Anteprima “Tetris” con Taron Egerton su Apple TV+. In sala “Shazam! Furia degli Dei” e “Stranizza d’amuri”
Può un videogioco aver dato l’ultima spallata al Muro di Berlino? È quanto racconta il thriller a sfondo politico “Tetris” di Jon S. Baird con Taron Egerton, novità di Apple TV+ vista in anteprima. Ancora, è primo al box office “Shazam! Furia degli Dei” di David F. Sandberg, seguito delle avventure del goffo supereroe Shazam della Dc Comics con protagonista Zachary Levi. Al cinema anche l’esordio alla regia di Giuseppe Fiorello, “Stranizza d’amuri”. Il punto Cnvf-Sir
Può un videogioco aver dato l’ultima spallata al Muro di Berlino? È quanto racconta il thriller a sfondo politico “Tetris” di Jon S. Baird con Taron Egerton, novità di Apple TV+ vista in anteprima. È la storia del lancio sul mercato del popolare videogioco con il primo Game Boy Nintendo, un’impresa combattuta come una tesissima partita a scacchi sulla pedana (decadente) della Guerra Fredda. Ancora, è primo al box office “Shazam! Furia degli Dei” di David F. Sandberg, seguito delle avventure del goffo supereroe Shazam della Dc Comics con protagonista Zachary Levi. A dargli filo da torcere un trio di sorelle incendiarie: Helen Mirren, Lucy Liu e Rachel Zegler. È al cinema anche l’esordio alla regia di Giuseppe Fiorello, “Stranizza d’amuri”, intensa e dolente fotografia della Sicilia degli anni ’80, dove nell’euforia della vittoria dei Mondiali di calcio si consuma il feroce omicidio di due giovani.
Il punto Cnvf-Sir
“Tetris” (Apple TV+, dal 31 marzo)
Chi poteva immaginare che dietro quei mattoncini colorati, rotanti, si fosse consumato un capitolo della Guerra Fredda? Parliamo del videogioco Tetris nell’Unione Sovietica e la sua commercializzazione in Occidente in una serrata battaglia per i diritti di sfruttamento tra computer, arcade e console. È quanto ci racconta il film “Tetris” targato Apple TV+, diretto dal regista scozzese Jon S. Baird (“Stanlio & Ollio”, 2018) e scritto da Noah Pink (sua la serie “Genius”, 2017-21), con protagonista un sempre più bravo Taron Egerton (“Rocketman”, 2019; “Black Bird”, 2022).
La storia. Urss 1984, presso il Centro di calcolo dell’Accademia delle scienze l’informatico Aleksej Pažitnov (Nikita Efremov) mette a punto un gioco per computer ispirato ai pentamini. Nasce così Tetris e in breve tempo impazza tra i colleghi. Anni dopo, nel 1988, lo sviluppatore statunitense Henk Rogers (Taron Egerton) scopre il gioco e prova ad acquisirne i diritti per il lancio internazionale. Contatta così la Nintendo, che gli rivela il prototipo del Game Boy, rivoluzionaria console portatile. Parte la caccia alla firma per la cessione dei diritti che condurrà Henk fino in Urss. A complicare la situazione, però, un intricato gioco di potere tra dirigenti di partito ed esponenti del Kgb, senza dimenticare le spregiudicate manovre del competitor Mirrorsoft del magnate britannico Robert Maxwell (Roger Allam).
Colpisce e intriga il dramma avventuroso a sfondo politico “Tetris”. Si tratta di una felice e acuta commistione di generi e stili narrativi:
da un lato troviamo il racconto storico, il thriller politico quasi a sfondo spionistico, dove primeggia la polarizzazione tra blocco sovietico e Usa; dall’altro, l’omaggio colorato e brillante al mondo culturale degli anni ’80, che il regista Baird ci consegna grazie a riuscite atmosfere musicali e videoludiche. Geniali, nello specifico, alcuni raccordi narrativi “graficati” come scenari da videogioco: dalla casa di Henk alla concitata corsa in macchina verso l’aeroporto di Mosca.
Il film “Tetris” è dunque un’istantanea storico-politica ma anche una gustosa suggestione del mai dimenticato mood d’evasione anni ’80, quell’atmosfera da sogno a colpi di elettronica e pop.Taron Egerton – qui anche in veste di produttore – convince per la caratterizzazione di Henk Rogers, nell’impersonare il sogno imprenditoriale americano. Al di là di qualche soluzione narrativa segnata da semplificazione o ingenuità, il film “Tetris” funziona, marciando spedito con un buon copione e un abile svolgimento. Una bella proposta di casa di Apple TV+. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
“Shazam! Furia degli Dei” (Cinema, dal 16 marzo)
Nel 2019 la commedia-action “Shazam!” diretta dallo svedese David F. Sandberg e targata New Line Cinema (Warner Bros. Discovery) ha fatto il pieno di consensi, aprendosi la strada a un sequel. A dirigerlo è stato confermato Sandberg come pure il suo protagonista, l’attore Zachary Levi: è “Shazam! Furia degli Dei” (“Shazam! Fury of the Gods”), che vede il ritorno del supereroe “improvvisato” appartenente al mondo Dc Comics.
