Catia Scanferla, 58 anni, di Limena contro la sclerosi: il bersaglio da colpire con la danza

Catia Scanferla 58 anni di Limena fa sport da sempre: ginnastica artistica, atletica leggera, pallavolo e mini volley. Poi arrivano la malattia, la sclerosi multipla, la sedia a rotelle e una prima fase di smarrimento. Sono il tiro a segno e la danza a darle nuovi stimoli e vittorie

Catia Scanferla, 58 anni, di Limena contro la sclerosi: il bersaglio da colpire con la danza

Lo sport e la continua sfida con sé stessi possono diventare una costante nella vita di certe persone. Nonostante entri di prepotenza, a un certo punto della loro stessa vita, la disabilità. È il caso di Catia Scanferla di Limena, 58 anni, in sedia a rotelle da dodici per l’effetto degenerativo della sclerosi multipla. Una donna che, però, fin da piccolina è avvezza alla pratica sportiva, senza mai restare con le mani in mano. E che, al netto di difficoltà oggettive e dolori fisici che affronta sempre con il sorriso, continua a inanellare successi nel tiro a segno. Senza dimenticare i promettenti risultati in una nuova disciplina, la danza in carrozzina. «Da piccola ero la tipica scavezzacollo che non stava mai ferma – spiega Catia Scanferla – Del resto, la mia voglia di “muoversi” andava di pari passo con un forte spirito di sfida con me stessa. Ho fatto ginnastica artistica fino a dieci anni, per poi praticare l’atletica leggera fino alla maggiore età. Dopo le superiori, l’Isef (l’istituto che precedeva le scienze motorie odierne) è stato quasi un approdo naturale, come pure l’insegnamento di discipline in alcune società quali la pallavolo e il minivolley. Esperienze che si interruppero per la rottura di un tendine e per il successivo recupero in un laboratorio di agopuntura per almeno un decennio». Un recupero che si è concretizzato, ma che purtroppo è stato accompagnato nel tempo dalla sclerosi multipla. «Ci convivo da 27 anni. È partita che sentivo sempre meno la parte bassa del corpo. Inizialmente la trattavo con i metodi della psicosomatica che avevo appreso in un laboratorio. Finché, una giornata di 12 anni fa, la situazione esplose in un crescendo di drammaticità: dopo pochi passi, non riuscivo più a reggermi in piedi». Come se non bastasse, si sono aggiunti tre anni fa altri problemi. «Allora mi vaccinai contro il Covid, ma io sono allergica a tantissimi farmaci. Sono arrivati così ulteriori dolori, che non posso lenire con prodotti farmacologici come antidolorifici o affini».   Tante difficoltà oggettive che si fanno sentire da tempo. Anche se per certi versi gli inizi furono la parte più dura: perché fu proprio questo il periodo necessario per imparare ad accettare la nuova condizione fisica, passaggio non affatto scontato. «Non è stato facile, sono dovuta passare anch’io per una fase di smarrimento e depressione. Ma in seguito mi è venuto in aiuto l’interesse per il tiro a segno. Un po’ mi ricordavo i precedenti di mio padre, che faceva parte dei tiratori scelti quando era nell’esercito. Inoltre, ai primi albori del disagio mi piaceva perché sentivo vibrare tutto il corpo quando sparavo, anche la parte bassa».  È iniziata così una piccola epopea, e, grazie alle esercitazioni nel poligono di tiro di via Goito a Padova, la conferma delle proprie capacità e le prime gare nazionali. «Mi allenavo anche quattro volte alla settimana. Non è facile e immediato come qualcuno può credere: occorre concentrazione, capacità di controllare la propria respirazione, stabilità nelle braccia. Ogni gara prevede l’esecuzione di un centinaio di colpi, rispettivamente per un’ora e un quarto e un’ora e mezza di tempo. Ho provato peraltro più specialità, fino alla carabina. Quelle che ho portato avanti più a lungo sono comunque il tiro da 10 e da 50 metri: nel 2023 sono stata in entrambe vicecampionessa italiana». Di recente, si sono aggiunte le soddisfazioni del primo posto nazionale nei 10 metri e del terzo nei 50. Tutto questo è frutto sì di allenamento e forza di volontà. Ma magari anche di un talento ereditario. «Sia io che papà avevamo un’ottima mira: persino a bocce facevamo faville» scherza Catia, senza perdere mai il buon umore. Quindi è arrivata la danza. «Conoscevo da anni una donna di Vigonza, Rossella Cappotto, in sedia a rotelle come me, che la praticava con successo. Ho voluto cimentarmi su questo nuovo “fronte”. E devo dire che mi ha appassionato parecchio, dandomi tanti nuovi stimoli. Il resto lo hanno fatto insegnanti molto bravi e pazienti». Tanto che anche qui stanno arrivando risultati di un certo livello. «Mi esibisco in coppia con Rossella. Nella competizione di Rimini, i campionati italiani che si sono disputati in luglio, ci siamo piazzate prime». Un palmarès di alto livello che non prescinde dalle sfide della vita privata. «Vivo con una pensione di reversibilità. Purtroppo non posso fare altro, i dolori si fanno sentire tutto il giorno. E durante la notte riesco a dormire al massimo due ore. Però cerco sempre qualcosa che mi impegni fisicamente e mi tenga concentrata mentalmente. Oltre allo sport, ci sono il disegno e il ricamo ad occupare gran parte delle mie giornate. Più l’attività di falconeria. Inoltre, ho sempre puntato alla massima autonomia. A partire dagli spostamenti con mezzi miei: ho un’auto attrezzata per disabili, che guido sempre io perché ultimamente mio marito non è al massimo delle condizioni fisiche». Le sue parole d’ordine rimangono dinamismo, positività e buon umore.

Parole d’ordine: dinamismo, positività e buon umore
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Catia Scanferla ha 58 anni e risiede a Limena con il marito. Combatte contro la sclerosi multipla dal 1997, quando sono comparsi i primi sintomi. Dodici anni fa il primo, grave peggioramento, quando si ritrovò costretta sulla sedia a rotelle. Ma non si è mai arresa. Anzi, ha riscoperto diverse abilità nel mondo dello sport nonostante i dolori e le allergie ai farmaci.

Chi è

La pratica sportiva fin da piccola, tra ginnastica artistica e atletica leggera. Gli studi all’Isef dopo le superiori, per poi insegnare pallavolo e minivolley. Finché l’acuirsi della malattia l’ha costretta sulla sedia a rotelle. Allora Catia Scanferla ha scoperto un talento, forse di famiglia, nel tiro a segno al poligono di Padova, nelle specialità da 10 e 50 metri: prendere la mira, concentrarsi, respirare e premere il grilletto sono divenute le azioni che l’hanno fatto rinascere. Hanno fatto seguito medaglie e riconoscimenti di ogni tipo. E, da qualche mese, si è aggiunta un’ulteriore passione foriera di buoni risultati, la danza.

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