Unità pastorale Medio Brenta. Quanti “zii” ha il piccolo Enea! Lui e il papà non sono soli

Unità pastorale Medio Brenta A Solagna, alla Mensa di solidarietà, ci è arrivato per un pasto caldo e... ha trovato una “famiglia”. Il papà di Enea, rimasto solo con il piccolo, ha incontrato un gruppo di volontari che si è subito attivato per dargli un sostegno quotidiano

Unità pastorale Medio Brenta. Quanti “zii” ha il piccolo Enea! Lui e il papà non sono soli

Ci sono scelte che non si possono spiegare, perché nascono spontaneamente dal nostro sentire più profondo, dai valori che abbiamo respirato, dalle ferite che ci hanno cambiato, dalla speranza che conserviamo nel silenzio del nostro cuore. La solidarietà è tutto questo, è consapevolezza della sofferenza dell’altro, è desiderio di dare speranza che si fa aiuto, umile e concreto. È un «sì». Un gruppo di volontari dell’unità pastorale Medio Brenta – che comprende le parrocchie di Campese, Campolongo sul Brenta, San Nazario e Solagna – ha detto il proprio «sì» al piccolo Enea, un nome di fantasia che ricorda il lungo viaggio che ha condotto la sua famiglia fino a questo specifico territorio. Enea è un bimbetto vivace, dagli occhi vispi e penetranti; uno di quei simpatici “terremoti” coi quali non si riesce nemmeno ad arrabbiarsi perché ti conquistano con uno sguardo. Basta uno dei suoi enormi sorrisi a scioglierti il cuore. Non ha importanza quale sia il suo vero nome, né da dove provenga. La sua è la storia di tanti bambini che giungono in Italia da lontano, o che nascono, come lui, nel nostro Paese, dove i genitori sono venuti a cercare un futuro migliore di quello che avrebbero trovato nella propria terra. Ciò che è importante, nella storia di Enea, è la rete di solidarietà che si è immediatamente creata intorno a lui. Facciamo un passo indietro. Il papà di Enea, che si è ritrovato a crescere da solo il bambino, si rivolge spesso alla Mensa di solidarietà di Solagna, dove trova la “famiglia” dei volontari ad accoglierlo, oltre a un pasto caldo. Qui, viene a conoscenza del centro di ascolto della Caritas interparrocchiale e della distribuzione di indumenti che avviene il sabato mattina nella parrocchia di San Nazario. La voce si diffonde in fretta: ci sono un papà in difficoltà e un bimbo da “adottare”. Non nel senso letterale del termine, ma nel senso di un’adozione del cuore. «Di fronte alle evidenti necessità di Enea, sono state numerose le persone che hanno offerto la propria disponibilità – spiegano i volontari dell’up – Non si tratta soltanto di contribuire dal punto di vista dell’aiuto economico. Enea va accompagnato nella crescita e seguito nelle piccole necessità quotidiane, perché il papà deve lavorare». C’è chi lo accompagna e chi va a riprenderlo alla scuola dell’infanzia; chi gli prepara il cestino con la merenda e chi si preoccupa di fargli trovare sempre il grembiulino pulito e in ordine, e chi lo accompagna al parco a giocare: otto adulti che lui chiama affettuosamente “gli zii”, e che hanno saputo creare una comunità e diventare famiglia per rispondere ai suoi bisogni. Le persone che avevano offerto il proprio aiuto al bambino erano molte di più, ma era necessario garantirgli un sostegno senza stravolgergli troppo la vita. Come tutti i bambini, Enea ha bisogno di avere alcuni adulti di riferimento. Essere circondato da troppe persone lo avrebbe disorientato. «Non è soltanto Enea a ricevere qualcosa da noi. Nel dono c’è sempre una reciprocità che arricchisce entrambi in modo diverso – precisa il gruppo degli “zii” – Il nostro piccolo Enea ci sta trasmettendo la forza della speranza e il coraggio di affrontare la vita con gioia nonostante tutto». È bello vedere come la solidarietà faccia nascere nelle persone il desiderio di contraccambiare il bene ricevuto. Ci sono persone che hanno ricevuto un aiuto in un momento di difficoltà e che, col tempo, sono diventate dei volontari della mensa, felici di restituire, in qualche modo, il bene ricevuto. La mensa di Solagna non è soltanto un luogo dove avere la certezza di consumare un pasto. È anche e soprattutto un’occasione di confronto con altre persone, che spesso fa emergere altri bisogni e altre solitudini, e che consente così di intervenire tramite i servizi parrocchiali. Perché i volontari che vi operano trovano sempre del tempo e un gesto concreto di aiuto per tutti. Il servizio alla carità non si svolge sganciato dalle realtà locali, come i servizi sociali dei Comuni o le associazioni presenti nel territorio, ma collabora costruendo così reti di sostegno più efficaci. «Maturare sviluppando l’attenzione alla carità non è un percorso passivo, è un continuo donarsi. Ci sono situazioni che, come volontari, non si accettano. L’azione del giudicare è sempre pronta a distogliere dal ricordarci che camminiamo accanto a persone in difficoltà ed essere al loro fianco significa dar loro una mano a portare i pesi».

Il bene si compie nei piccoli gesti di ogni giorno

«La vicenda del piccolo Enea è la dimostrazione che, grazie a Dio, la solidarietà, nelle nostre parrocchie, c’è ancora ed è un segno tangibile della sensibilità che si è sviluppata grazie al lavoro della Caritas – osserva il parroco dell’unità pastorale Medio Brenta, don Massimo Valente – Se si desidera mettere in pratica la solidarietà, non è necessario cercare i bisogni delle persone lontano da noi, poiché il bene non si trova solo nei grandi progetti, ma anche, e innanzitutto, nei piccoli gesti della quotidianità, che possiamo compiere proprio guardando fuori dalla nostra porta». La solidarietà «nasce accogliendo le necessità dell’altro; poi, il cammino deve proseguire individuando le strade migliori per rispondere a queste necessità. Credo che “gli zii” di Enea stiano percorrendo questo cammino nel migliore dei modi, perché ispirati da un genuino spirito di carità cristiana».

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