Onde gravitazionali, c'è la firma di Padova nella scoperta del secolo
È il primo uomo al mondo ad aver visto le onde gravitazionali, ma a travolgerlo in questi giorni è stata un’altra ondata, quella mediatica, che da giovedì 11 non smette di rilanciare il suo nome su siti, giornali e tg di tutto il mondo. Marco Drago, fisico 33enne di San Siro di Bagnoli di Sopra, laurea e dottorato a Padova e poi esperienze di lavoro a Trento e adesso al Max Planck institute di Hannover, è l’uomo del momento.
Lo incontriamo per parlare della scoperta ma anche del suo percorso umano e di fede.
Guarda la video intervista all'interno.
La sua foto campeggia su Science e Daily mail, a fare il suo nome anche Luciana Littizzetto a Che tempo che fa su Raitre.
E poi ancora interviste per La7 fino alle attestazioni di stima che hanno inondato il suo profilo Facebook e che via mail sono giunte perfino dall’ambasciata italiana a Kabul e da un monastero greco-ortodosso dell’Ellade che segue bambini in situazioni di disagio.
Non poteva mancare il suo comune d’origine, che ha deciso di celebrarlo nella serata di giovedì 18 al teatro Goldoni.
La scoperta d’altra parte è sensazionale.
Chi ha avuto un ruolo predominante tra i mille ricercatori che hanno firmato l’articolo che la annunciava al mondo è in odore di Nobel. Da qui nasce una nuova fisica e un nuovo approccio allo studio dell’universo.
Marco, una settimana piuttosto… intensa.
«Decisamente. Il risvolto mediatico della scoperta è stato incredibile. Pensavo di avere il tempo di spiegare di persona l’evento ad amici e parenti e invece è stato un turbine improvviso».
Ma precisamente cos’hai visto quell’ormai famoso 14 settembre?
«L’algoritmo, su cui i ricercatori di Padova e Trento sono al lavoro da 15 anni, ci ha avvertiti che era in corso un evento particolare. Subito si sono create le pagine con le rappresentazioni grafiche per cui si vede come cambia la situazione nel tempo. In questo caso abbiamo capito subito di cosa si trattasse, i dati erano evidenti: il rapporto tra il segnale e il rumore costante prodotto dal rivelatore (l’interferometro Ligo situato nello stato di Washington) dal dato consueto pari a 10 era balzato a 24».
Nessun dubbio quindi?
«In realtà eravamo tutti abbastanza scettici. Credo che abbiamo dormito in pochi quella notte: tutti convinti che si trattasse di uno dei soliti test che si fanno, spesso senza preavviso, per testare gli algoritmi e il lavoro dei ricercatori. Quando, una settimana, dopo ci hanno detto che non c’era stato alcun test, la bottiglia di whisky per festeggiare era già pronta in laboratorio!».
È il sogno di una vita che si realizza?
«Neppure da piccolo, quando sogni di diventare famoso, di fare qualcosa di grande, avrei immaginato di vivere questo momento. Che però non è un punto di arrivo. Il bello viene adesso. In questo momento siamo super eccitati, abbiamo bisogno di un attimo di assestamento, ma poi cominceremo a disegnare la nuova fisica».
In cosa consiste questa nuova fisica?
«Oggi tutto ciò che sappiamo dell’universo lo dobbiamo alle onde elettromagnetiche che portano raggi X, gamma e luce visibile. Ma queste interagiscono molto con la materia, quindi portano informazioni spurie della loro origine e di tutto ciò che hanno attraversato prima di arrivare a noi. Le onde gravitazionali invece portano informazioni intatte. Per questo ci permettono di osservare i buchi neri, cosa impossibile prima di questa scoperta. Perfino il Big Bang ha generato un sottofondo di onde gravitazionali: sapere oggi che siamo in grado di captarle ci fa sperare di poter conoscere meglio l’origine dell’universo».
A proposito, come coniughi il tuo lavoro da scienziato con la fede? La ricerca con il tuo impegno nell’Azione cattolica?
«So che lo stereotipo dello scienziato è quello dell’ateo totalmente dedito ai suoi studi, in realtà sono convinto che scienza e fede rispondano a domande diverse, necessarie e complementari per la vita dell’uomo. La scienza cerca di spiegare come avvengono i fenomeni, ma non le loro motivazioni profonde: spiega come si è formata la vita e lo sviluppo dell’uomo a partire da alcuni milioni di anni fa, ma non dice perché l’uomo e perché prima o poi la sua vita ha fine. Credo che molto dipenda anche dalla fortuna di entrare in contatto con la fede. Per quanto riguarda l’Ac… fa parte della mia crescita e della mia realizzazione, lì coltivo le amicizie più solide e mi aiuta a pensare in modo diverso. Così indirettamente mi sostiene e mi aiuta anche nella ricerca».
Che cosa pensi della polemica piccata della ricercatrice Roberta D’Alessandro contro il ministro dell’università Giannini?
«I toni non sono stati il massimo, forse dettati dall’emozione del momento. Certo, è vero che la situazione della ricerca in Italia è disastrosa e i politici non danno esattamente l’idea di prendersi cura dei giovani, salvo poi fare propaganda a basso costo quando ci sono i risultati. La cosa scoccia un po’».
Il biglietto aereo per Hannover è già prenotato per domenica 21 febbraio.
La nuova fisica attende Marco Drago al Max Planck institute. Almeno fino a settembre, poi il contratto scadrà e si vedrà.
Il sogno è quello di chiudere la fuga e riportare il cervello in Italia. Ma trovare i fondi qui potrebbe essere più complicato di scovare le onde gravitazionali…