Il futuro incerto delle fabbriche di cemento
Dopo il boom degli ultimi decenni la produzione e i consumi continuano a scendere. Il problema di stabilimenti di notevoli dimensioni e di non facile riutilizzo. La ricerca di scelte condivise con la comunità e la realizzazione di “industrie creative”. Per quanto riguarda la Italcementi di Monselice, fin da febbraio il sindaco Lunghi ha elaborato una proposta municipale che è stata inoltrata all’eurosportello, alla ricerca di sostegno e finanziamenti. Si vuole la nascita di un green park per dare servizi ai cittadini e creare occupazione.
Un po’ spiazzati, perché probabilmente non se lo aspettavano. Così gli addetti ai lavori italiani riuniti a convegno nei giorni scorsi, a Monselice, per discutere dei “Paesaggi del cemento” (organizzazione dell’università di Padova e dell’associazione per il patrimonio archeologico industriale, Aipai), hanno ammesso di essere agli inizi di un cammino ancora tutto da compiere.
Perché, appunto, forse nessuno si aspettava che il cemento, un prodotto molto italiano, andasse in crisi così rapidamente. Dopo la stagione del boom economico, il dilagare dell’edilizia residenziale e non, l’esplosione del cemento armato, la cementificazione che a tratti è sembrata un vero e proprio “sacco” del territorio (l’affermazione è di Tullia Iori, dell’ateneo romano Tor Vergata) è giunta la grande depressione, delle costruzioni e quindi del cemento.
Le statistiche parlano chiaro. Nel 2013, i base ai dati dell’associazione tecnico economica cemento, che fa capo a Confindustria, la produzione di cemento nostrano ha registrato un ulteriore decremento pari al 12 per cento; l’Italia mantiene comunque la propria posizione di secondo paese produttore nell’area dell’Unione Europea, alle spalle della Germania. A livello territoriale le aree maggiormente colpite sono state il nord (meno 13,3 per cento) e il centro (-16,1); il sud e le isole, invece, hanno registrato cali simili (rispettivamente -8,0 e -8,5), ma inferiori rispetto alla media nazionale. I consumi di cemento hanno proseguito la loro contrazione con un decremento su base annua pari al 15,1 per cento.
Parlare del futuro del cemento quindi significa spesso riflettere su che cosa fare delle aree, spesso enormi, occupate da cementifici oggi chiusi. Recepirle per gli enti locali non è semplice, ma per Monselice il sindaco Lunghi un piano ce l'ha.
Il progetto (ancora solo in inglese) si intitola “Proposta di investimento per la riqualificazione dell’area ex Italcementi di Monselice” ed è datato, a firma dell’Unione della camere di commercio del Veneto, 2 febbraio 2014. Sta già nel sito di M2Res, un programma internazionale di cooperazione europea, che «ha l’obiettivo di promuovere la riqualificazione di aree marginali, come per esempio discariche, cave a cielo aperto, miniere, ex aree militari o siti contaminati, attraverso programmi di investimento per l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile». In particolare il progetto M2Res è cofinanziato dall’Unione Europea, tramite il programma “Europa sud oorientale 2007-2013”.
«È un lavoro iniziato da tempo, appena mi sono reso conto che la questione revamping ormai era chiusa; non ho voluto renderlo pubblico prima, perché c’erano di mezzo le elezioni; mi avrebbero accusato di fare propaganda….». Il sindaco di Monselice è visibilmente soddisfatto, mentre si accinge a spiegare il “suo” piano alla platea del convegno nazionale sui “paesaggi del cemento”, ospitato nel municipio della città della Rocca...
Il servizio completo si trova nel numero in edicola e in parrocchia dal sabato 28 giugno ed è disponibile on line.