Roma. E se per il campo rom di Castel Romano si seguisse il modello (leghista) di Ferrara?

La proposta arriva dall’Associazione 21 luglio. Lo sgombero dell’area F, inizialmente previsto per il 10 settembre, per ora slitta. Stasolla: “Si può ragionare coinvolgendo le famiglie. Nella città estense usata una quota di edilizia residenziale pubblica per trasferire le persone in condizione di fragilità. Perché non si può fare anche a Roma?”

Roma. E se per il campo rom di Castel Romano si seguisse il modello (leghista) di Ferrara?

Scongiurato per ora lo sgombero dell’area F del campo rom di Castel Romano, inizialmente annunciato per il prossimo 10 settembre. L’intenzione del Comune di Roma è quella di procedere per tappe: partendo dall’area est, i cui trasferimenti dovrebbero avvenire entro fine mese. Per poi arrivare allo smantellamento definitivo del campo entro giugno 2022. La notizia del rinvio dello sgombero è stata accolta con favore dall’Associazione 21 luglio, secondo il presidente Carlo Stasolla questo consente di “ragionare sul coinvolgimento delle comunità, un coinvolgimento che finora non c’è stato”. Non solo, ma l’associazione, d’accordo con le famiglie che vivono a Castel Romano avanza anche una proposta operativa. Un piano per lo smantellamento graduale del campo mutuato sul modello di quanto fatto dalla giunta leghista di Ferrara. Nell'autunno scorso, infatti, nel campo di via della Bonifiche, sono arrivate sì le ruspe, con tanto di azione simbolica del vicesindaco Nicola Lodi, ma solo quando tutte le famiglie erano già state ricollocate. 

“La giunta guidata dal leghista Alan Fabbri ha fatto ricorso a una normativa regionale: un regolamento permette alle amministrazioni locali, nei casi di estrema fragilità, di disporre di una quota delle abitazioni di edilizia residenziale pubblica (Erp, ndr) - spiega Stasolla -. A Ferrara la quota è del 3%, a Roma del 15%”. Nella cittadina estense tre famiglie rom, in forza di questo regolamento sono entrate in una casa popolare. Ora l’associazione chiede che si procede con la stessa modalità anche nella Capitale. 

“La proposta che avanziamo è già contenuta nella memoria di giunta scritta da Virgnia Raggi il 9 luglio 2020: parlando dell’area F di Castel Romano tra le varie misure si parla anche della riserva Erp degli alloggi, riserva che ogni comune ha a disposizione per i nuclei più fragili. I primi a sperimentare questo modello sono stati i rom di Ferrara, dove c’è una giunta leghista. Sono stati messi in una casa popolare non in forza di una corsia preferenziale creata ad hoc ma di un regolamento che già esiste”. L’Associazione 21 luglio ricorda, inoltre, che nel campo ci sono 550 persone, 96 solo nell’area F. L’80% delle famiglie ha già fatto domanda di casa popolare: “la nostra proposta permette di sistemare le famiglie e creare ulteriore fragilità. Inoltre scongiurerebbe anche critiche di tipo politico dal momento che è una misura già utilizzata dalla Lega”. Lunedì’ 12 le famiglie del campo rom saranno in Campidoglio per consegnare alla sindaca una lettera e una proposta di collaborazione. “Il Comune di Roma ha già impegnato 3,3 milioni di euro per quel campo - conclude Stasolla - ci auguriamo che non voglia sottrarre all’azione di inclusione cento persone, con uno sgombero o un trasferimento non concordato”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)