La storia. Filadelfia oggi, il quasi maggiorenne Billy Batson – cui basta pronunciare una parola magica per trasformarsi nel supereroe Shazam – ha condiviso i suoi poteri con i suoi cinque fratelli adottivi Freddy, Mary, Eugene, Pedro e Darla e vivono tutti sotto il tetto dei coniugi Victor e Rosa Vasquez. Agli adolescenti basta dire “Shazam” per trasformarsi in supereroi. Il loro mondo, di mattina a scuola e nel resto del tempo a salvare il prossimo, viene sconvolto dall’arrivo delle Figlie di Atlante, Hespera, Kalypso e Anthea, tre antiche divinità in cerca della Mela d’oro, indispensabile per ripristinare il loro mondo perduto…
Giocato tra registro comico e action fantastico – a firmare la sceneggiatura c’è Chris Morgan, autore di diversi capitoli di “Fast and Furious” –,
“Shazam! Furia degli Dei” è pensato come racconto di evasione ironico-brillante per un pubblico giovane, ma non solo.
L’andamento è scorrevole, serrato, puntellato da note comiche che ne caratterizzano il profilo, un binario su cui si muovono agilmente anche i supereroi di casa Marvel. Oltre alla performance chiave di Zachary Levi, vero frontman del film, a imprimere compattezza a una storia un po’ stiracchiata è il cast all star: dal citato trio Mirren, Liu e Zegler a Jack Dylan Grazer, Adam Brody e Djimon Hounsou. “Shazam! Furia degli Dei” è un racconto fantastico, il cui punto di forza è il giusto dosaggio tra commedia e azione; una proposta godibile, votata all’evasione senza troppo pensiero. Consigliabile, semplice.
“Stranizza d’amuri” (Cinema, dal 23 marzo)
Tra cinema e televisione, Giuseppe Fiorello ha costruito una solida carriera come attore dal 1998, apprezzato per ritratti di figure memorabili come Salvo D’Acquisto, Joe Petrosino, Giuseppe Moscati e Domenico Modugno. Da anni il popolare interprete aveva a cuore una storia per il suo esordio alla regia:nasce così “Stranizza d’amuri”, dramma familiare ispirato a un terribile fatto di cronaca avvenuto a Giarre nel 1980.
Il racconto dell’assassinio di due giovani adolescenti, Antonio e Giorgio, avvenimento archiviato come omicidio-suicidio, una morte in verità riconducibile all’omofobia. Il film “Stranizza d’amuri” è nei cinema con Bim, prodotto da Iblafilm con Rai Cinema. Protagonisti i giovani Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto, insieme a Fabrizia Sacchi, Simona Malato ed Enrico Roccaforte.
La storia. Provincia di Catania, estate 1982. Durante le partite dei Mondiali di calcio, con l’Italia in volata verso la coppa, Nino e Gianni sono due sedicenni che si conoscono per caso per un incidente in motorino. Diventano amici, passano le giornate insieme, tra la spiaggia e lavori saltuari, e il loro sentimento cresce e si sfuma in qualcosa di più grande. In tutto questo, Gianni da tempo è bersaglio di bullismo e anche in famiglia le cose non vanno meglio. Quando le maldicenze sui due crescono, si attiva una vertigine di violenze senza ritorno…
Giuseppe Fiorello ha motivato il suo desiderio di girare questo film perché non riusciva a dimenticare quel terribile fatto di cronaca: “Questo film – ha raccontato – nasce leggendo un articolo di giornale 12 anni fa, in occasione dei trent’anni del delitto di Giarre. Ho avvertito quasi un senso di colpa nel sentire questa notizia. Mi sono sentito ‘corresponsabile’ come siciliano”. Fiorello ha messo in campo una regia e una sceneggiatura – è autore del copione con Andrea Cedrola e Carlo Salsa – marcate da consapevolezza ed eleganza.Il suo stile visivo è pulito, luminoso, teso a valorizzare al meglio lo sfondo paesaggistico e culturale siciliano, la sua Sicilia, quella che fa parte dell’album di infanzia.Un paesaggio suggestivo e malinconico che genera un cortocircuito con la durezza e la tragicità della storia. È il racconto di due giovani chiamati a decifrare sentimenti inediti e domande su di sé, sulla propria identità sessuale, in contrasto con un mondo familiare-sociale incapace di accettare.La fragilità dei due ragazzi si frantuma contro la durezza dei genitori, spaventati dalla diversità e dalle dicerie.
Non c’è comprensione e la paura attiva risposte di intimidazione e di violenza. E nella cornice euforica dei Mondiali, di una vittoria mai dimenticata, va in scena un orrore silenzioso. Inaccettabile.
Con un diffuso omaggio alla cornice culturale del tempo, a cominciare dalle musiche di Franco Battiato – “Stranizza d’amuri” è il titolo di un brano del cantautore, dal disco “L’era del cinghiale bianco” del 1979 –, il film di Giuseppe Fiorello
è un’opera pensata anzitutto per non dimenticare,
per ricordare quei due giovani, Tony e Giorgio, e al contempo un invito, nel nostro presente, a favorire una cultura dell’ascolto e del dialogo, in famiglia e società. Un racconto gestito con prudenza e rispetto, segnato da una regia raffinata. Complesso, problematico, per dibattiti.