dare il benvenuto ai tre nuovi parroci.
Per una felice coincidenza, il giorno scelto corrisponde all'anniversario dell'inizio dei lavori del Concilio Vaticano II, indetto da papa Giovanni XXIII nel 1962 per imprimere alla chiesa una svolta di apertura verso il mondo esterno. Niente di più calzante per il vicariato di Campagna Lupia, che da quest'anno sperimenterà un nuovo assetto interno, frutto di una proposta dal basso avanzata dalle parrocchie stesse.
Tutto è iniziato nel 2013, quando il vescovo Antonio, nel corso della visita pastorale, aveva suggerito alle comunità di ripensarsi in modo diverso, dando vita a realtà più ampie.
Sulla scia di questi suggerimenti, e vista la perdita improvvisa di due parroci nell'arco di un anno e mezzo, il coordinamento vicariale si è messo in ascolto del territorio per far fronte alle nuove esigenze. «L'idea è stata quella di ripescare e rafforzare i legami già presenti fra le comunità – spiega il vicario foraneo don Massimo Draghi – Questo ci ha permesso di riorientare l'ipotesi del vescovo: non più un'unità pastorale, ma una stretta collaborazione tra parrocchie vicine sotto la guida di uno stesso parroco».
Una scelta coraggiosa, che ha portato a ridisegnare la struttura della parte nord del vicariato: le sei parrocchie di Camponogara, Campoverardo, Calcroci, Lughetto, Premaore e Prezzolo verranno, infatti, abbinate a due a due e assegnate a uno stesso parroco.
Questa soluzione permette da un lato di preservare l'identità delle singole parrocchie, dall'altro di rafforzare ulteriormente i progetti di collaborazione già avviati, come nel caso della Caritas, dell'iniziazione cristiana e dei percorsi di preparazione al matrimonio. La stessa sorte toccherà anche alle altre quattro parrocchie del vicariato, ovvero Campagna Lupia, Bojon, Santa Maria Assunta e Lova, che stanno anch'esse per adottare una prospettiva più ampia.
«Nessuno si aspetta che il percorso sia facile – afferma don Massimo Draghi – perché non esistono soluzioni prefabbricate, anzi, tocca a noi scrivere questo nuovo cammino, contando sull'appoggio della diocesi e sul prezioso contributo dei laici».
Saranno loro, a detta del vicario, le antenne in grado di recepire i cambiamenti in atto, traducendo il messaggio evangelico in azioni concrete all'interno dei contesti in cui operano: «Il laico non è più soltanto una persona a cui affidare un incarico – prosegue don Draghi – ma diventa l'incarnazione dell'essenza della chiesa stessa, intesa come popolo di Dio».
Un altro vantaggio di questo nuovo percorso vicariale è la centralità delle relazioni, spesso scavalcate dalla preoccupazione per le iniziative.
Recuperare dimensioni quali l'ascolto, l'empatia e il dialogo è uno degli obiettivi principali del progetto, insieme alla rivalutazione dell'eucaristia come momento centrale della vita della comunità.
«Certo, tutto questo richiede lo sforzo di uscire dai propri confini mentali e geografici, richiede la fatica di rinunciare a un'idea di parrocchia che si era cristallizzata nel tempo – osserva don Massimo – ma ci permette di realizzare la vocazione cristiana all'incontro e all'annuncio, nonché di dare corpo a quell'idea di “chiesa in uscita” che ci propone come modello papa Francesco».