Al via il 72° Festival di Cannes tra memoria del cinema, grandi autori e mercato. In concorso Loach, i fratelli Dardenne e Bellocchio
Un appuntamento, quello di Cannes, tra i più significativi dell’anno, dove trova armoniosa coniugazione arte, cultura e mercato. Sì, Cannes è tutto questo: uno dei festival più antichi e prestigiosi – primo rimane quello di Venezia alla 76a edizione –, dove i grandi autori come Loach, Malick e Tarantino presentano le proprie opere e dove il mercato dell’audiovisivo è tra più influenti a livello mondiale
Un cielo infiammato tra l’arancione e il rosso fa da sfondo al manifesto ufficiale del 72° Festival di Cannes, un orizzonte dove svetta minuta e coraggiosa una cineasta poco più che ventenne, Agnès Varda, alle prese con la regia del suo primo lungometraggio “La Pointe Courte” (1955). Una pioniera del cinema francese che ci ha da poco lasciato all’età di 90 anni. E il Festival di Cannes – in programma da martedì 14 a sabato 25 maggio – le rende omaggio; sarà assegnata anche una Palma d’oro d’onore ad Alain Delon, icona del cinema francese. Un appuntamento, quello di Cannes, tra i più significativi dell’anno, dove trova armoniosa coniugazione arte, cultura e mercato. Sì, Cannes è tutto questo: uno dei festival più antichi e prestigiosi – primo rimane quello di Venezia alla 76a edizione –, dove i grandi autori come Loach, Malick e Tarantino presentano le proprie opere e dove il mercato dell’audiovisivo è tra più influenti a livello mondiale.
Il concorso ufficiale aperto da Jarmusch. “The Dead Don’t Die” è film scelto per aprire la sezione principale di Cannes 72. Firmato dal regista statunitense Jim Jarmusch, il film è uno zombie movie giocato come una commedia grottesca. Protagonisti sono Bill Murray e Adam Driver. Apertura originale e di certo dallo stile ricercato, perché Jarmusch non è un autore banale. È molto atteso sulla Croisette anche il ritorno del britannico Ken Loach, vincitore per due volte della Palma d’oro con “Il vento che accarezza l’erba” (2006) e “Io, Daniel Blake” (2016). Dopo il suo ultimo trionfo sembrava vicino al ritiro il veterano Loach, superati gli ottant’anni, ma alla fine le storie sociali di umanità sola e disgraziata lo appassionano sempre e così arriva in competizione con “Sorry We Missed You”. Fortemente ancorati a temi sociali, tra periferie urbane ed esistenziali degradate, sono i fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, già trionfatori sulla Croisette con “Rosetta” (1999) e “L’enfant” (2005); al festival ora portano “Le jeune Ahmed” che affonda lo sguardo su estremismi e terrorismo nel cuore dell’Europa.
Grande ritorno poi per Quentin Tarantino con “Once Upon a Time in… Hollywood” che propone l’inedita coppia Leonardo DiCaprio e Brad Pitt. Sono inoltre di casa a Cannes lo statunitense Terrence Malick, il filosofo del cinema già vincitore della Palma d’oro con “The Tree of Life” (2011), che svela “A Hidden Life”, e lo spagnolo Pedro Almodóvar, che consegna al pubblico un film personalissimo, “Dolor y gloria”, con la coppia consolidata Antonio Banderas e Penélope Cruz. Sono infine in concorso: Xavier Dolan, Jessica Hausner, Abdellatif Kechiche, Elia Suleiman, Ladj Ly, Céline Sciamma, Arnaud Desplechin, Justine Triet, Mati Diop, Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles, Ira Sachs, Bong Joon-ho, Corneliu Porumboiu e Diao Yinan.
L’Italia in prima fila con Bellocchio e Rohrwacher. Tra i 21 titoli in gara c’è anche l’Italia con Marco Bellocchio e il suo film “Il traditore”, che presenta il suo originale sguardo sulla figura controversa di Tommaso Buscetta, esponente della mafia siciliana divenuto poi collaboratore di giustizia. A dare volto a Buscetta in maniera incisiva è Pierfrancesco Favino, che può seriamente aspirare a un riconoscimento come miglior attore. Altri segnali dall’Italia vengono dalla sezione Un Certain regard dove figura Lorenzo Mattotti con “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”. C’è poi la regista Alice Rohrwacher, premiata più volte a Cannes (“Le meraviglie” e “Lazzaro felice”), che è stata chiamata nella giuria principale presieduta dal regista messicano Alejandro González Iñárritu. Gli altri membri sono: Paweł Pawlikowski (Polonia), Yorgos Lanthimos (Grecia), Enki Bilal (Francia), Robin Campillo (Francia), Elle Fanning (Usa), Maimouna N’Diaye (Burkina Faso) e Kelly Reichardt (Usa). Infine, da non dimenticare gli omaggi al cinema restaurato, Cannes Classics, dove il nostro Paese è ricordato con “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica e “Pasqualino settebellezze” di Lina Wertmüller, quest’ultima presente sulla Croisette.
Il punto Sir-Cnvf. “La selezione di Cannes è sempre di forte richiamo – dichiara Massimo Giraldi, presidente della Commissione film Cei – attenta a unire tradizione e nuovi sguardi. Possiamo così veder contendersi la Palma d’oro giovani graffianti come Dolan e autori maiuscoli quali Loach, i Dardenne o Malik. Proposte in generale forti, problematiche e sperimentali per quanto riguarda il linguaggio, ma di certo non troppo sul fronte della produzione e del mercato. In questo si conferma più lungimirante la Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, che ha permesso già dal 2018 l’ingresso in concorso di opere targate Netflix o Amazon, fotografando di fatto l’evoluzione del cinema oggi”. Conclude Giraldi: “Bene la scelta di Bellocchio, un autore solido e con una grande e lunga storia alle spalle; lascia semmai perplessi la mancanza di altri esponenti del nostro cinema nella sezione principale. Cannes lascerà comunque il segno anche con questa 72a edizione, con i suoi film e premi; e accanto ai riconoscimenti ufficiali è da ricordare come di consueto quello della giuria ecumenica, frutto del lavoro dei delegati cattolici Signis e protestanti Interfilm”.
Sergio Perugini