Rifugiati, in calo le richieste d’asilo. Il 60 per cento si vede rifiutare la protezione
I numeri degli ultimi mesi elaborati da Caritas italiana, sul nuovo portale dedicato al tema. Oltre la metà delle domande respinte. Oliviero Forti: "Il problema è quello che accade dopo”. Entro dicembre il primo corridoio umanitario dall’Etiopia.
Sono in diminuzione negli ultimi mesi le richieste di asilo in Italia.
Nel mese di luglio le domande di protezione internazionale sono state 12.410 (-6 per cento rispetto al mese precedente); ad agosto 10.265 (-17 per cento).
A crescere, invece, sono i dinieghi.
Lo dicono i dati del ministero dell’Interni, elaborati da Caritas italiana sul nuovo portale Caritasinmigration.
Nigeria, Bangladesh ed Eritrea, le prime tre nazioni di provenienza.
Le nazionalità dei richiedenti asilo vedono al primo posto le persone provenienti da Nigeria, Bangladesh ed Eritrea. “Si tratta di flussi provenienti da aree molto sotto pressione, come il Corno d’Africa e l’Africa occidentale – sottolinea Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas Italiana -. Inoltre, c’è il Bangladesh: un paese che teniamo sotto osservazione da diversi mesi, perché i numeri degli arrivi e delle richieste di protezione sono in crescita. Si tratta, infatti, di un paese in ci condizioni tali da costringere le persone a raggiungere l’Europa. Il problema qui, però, è la protezione, che in tanti casi non viene garantita o riconosciuta”.
Il 60 per cento delle domande ottiene un diniego.
Stando ai numeri, infatti, a luglio 2017, sul totale di 6051 domande esaminate, 523 persone hanno ricevuto lo status di rifugiato, 408 la protezione umanitaria, 1556 quella umanitaria. 3.558 sono stati i dinieghi, circa il 60 per cento.
Una percentuale che si è mantenuta simile anche ad agosto (e più o meno in tutti i mesi precedenti da gennaio): sul totale di 5.329 domande esaminate, 393 hanno ottenuto l’asilo, 334 la protezione sussidiaria, 1.461 l’umanitaria e 3.123 un diniego.
“Le domande respinte sono in aumento – aggiunge Forti – questo è dovuto in parte alla nazionalità di provenienza di alcuni richiedenti, che non vengono per questo considerati meritevoli di protezione. Ma abbiamo notato anche un inasprimento nelle commissioni che giudicano, e che concedono sempre meno forme di protezione. Il problema non è il diniego in sé, ma quello che accade dopo. Molte persone restano sul territorio, senza protezione”.
Entro dicembre il primo corridoio dall’Etiopia.
Secondo Forti, anche per questi motivi è fondamentale incentivare le vie legali. Nei prossimi mesi arriverà il primo corridoio umanitario finanziato da Caritas e Migrantes, con la collaborazione di Sant’Egidio, che porterà in Italia 500 persone provenienti dai campi in Etiopia. Si tratterà in particolare di etiopi, eritrei e sudanesi.
“Ad ottobre procederemo con le selezioni di queste persone – spiega il responsabile Caritas -. Abbiamo già ottenuto il via libera del governo etiopico e dell’Unhcr. Ora andremo avanti con le procedure di rito, come le impronte digitali e il visto, e poi siamo pronti a portarli in Italia. Entro novembre, al massimo dicembre, le persone dovrebbero arrivare qui”.